Lavoro

Istat, è sciopero contro l’esternalizzazione

Istat, è sciopero contro l’esternalizzazione

La protesta Oltre il 50% di ricercatori, tecnologi e collaboratori tecnici ha aderito alla protesta contro la creazione di una nuova società "3-I spa" che gestirà l'esternilizzazione dei dati prevista nell'ambito del "Piano nazionale di ripresa e resilienza" "Pnrr"

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 21 giugno 2022

I Lo sciopero nazionale dei lavoratori dell’Istat organizzato ieri dai sindacati contro l’esternalizzazione delle attività informatiche contenuta nel progetto «3-I Spa », per un piano di reclutamento e per la valorizzazione del personale ha coinvolto il 70% del personale, oltre il 50% dei ricercatori, dei tecnologi e dei collaboratori tecnici. Ieri sono stati due i momenti della protesta. Prima i lavoratori si sono dati appuntamento in mattinata a piazza Esquilino a Roma, a pochi passi dalla sede centrale dell’Istituto di nazionale di statistica. Erano in duecento. Nel pomeriggio sono andati a piazza Vidoni. Il ministro vigilante dell’Istat, quello per la pubblica amministrazione Renato Brunetta, ha rifiutato di incontrarli.

«L’Istat deve rimanere autonomo e indipendente con finanziamenti adeguati ai grandi compiti per i quali sarà chiamato a rispondere, compreso il monitoraggio del Pnrr – ha detto il segretario della Flc Cgil Francesco Sinopoli – La funzione informatica come quella della produzione statistica alla quale è strettamente legata, deve rimanere pienamente nel controllo dell’Istituto. Gli attuali vertici, a partire dal presidente Blangiardo, non stanno garantendo l’autonomia dell’ente che oggi è difesa da lavoratrici e lavoratori in sciopero. La politica e i vertici dell’Istituto si prendano un tempo per riflettere sul progetto 3-I, che evidentemente non convince tecnici, ricercatori e dirigenti dell’Istituto».

Il progetto contestato è stato formalizzato nel decreto legg 36 che prevede l’istituzione di una società chiamata «3-I», composta da Inps, Inail e appunto Istat. L’obiettivo ufficiale è quello di rendere «interoperabili le banche dati», incluse quelle dell’Istat, per finalità ancora non chiarite. Il rischio, in questo caso, potrebbe essere quello di confondere i dati amministrativi con quelli statistici, violando gli standard nazionali e internazionali che regolano l’attività dell’Istat. I sindacati sostengono che, così com’è delineato, si intravvede nel progetto la sovrapposizione con una società che già esplica la funzione della digitalizzazione: la Sogei, controllata dal ministero dell’Economia. I lavoratori dell’Istat in mobilitazione segnalano inoltre che i tre enti coinvolti dovrebbero versare 15 milioni di euro per ciascuno, riducendo i propri bilanci. A favore della nascente «3-I» andrebbero fondi per acquistare macchinari, strumenti e anche il personale interno che sarebbe necessario per sviluppare l’innovazione all’interno.

In un incontro del 16 giugno scorso sono emersi nuovi dettagli. La «3-I», sostiene il sindacato Usb, è stata presentata come un «baluardo contro gli attacchi informatici, come quelli avvenuti contro la Regione Lazio o le Ferrovie dello Stato». Si parla di «assumere un migliaio di giovani ingegneri qualificati». Usb ritiene che «il vero problema sia quello della privatizzazione dei sistemi informatici». «L’operazione è finalizzata a generare un volume di affari di 900 milioni tramite la 3-I SpA, la cui governance è privata ed esterna agli istituti coinvolti». «Questo pone serissimi problemi sul controllo reale della sua attività, a partire dall’aggiramento delle norme di reclutamento del lavoro pubblico» «Ciò che si sta facendo è attribuire un valore di mercato ai dati pubblici dei tre enti».

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