Ieri mattina il presidente israeliano Isaac Herzog è stato ricevuto al Quirinale da Sergio Mattarella, per poi andare a colloquio con la presidente Meloni, affiancata dal ministro degli esteri Tajani a palazzo Chigi. La liberazione immediata degli ostaggi e il rispetto dei diritti umanitari a Gaza sono tra i temi discussi. Sia Mattarella che Meloni hanno ribadito la vicinanza dell’Italia a Israele e alla sua lotta contro il «il terrorismo di Hamas». Meloni ha sottolineato l’importanza di giungere al più presto a un cessate il fuoco e alla liberazione degli ostaggi, lavorando nella prospettiva di una soluzione a due stati. Parole che sembrano più di facciata, dato il rapporto economico e politico mai messo in dubbio tra Roma e Tel Aviv e il mancato riconoscimento dello Stato palestinese da parte del nostro parlamento. Il ministro degli Esteri ha poi dichiarato che il governo italiano è pronto a «mandare i nostri soldati sul campo per favorire una transizione di pace» ribadendo anche che «il progetto Food for Gaza – lanciato dalla Farnesina in collaborazione con Pam (Programma alimentare mondiale) per portare aiuti alimentari alla popolazione civile di Gaza- sta continuando».

Nonostante l’annuncio della visita istituzionale di Herzog sia arrivato solo il giorno prima, sotto il colonnato della galleria Alberto Sordi si sono riuniti una quarantina di attivisti del Coordinamento di solidarietà con la Palestina. Senza il sostegno di nessun partito politico o sindacato, ma con la presenza di associazioni dal basso come Assopace Palestina, il presidio, convocato la sera prima, quindi fuori dai tempi minimi di preavviso previsti dal Testo Unico di Pubblica sicurezza, è riuscito a far sentire le voci critiche rispetto alla visita istituzionale di Herzog a Roma. All’arrivo del carosello di macchine che accompagnava il presidente israeliano a Palazzo Chigi, i manifestanti hanno scandito lo slogan «Palestina libera» sventolando le bandiere palestinesi. Il dispiegamento delle forze dell’ordine, quasi un agente per ogni manifestate, era teso anche, e forse soprattutto, a nascondere il presidio, con le cancellate della galleria chiuse e le camionette della polizia parcheggiate davanti. «Anche se siamo pochi è importante essere qui a dire che non siamo d’accordo con quello che fa Israele  con la complicità del nostro governo», ha detto Patrizia, attivista presente al presidio.