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Italia, addio quarti. Debacle con il Sudafrica: 3-49

Italia, addio quarti. Debacle con il Sudafrica: 3-49Lovotti espulso durante il match con il Sudafrica

Rugby Al Shizuoka Stadium azzurri in 14 per un intero tempo dopo l’espulsione di Lovotti. Sabato prossimo l’ultima sfida con gli All Blacks.

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 5 ottobre 2019

Conor O’Shea, coach eccellente oltre che persona dotata di buon senso, aveva chiesto ai suoi di giocare “la partita della vita, come se fosse l’ultima”. La sfida con il Sudafrica era un dentro o fuori senza possibilità di appello. Per questo O’Shea aveva invitato gli azzurri a non pensare al match di sabato prossimo con gli All Blacks. Oggi, e non tra una settimana, si giocavano le chances di passare il turno. Questa, con gli Springboks, era la partita su cui scommettere tutto.

La posta in palio era ricca, non le carte in mano all’Italia. In termini di qualità, tecnica, potenza fisica, lo scarto tra le due contendenti era più che evidente, certificato dalle reciproche posizioni nel ranking mondiale. Al Sudafrica può capitare di perdere malamente contro gli sfavoriti di turno, ma è difficile che questo possa capitare per due mondiali di fila e l’evento si era già verificato nel 2015 contro il Giappone. All’Italia può accadere di incrociare uno dei peggiori Sudafrica della storia e di vincere la sfida, ma anche questo era già accaduto 3 anni fa in un test match a Firenze e soprattutto il Sudafrica 2019, fresco vincitore del Rugby Championship dell’emisfero Sud, non è certo il peggiore della storia.

Insomma, la “partita della vita” era una scommessa difficile, quasi impossibile. Nondimeno O’Shea l’aveva pianificata a dovere, immaginando una battaglia fisica sovrumana, uno scontro muscolare dal quale l’Italia non poteva permettersi di uscire perdente. Dunque la panchina azzurra aveva rinunciato a un trequarti pur di garantirsi i ricambi e le forze necessarie a sostenere la brutalità del confronto. Il piano di gioco degli Springboks è quanto di più simile a una carica di bisonti e ad esso non c’era modo di sottrarsi. Le ali Giulio Bisegni e Mattia Bellini si accomodavano perciò in tribuna per fare posto ad Alessandro Zanni, impiegabile tanto in seconda quanto in terza linea.

Per essere davvero vincente la “partita della vita” andava giocata componendo un equilibrio perfetto tra concentrazione, disciplina, sacrificio e sagacia. Con la speranza che gli avversari sbagliassero molto e che la fortuna giungesse in aiuto. Troppe condizioni e tutte insieme. La buona sorte ha voltato le spalle agli azzurri, le prime cariche dei bisonti sudafricani hanno lasciato il segno, un eccesso di furia agonistica nei nostri avanti si è ritorto contro la squadra, rimasta in quattordici per un intero tempo.

Partita segnata

“Se qualcosa può andar male, lo farà”. Mai la legge di Murphy e il suo più celebre enunciato hanno trovato più fedele applicazione.

Sono stati sufficienti due minuti di gioco per mettere fuori uso Simone Ferrari, uscito malconcio da una mischia. Al posto del pilone destro è entrato Marco Riccioni, il cui ingresso doveva avvenire nel secondo tempo. Altri tre minuti e il Sudafrica andava a meta con il temutissimo Cheslin Kolbe, ala di un metro e settanta per 74 chili dotato di uno scatto esplosivo che lasciava sul posto Campagnaro e Minozzi. Handre Pollard trasformava ed era 0-7, ma un fallo del pack sudafricano consentiva a Tommaso Allan di accorciare (3-7). Era l’8’ e il penalty del mediano di apertura sarebbe stata l’unica volta in cui gli azzurri avrebbero mosso il loro punteggio. Al 12’ una punizione di Pollard consentiva ai bokke di allungare sul 3-10.

Al 14’ si faceva male anche Riccioni, toccato duro al costato e costretto a uscire. Al suo posto entrava Nicola Quaglio, un pilone sinistro, e da quel momento in poi le mischie ordinate sarebbero state “no contest”, ovvero senza spinta e senza contendere il pallone, una chance che gli azzurri non erano tuttavia capaci di sfruttare a proprio vantaggio. Il Sudafrica giocava una partita tutto sommato ordinaria, commetteva errori persino banali, ma nella gestione delle maul era semplicemente micidiale e a ogni rimessa in gioco metteva in crisi il pack azzurro. La spinta di Ezebeth, Du Toit, De Jager e Vermeulen, i giganti della seconda e terza linea, era difficile da arginare per Parisse e compagni. Giungeva così la seconda meta sudafricana, con una maul travolgente finalizzata da Mbonambi al 26’.

Gli Springboks dominavano fisicamente ma non affondavano i colpi. Di più, commettevano molti falli. L’Italia cercava di mantenersi a galla e riusciva persino a rendersi pericolosa con due rimesse a ridosso dei cinque metri ma non riusciva a concretizzare. Polledri e Steyn duellavano alla pari con i loro avversari; Parisse e Minozzi facevano buona guardia sui palloni spioventi. Si andava al riposo sul punteggio di 17-3 con qualche prospettiva in più.

Cartellino rosso

Si riprendeva e l’Italia attaccava sospingendo gli Springboks sulla loro linea di meta, costringendoli al fallo. Barnes fischiava la punizione.

Era il 42’. E qui entrava in scena l’imponderabile, l’errore che tutto vanifica e segna per sempre il destino di una partita. A gioco fermo, nel groviglio di maglie verdi e azzurre, Lovotti e Quaglio afferravano Vermeulen, lo rovesciavano e lo schiacciavano a terra a testa in giù. Un raptus agonistico da “partita della vita” esploso in un fallo che il regolamento non solo non ammette ma punisce con la più severa delle sanzioni. L’arbitro Wayne Barnes decideva che il maggior colpevole era Lovotti e gli sventolava in faccia il cartellino rosso: espulso.

L’Italia era sotto di quattordici punti e avrebbe disputato l’intero secondo tempo con un uomo in meno e due piloni destri entrambi infortunati. Lo sguardo di Sergio Parisse, 141 caps, secondo soltanto a Richie McCaw per presenze in nazionale, era quello di chi sa perfettamente che tutto è perduto.

La “partita della vita” finiva qui. Restava solo da mettere mano al pallottoliere per contabilizzare i punti del Sudafrica. Al 52’ seconda meta personale di Kolbe. Al 57’ meta di Lukhanyo Am. Poi toccava a Makasole Mapimpi (67’), Reg Snyman (75’), Malcolm Marx (82’). Finiva 49-3.

I match del weekend

Girone A: domani Giappone-Samoa (diretta streaming alle 09:45).

Girone B: domenica Nuova Zelanda-Namibia (diretta streaming alle 06:45)

Girone C: domani Argentina-Inghilterra (Raisport, 09:45)

domenica Francia-Tonga (diretta streaming 09:45)

Girone D: domani Australia-Uruguay (diretta streaming 07:15)

Le dirette streaming sono visibili sul sito www.rugbyworldcup.com

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