Europa

Islanda al voto, tra crisi ambiente e pandemia

Islanda al voto, tra crisi ambiente e pandemiaLa premier Katrín Jakobsdóttir, in basso il quartier generale della Sinistra verde a Reykjavik – Ap

Oggi urne aperte La premier eco progressista, Katrín Jakobsdóttir, ci riprova ma il suo partito è in calo. La Sinistra verde sta pagando la coalizione al governo con i conservatori del partito dell’indipendenza, da sempre espressione delle potenti famiglie che controllano l’economia dell’isola oltre che diretto responsabile del crack finanziario del 2008

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 25 settembre 2021

Gli islandesi sostengono che con i sondaggi non vanno molto d’accordo anzi, che si divertono a contraddirli. Oggi andranno alle urne per le elezioni parlamentari e vedremo se sarà così.

I tre partiti che formano l’attuale coalizione destra-centro-sinistra, Sjálfstæðisflokkurinn (partito dell’indipendenza), Framsóknarflokkurinn (partito del progresso) e Vinstri græn (Sinistra verde) sono dati in calo rispetto a 4 anni fa, ma metà degli intervistati nell’ultima rilevazione di domenica scorsa, vedrebbero positivamente una riedizione dell’inedita alleanza. La stessa giovane premier eco progressista, Katrín Jakobsdóttir, viene indicata dal 41% degli islandesi come la miglior candidata a succedere a se stessa anche se, dalla primavera scorsa, il suo partito è stato in continuo calo. Da dieci giorni il trend sembra essersi invertito ma è ancora lontano il traguardo del 17% raccolto nel 2017.

È PERÒ IMPROBABILE una riedizione di una coalizione tripartitica e gli scenari sono mutevoli. Vg, la sinistra verde, sta pagando la coalizione al governo con i conservatori del partito dell’indipendenza, da sempre espressione delle potenti famiglie che controllano l’economia dell’isola oltre che diretto responsabile del crack finanziario del 2008. Nei primi due dibattiti televisivi organizzati dalla televisione pubblica Rúv (l’ultimo ieri sera) la premier ha volutamente evitato di attaccare gli sfidanti preferendo concentrarsi su quanto fatto dal suo governo a partire dalla gestione della pandemia.

L’Islanda ha progressivamente incrementato, negli ultimi 15 anni, l’economia turistica che è arrivata a garantire oltre il 30% del Pil dell’isola. Lo scorso anno vi è stato un crollo legato alla pandemia che ha portato ingenti aiuti statali, nell’ordine di miliardi di corone, per tutto il settore turistico e la rimodulazione progressiva delle aliquote fiscali con l’introduzione di tre scaglioni insieme all’aumento dei sussidi per le famiglie. Misure che però non sono bastate a compensare l’aumento dei prezzi e del costo della vita. Per questo Vg è attaccata sia dai socialdemocratici (sempre stabili intorno al 13%) che dal nuovo partito Sósíalistaflokkur (socialisti), fondato dal ricco (e discusso) editore Gunnar Smári Egilsson, che ha incentrato tutta la campagna elettorale sull’attacco alla sinistra verde.

I Socialisti sono dati in forte ascesa, ben oltre lo sbarramento del 4%. Anche il “partito pirata” in Islanda mantiene un ragguardevole 8% e sta puntando tutto sulla proposta di una nuova Costituzione incentrata sulla democrazia diretta. I temi della crisi economica sono però al centro del dibattito politico come quelli legati ai cambiamenti climatici nonostante l’Islanda sia il paese al mondo con la quasi totalità di energia prodotto da fonti rinnovabili (80% idroelettrico, 20% geotermico).

LA PANDEMIA ha danneggiato, temporaneamente, in maniera profonda il settore turistico ma il governo è riuscito a gestire con una strategia a “fisarmonica” i contagi. È stato il primo paese europeo a introdurre l’app per il tracciamento e, insieme alla Svezia, a non aver praticamente mai chiuso le scuole. Ha però inasprito e allentato le misure a seconda della curva dei contagi svuotando, già la scorsa primavera, le terapie intensive anche senza una campagna vaccinale a pieno regime (oggi all’87%). Un merito che Vg rivendica grazie al lavoro della loro ministra della salute, Svandís Svavarsdóttir.

LE DESTRE SONO DIVISE e concentrate sui temi legati alle tasse e alle privatizzazioni con il partito dell’Indipendenza in forte calo. È quindi difficile immaginare lo scenario che consegneranno le urne questa sera. Con uno sbarramento al 4% e un voto ponderato per aree geografiche e non per popolazione i 63 seggi all’Alþingi, attribuiti ai singoli partiti, potrebbero riservare sorprese e aprire scenari davvero molteplici.

SECONDO L’ULTIMO STUDIO effettuato dall’università d’Islanda, se i sondaggi fossero confermati, si potrebbero avere addirittura 14 scenari possibili. Vedremo se anche questa volta il voto popolare smentirà i pronostici con la consapevolezza, ben radicata tra i 350 mila abitanti dell’isola, che anche questa volta þetta reddast, tutto si aggiusta.

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