È un paese blindato quello che decine di migliaia di giovani iracheni sfidano da tre giorni: copertoni bruciati, assalti a uffici pubblici, slogan che riprendono quelli simbolo delle primavere arabe del 2011, da cui l’Iraq restò immune, preda dei suoi fantasmi. Che sono ancora tutti lì: mancata ricostruzione, disoccupazione radicata, corruzione strutturale, servizi assenti. Contro i limiti persistenti del disfunzionale Stato iracheno da tre giorni esplodono manifestazioni a Baghdad e da Bassora a Nassiriya, il sud ricchissimo di petrolio che di quella ricchezza non è mai stato partecipe né sotto forma di lavoro né di servizi. Le proteste attraversano il...