Il sostegno al cinema italiano passa anche attraverso le coproduzioni e la distribuzione all’estero. È quanto è stato ribadito nel corso dell’Industry Day, incontro organizzato nell’ambito della settima edizione dell’Icff, Italian Contemporary Film Festival, tra i più importanti festival del cinema italiano all’estero. Iniziato nella città di Toronto, è infatti giunto a coprire circa 5200 chilometri, proiettando film italiani a Vancouver, Quebec City, Vaughan, Hamilton, Niagara, Ottawa (la capitale canadese) e Montreal.
Quest’anno il festival (4 – 22 giugno), oltre a ospitare attori come Antonio Albanese, Claudio Bisio, Giuseppe Battiston e il giovane Fabio Rovazzi, ha presentato un numero record di co-produzioni tra Italia e Canada.

«Una delle nostre missioni principali – ha sottolineato Cristiano de Florentiis, co-fondatore e direttore artistico dell’Icff – è quella di far conoscere sempre meglio Italia e Canada dal punto di vista della cinematografia in particolare di quella contemporanea. Per questo, la settima edizione del festival ha offerto al pubblico ben sette tra co-produzioni italo-canadesi e film che hanno utilizzato location e professionalità di entrambi i paesi».
Tra le coproduzioni in programma, Tulipani, Love, Honour and a Bycicle di Mike Van Diem; il documentario Living in a Global Village di Marcello Ferrara; Noelle’s Journey di Peter Gentile, finanziato dal Canada ma girato in collaborazione con l’Italia; La musica del silenzio di Michael Radford, produzione italiana con Antonio Banderas, presentato in proiezione speciale come omaggio a Andrea Bocelli; Road to the Lemon Grove, commedia diretta da Dale Hildebrand, con un italo-canadese (Charlie Chiarelli) che intraprende un sorprendente viaggio in Sicilia; il corto australiano Azzurro di Jeneffa Soldatic, girato in Italia con cast canadese; Compulsion di Craig Goodwill, finanziato dal Canada e realizzato a Torino.

Moira Romano, presidente ETV Film Inc., ha spiegato che Compassion doveva essere una coproduzione, ma alla fine l’Italia non è riuscita a partecipare all’operazione. «La genesi del film risale al 2013, quando abbiamo deciso di girarlo a Torino, città storica e bellissima. Nel 2015 abbiamo stipulato un accordo con una casa di produzione italiana, ma il produttore ha dovuto abbandonare il progetto a causa di seri problemi finanziari. Abbiamo dovuto cercare finanziamenti altrove e li abbiamo trovati in Canada. La cosa incredibile è che a Torino siamo riusciti a produrre l’intero film con un budget di 600mila dollari americani. Per questo non possiamo tecnicamente definirla una coproduzione, in quanto ci vogliono almeno tre milioni di dollari perché si possa considerare tale. Ma siamo molto contenti di avere avuto location bellissime, tra Torino e il Quebec, con gli effetti speciali realizzati da un team di Toronto».

Uno dei maggiori successi storici tra le coproduzioni Italia/Canada, come ha ricordato il produttore Mark Musselman presente all’incontro del’Icff, rimane La versione di Barney (2010) dall’omonimo romanzo dello scrittore canadese Mordecai Richler. «Nel romanzo – ha spiegato Musselman – la parte europea si svolge a Parigi e lì intendevamo girarlo, ma poi lo abbiamo ambientato a Roma perché Mordecai, e il suo personaggio Barney, avevano già una vita lì. C’era un apprezzamento che non abbiamo trovato in nessun altro posto al mondo».

Infine, è stata presentata l’iniziativa «Fare Cinema», promossa dal Ministero degli Affari Esteri e dalla Cooperazione Internazionale (MAECI) e lanciata in tutto il mondo per promuovere le coproduzioni, come ha spiegato Alessandro Ruggera, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Toronto. «’Fare cinema’ – ha aggiunto Giuseppe Pastorelli, console generale d’Italia a Toronto – intende promuovere un cinema fatto di mestieri e l’Italia è uno dei Paesi più importanti da questo punto di vista».
Il festival si è chiuso con un omaggio ai creatori canadesi di origine italiana del vincitore dell’Oscar 2018 The Shape of Water: Miles Dale, produttore; Nick Iannelli, Sr. VP Deluxe; Luca Nemolato, giovane italiano che da sette anni si è trasferito in California per fare un lavoro, «che in Italia non esiste», color pattern concept art; Roberto Campanella, coreografo; e Dennis Berardi, autore degli effetti visuali.