Mentre il decreto interministeriale conferma che Ita sarà completamente privatizzata si scopre che nel frattempo la compagnia guidata da Alfredo Altavilla continua a farsi beffe dei lavoratori ex Alitalia.
Diversamente dallo specchietto per le allodole dei dipendenti azionisti – già fallimentare nel 1996 – il decreto firmato da Mario Draghi, Daniele Franco e Giancarlo Giorgetti mette nero su bianco l’«alienazione della partecipazione del ministero dell’Economia e delle Finanze» prima «mantenendo una quota di minoranza» ma poi «in una fase successiva a dismettere la quota di minoranza».
Nel frattempo però Ita ha annunciato in pompa magna il lancio dal 28 marzo della «navetta» Milano Linate-London city airport, lo scalo degli affari. Una tratta che la ripartenza dei viaggi business post pandemia rende appetibile, specie se fatta con aerei piccoli. Ita avrebbe potuto servirla con i Embraer – velivoli piccoli da un centinaio di passeggeri – che nel primo piano industriale di settembre doveva comprare da Alitalia. Invece questi velivoli saranno messi a disposizione da German Airways (niente a che vedere con Lufthansa che presto controllerà l’intera Ita col «prestanome» Msc) anche sulle altre tratte business di Ginevra e Lussemburgo. Un subappalto bello e buono – 100 mila euro mensili per aereo – motivato con l’attesa dell’arrivo dei «primi Airbus A220» comprati da Ita.
Naturalmente oltre agli aerei, German airways mette a disposizione anche il personale. Sugli Embraer di Alitalia Cityliner (la parte dell’ex compagnia di bandiera per i voli più brevi) lavoravano 149 piloti e 186 assistenti di volo. Di questi pochissimi sono stati riassunti in Ita: in pratica circa 300 lavoratori rimangono fuori. «Aerei dismessi e equipaggi in Cigs, la discontinuità draghiana è tutta qui: si taglia in Italia e si regala business ai tedeschi», commenta Antonio Amoroso della Cub.