Ishchenko: «A Kiev tutti dentro il consensus patriottico»
Ucraina al voto Intervista a Volodymir Ishchenko, della rivista di sinistra September: «Disuguaglianze, potentati, paramilitari neonazi: pare l’America Latina anni ’70, ma non è il fascismo: qui l’autoritarismo e lo Stato sono fragili. Ed esistono sindacati indipendenti»
Ucraina al voto Intervista a Volodymir Ishchenko, della rivista di sinistra September: «Disuguaglianze, potentati, paramilitari neonazi: pare l’America Latina anni ’70, ma non è il fascismo: qui l’autoritarismo e lo Stato sono fragili. Ed esistono sindacati indipendenti»
Volodymir Ishchenko è professore di sociologia all’università di Kiev e anima la rivista russo-ucraina della sinistra alternativa September. Alla vigilia delle presidenziali gli abbiamo rivolto alcune domande.
Professore, qual è la posizione dei principali candidati in corsa rispetto al conflitto nel Donbass?
I tre candidati principali per la presidenza non sono significative differenze tra di loro sulla questione del Donbass. Poroshenko, Timoshenko e Zelensky sono tutti all’interno del «consensus patriottico» sebbene Poroshenko sia il più militante. I candidati che hanno una posizione diversa sono nati dal vecchio partito delle regioni di Janukovic. Ma nonostante sollevino questioni importanti come la pace nel Donbass, la rivendicazione della sovranità nazionale dall’Occidente e la reindustrializzazione, sono comunque rappresentanti di gruppi oligarchici finanziario-industriali.
Il sistema politico è quindi dominato dalle oligarchie?
La presenza di forti oligarchi in Ucraina è piuttosto specifica. Gli altri paesi del blocco orientale non hanno una forte borghesia locale e sono in gran parte dominati dal capitale occidentale. Non ci sono oligarchi polacchi o ungheresi, sentiamo solo parlare di oligarchi russi e ucraini. Ciò che rende l’Ucraina diversa dalla Russia è che il sistema oligarchico è pluralista. Abbiamo oligarchi multipli e in competizione, mentre in Russia una piramide neopatrimoniale è riuscita a emergere come dominante negli ultimi 15 anni.
Alcuni a sinistra hanno definito l’Ucraina una «junta fascista», che ne pensa?
L’Ucraina ha un’economia deindustrializzata. La maggior parte dell’industria sovietica è crollata dopo il ’91 e ciò che resta non è competitivo sul mercato europeo. L’Ucraina è quindi diventata un fornitore di materie prime a basso valore aggiunto, come il ferro. In questo senso è un capitalismo molto periferico caratterizzato da estrema disuguaglianza e potenti oligarchi, come l’America Latina degli anni ’70 ed è segnata dal ruolo fondamentale di paramilitari di estrema destra come non accade in nessun’altra parte in Europa, Abbiamo anche un governo fortemente filo-americano, ma direi che le somiglianze con il fascismo finiscono qui. Si tratta di un potere autoritario ma fragile mentre il fascismo è invece basato sull’onnipotenza dello Stato. Inoltre in Ucraina esistono sindacati indipendenti, sconosciuti nei regimi fascisti .
Che cosa pensa di Zelensky, il candidato-comico in testa ai sondaggi, che molti considerano simile a Trump e Beppe Grillo?
È attualmente il politico più popolare del paese e potrebbe davvero diventare presidente. Ci sono fondamentalmente tre gruppi di persone che voteranno per lui: i fan del suo show televisivo di satira politica, i delusi della politica oligarchica che voterebbero per qualsiasi nuova faccia e poi coloro che lo voteranno perché è percepito come il meno nazionalista rispetto agli altri candidati. Zelensky è di lingua russa, è originario della città orientale di Kryvyi Rih e ha il sostegno di molti russofoni. La gente odia gli oligarchi, odia i volti che ha visto per decenni. Le rivoluzioni e le elezioni vanno e vengono ma la vita peggiora sempre di più e vuole cambiare. Ciò rende Zelensky però diverso da Trump è il suo tentativo di condurre una campagna su temi unificanti e non divisivi.
Esiste la possibilità che il voto sia inquinato da brogli?
Sì, sulla stampa si discute molto sull’acquisto di voti a favore di Poroshenko e di Tymoshenko. Ma è possibile anche p l’entrata in gioco della violenza dei gruppi di estrema destra come i Nazkorps l’ala politica del battaglione Azov, che ora si oppone a Poroshenko. È persino possibile una escalation delle operazioni militari nel Donbass per impedire, a favore di Poroshenko, che si tenga il ballottaggio. Sono rischi molto reali che l’opinione pubblica occidentale dovrebbe prendere sul serio.
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