Mentre il dibattito sull’antifascismo come fondamento della nostra democrazia prosegue sempre con grosse ambiguità in Italia, grazie a dio escono volumi che scandagliano la realtà dell’oppressione nazifascista. Storie spesso dimenticate che riguardano paesi dove, vuoi per la morte di tanti protagonisti, vuoi per lo spopolamento, la memoria del passato rischia di essere relegata in polverose carte.

NON È IL CASO di L’antifascismo a Lacedonia 1943-1946 di Rocco Pignatiello (Edizioni Delta 3, pp. 240, euro 15), volume che analizza il caso di uno dei paesi del Sud (siamo in Alta Irpinia, ai confini di Puglia e Basilicata) più emblematici di una storia controcorrente perché, tra i pochi in un Sud super monarchico, diede, nel referendum del 2 giugno 1946, una grossa vittoria alla Repubblica. E si parla di una mobilitazione popolare e contadina ma anche di storie personali molto significative. Come quella di Nicola Vella, sindaco del Partito d’Azione di una coalizione progressista.

CON UN DIBATTITO ASPRO che si infiammò in quegli anni tra chi voleva un cambiamento radicale e chi optava per il ritorno ai vecchi notabilati liberali prefascisti. Ma ascoltiamo Vella: «Non c’è alcun partito di sinistra, neppure quello comunista, che desidera conquistare il potere per le vie illegali. Rivoluzione non significa per noi la guerra civile ma affermazione di nuovi principi e nuove istituzioni. Questa rivoluzione noi vogliamo attuarla nella legalità, col metodo democratico, cioè col consenso del popolo». E Pignatiello, a proposito degli avvenimenti di allora in cui un popolo cercò la sua strada di autonomia e di libertà dopo la mortificazione del ventennio fascista, scrive: «All’individualismo, al ’familismo amorale’, come dirà Banfield qualche anno dopo, che hanno prodotto la frantumazione della società, funzionale al potere dei grandi e medi proprietari terrieri, subentra la solidarietà e la cooperazione».

INFATTI, con la triplice vittoria delle forze di sinistra in quegli anni (elezioni amministrative, elezioni alla Costituente, referendum pro Repubblica) Lacedonia divenne un vero e proprio caso perché, rimarca l’autore, vi fu «saldatura tra le lotte contadine e le lotte antifasciste per il rinnovamento dello Stato». Una piccola ma grande storia, poi sconfitta, ma a cui ritornare con lo studio e la memoria se si vuole sfuggire a una vita atomizzata e senza senso.