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Italia di rugby, impresa impossibile

Italia di rugby, impresa impossibile

Sport Le sorti del Sei Nazioni si decidono a Parigi, dove sabato si gioca Francia Irlanda. Gli azzurri attendono a Roma l'Inghilterra in una sfida difficilissima

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 14 marzo 2014

Le sorti del Sei Nazioni 2014 si decidono a Parigi, alle sei di sabato pomeriggio, quando si giocherà Francia-Irlanda. A quell’ora si sarà già disputata Italia-Inghilterra (13.30) e sapremo se il quindici della rosa sarà (come è molto probabile) ancora in corsa per la vittoria finale. La classifica vede insieme al comando Irlanda, Inghilterra e Francia, ma gli irlandesi hanno lo score migliore (+81), poi vengono gli inglesi (+32) e infine i francesi (+3).

Sono dunque i coqs ad avere in mano i destini del torneo. La Francia ha giocato quasi sempre male, vincendo due match per il rotto della cuffia (con Scozia e Inghilterra) e lasciando per lo più a desiderare. Il suo campionato è il più ricco del mondo eppure non è mai riuscita a mettere in campo una squadra in grado di ben figurare. Una delusione. La stampa d’oltralpe, ben più severa di quella italiana, ha definito “esangue” la sua nazionale: “Pas de caractère, jamais de qualité (niente carattere, nessuna qualità)”, ha bofonchiato qualcuno. Però stavolta gli esangui giocano in casa e la tentazione è irresistibile. In teoria la Francia potrebbe ancora vincere il torneo, qualora l’Inghilterra fosse battuta all’Olimpico e l’Irlanda cadesse allo Stade de France, ma è un’ipotesi talmente remota che nessuno ha voglia di prenderla seriamente in considerazione. E allora si gioca per riscattare un triste torneo e sgambettare i ramarroni verdi.

Il match si annuncia furioso e avvincente. Il celebre fighting spirit irlandese quest’anno ha brillato. O’Driscoll e compagni giocano come assatanati: ti addentano e non mollano più la presa. Attacchi multifase che asfissiano, avanzamento continuo. Se ne è ben accorta l’Italia una settimana fa: un tempo passato a difendere, un altro a prendere mete. Che cosa possa inventarsi Philippe Saint-André per venire a capo di quelle furie non si sa, ma il rugby, sebbene rispetti sempre i valori tecnici in campo, sa anche regalare sorprese. Di sicuro ci si attrezza per un match molto fisico: rientrano Luis Picamoles, punito per un giallo più applauso all’arbitro contro i gallesi, e Dimitri Szarzewski, entrambi uomini da battaglia, mentre all’apertura gioca il più navigato Remi Talés (il giovane Plisson, lacunoso in fase difensiva, non va neppure in panchina). Attenzione alla coppia di centri, il bulldozer Basthareaud e il talentuoso Fickou. L’Irlanda recupera Peter O’Mahony e schiera la formazione-tipo, con Brian O’Driscoll all’ultima recita sulla scena internazionale.

Ma veniamo agli azzurri. La prospettiva più realistica è di depositare nella bacheca virtuale l’ennesimo cucchiaio di legno. Per quanto bene possano andare le cose, è da escludersi qualunque ipotesi che veda gli inglesi deconcentrati o addormentati dal sole di Roma. Devono vincere e devono segnare una valanga di punti (più di 50 di scarto nel caso che l’Irlanda vinca di strettissima misura) per sperare nel successo finale. La cosa non è affatto semplice ma un pallottoliere in tribuna potrebbe far comodo a Stuart Lancaster, il coach che sta fabbricando mattone dopo mattone la squadra che il prossimo anno disputerà in casa la coppa del mondo. La grande opera è già a buon punto, tra prepensionamenti di illustri giocatori un po’ appannati e l’immissione di una pattuglia di giovani talenti che hanno fatto vedere meraviglie. Gli ultimi arrivati sono le ali Jack Nowell (21 anni) e Johnny May (24), cui si aggiungono il centro Luther Burrell (26), l’apertura Owen Farrell (22) e il seconda linea Courtney Lawes (25). Hanno portato estro e imprevedibilità in una squadra inglese spesso un po’ troppo monodimensionale e i risultati non si sono fatti attendere. C’è ancora il vecchio gioco  pick and go, un paio di passaggi e poi impatto  ma quando gli spazi si aprono i trequarti ti inventano sempre qualcosa. La mischia è quella che conosciamo, solida e affidabile, e Danny Care sta disputando la sua migliore stagione di sempre nel ruolo di mediano di mischia.

Insomma, è un’Inghilterra molto forte che scende a Roma per raccogliere un ricco bottino. Dall’altra parte c’è una squadra azzurra tramortita prima dallo “scippo” scozzese (sorpasso all’ultimo minuto) e poi dalla batosta di Dublino. Jacques Bunel ha puntato il dito su conquista e possesso palla, le due fasi in cui gli azzurri sono maggiormente mancati: “Con l’Irlanda abbiamo fatto una partita incredibile in difesa, con statistiche senza precedenti (208 placcaggi effettuati, ndr), oggi il nostro problema è ritrovare equilibrio nella conquista”. Tradotto: dobbiamo rubare palloni e poi saperli giocare senza buttare tutto alle ortiche. Con l’Inghilterra la musica non sarà poi molto diversa che con l’Irlanda: pressione e ritmi altissimi che non sempre gli azzurri riescono a reggere. Si vedrà. Non c’è Castrogiovanni, infortunato, e al suo posto gioca Cittadini, con Aguero pilone sinistra (al posto di De Marchi). Torna Sergio Parisse in terza centro e viene confermata la coppia mediana Orquera-Tebaldi. Giocano: McLean; Esposito, Campagnaro, Garcia, Sarto; Orquera, Tebaldi; Parisse, Barbieri, Furno; Bortolami, Geldenhuis; Cittadini, Ghiraldini, Aguero. Alle 15.45 a Cardiff la sfida tra Galles e Scozia.

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