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Isole Eolie in emergenza, il pronto soccorso è un calvario

Isole Eolie in emergenza, il pronto soccorso è un calvarioL’ospedale di Lipari

Sanità Strutture e personale al lumicino. E dalla Regione altri tagli in vista

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 6 novembre 2021

L’ultima vittima della malasanità è stato Giovanni Lucchese, elettricista di Lipari che ha perso il controllo del suo scooter in una viuzza di contrada, a terra è rimasto un’ora: l’ambulanza non poteva accedere in quella zona. Sarebbe servito un mezzo più piccolo idoneo a quelle strade di cui le isole sono il regno. Poi, a cinque ore dall’incidente, dopo un controllo all’ospedale liparoto, è stato trasferito in elicottero a Palermo dove è deceduto.

Poteva salvarsi, Giovanni? Gli inquirenti stanno indagando. «Di certo, se fosse stato soccorso celermente – racconta un medico – avrebbe avuto forse sorte diversa». «In ospedale – dicono la figlia Marina e la moglie Franca – è giunto cosciente, pur avendo perso molto sangue». E c’è da dire che al nosocomio di Lipari medici e personale paramedico sono considerati professionisti d’alto livello. Di vite ne hanno salvate parecchie pur con mezzi e strutture inadeguati. D’estate poi, quando l’afflusso di pazienti è decisamente alto, hanno continuato a dare prova della loro competenza. «Abbiamo sentito – dice un politico eoliano – che l’ospedale, per ragioni economiche, lo vogliono ulteriormente ridurre a semplice pronto soccorso. E il presidente della Regione, Nello Musumeci, continua a ripetere che il personale sanitario sarà invece ampliato, viaggiano verso strade opposte. Come al solito il nostro presidio ospedaliero diventa materia di campagna elettorale per la prossima tornata. È così da anni, ormai».

Del resto le avvisaglie ci sono quasi tutte: numero di medici e personale sanitari già ridimensionati; reparti di pronto intervento inesistenti (salvo caso d’urgenza); degenza di soli pochi giorni; chiuso il reparto d’ostetricia; autoambulanze (due) sgangherate e vetuste; idroambulanza sostituita da mezzi delle forze dell’ordine che di volta in volta assicurano interventi per le isole. Ma il problema sanitario si avverte in modo particolare nelle isole più lontane da Lipari. Pazienti trasferiti sulla piazzola d’atterraggio dell’elicottero da vecchie motoape adibite al trasporto di bagagli e merci.

A Panarea una donna di recente ha partorito proprio sul molo dell’isola perché il mare agitato impediva alla Capitaneria di porto di affrontare la traversata. Da anni si chiede che Stromboli venga attrezzata, visto il numero di escursionisti che in ogni periodo si inerpicano sul cratere, di un’idroambulanza che ne assicuri il trasferimento in ospedali idonei in caso di emergenza. Mai nessuna risposta. In certe occasioni il pronto intervento è stato garantito da pescherecci in grado di affrontare il mare grosso mentre gli aliscafi restano in porto. Oltretutto per le Eolie la batosta tremenda arriva proprio da i vertici dell’Unesco.

«A noi – dicono responsabili dell’associazione mondiale – dai quattro comuni eoliani non è mai giunta richiesta di fondi per ampliare l’ospedale di Lipari. Eppure per noi sarebbe stato facile soddisfarla: essendo le Eolie nel nostro elenco con la motivazione di interesse vulcanico mondiale e l’incolumità delle popolazioni di importanza primaria. Creare una struttura sanitaria degna di patrimonio dell’umanità, è imperativo».

Una denuncia, quella dei vertici Unesco, assolutamente inappellabile. Un grido d’allarme che potrebbe significare, addirittura, la cancellazione delle Eolie dall’elenco dei siti patrimonio dell’umanità.

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