La privatizzazione di Ita si gioca anche nei tribunali del lavoro. Non è un caso che Lufthansa chieda garanzie e coperture economiche al governo italiano per gli eventuali reintegri di personale Alitalia. Alla faccia dei paladini nostrani del liberismo, i tedeschi sanno far di conto e capiscono di giustizia, per questo chiedono coperture statali.

Le 1.147 cause intentate da lavoratori non riassunti si basano tutte sull’articolo 2112 del codice sul mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento d’azienda. La continuità di Alitalia in Ita è nei fatti: stessi aerei, stessi slot, stesso codice di volo. Per camuffarla l’Unione europea, il governo Draghi e quello Meloni, gli amministratori della vecchia e della nuova compagnia hanno deciso di secretare il contratto di vendita.

Ma il muro si sta sgretolando. Negli ultimi giorni due giudici del Lavoro di Roma (Mormile e Cottatellucci) hanno finalmente accolto le richieste degli avvocati dei lavoratori intimando a Ita «la produzione del contratto di cessione degli asset aviation sottoscritto con i commissari straordinari di Alitalia il 14 ottobre 2021, pochi giorni prima del decollo della nuova compagnia nata dalle ceneri della vecchia compagnia di bandiera.

«Rilevante sulla decisione – spiega l’avvocato Pierluigi Panici che segue 150 lavoratori con il sindacato Assovolo e si è visto riconoscere la richiesta dal giudice Claudio Cottatellucci – è se gli tutti gli asset del settore Aviation, ovvero il ramo di azienda del trasporto passeggeri, siano stati ceduti da Alitalia ad Ita, come peraltro affermano i commissari di Alitalia nella lettera a Sanivolo del 31 agosto in cui comunicano la cessazione della attività di trasporto aereo. Ita nega la circostanza riferendo di aver acquisito non un ramo di azienda ma singoli beni, precisando solo cosa non ha acquistato. Il contratto di cessione può quindi chiarire la questione. Ita si è opposta in tutti i giudizi alla richiesta di produzione avanzata dai difensori dei lavoratori. Niente di destinato a rimanere segreto: si tratta di un normale contratto di cessione di beni da una azienda pubblica ad una altra azienda pubblica, non si comprende perché i lavoratori contribuenti, così come i magistrati per ragioni di giustizia, non possano conoscerne i contenuti», conclude Panici.

Già da un anno il sindacato Cub aveva chiesto inutilmente l’accesso agli atti trovando il diniego del ministero dell’Economia – azionista unico di Ita e di Alitalia – che aveva sostenuto incredibilmente di non averli.