«Io e Sissi», icona pop mai nell’ombra dell’imperatore
Al cinema Nelle sale il film di Frauke Finsterwalder selezionato lo scorso anno al Festival di Berlino
Al cinema Nelle sale il film di Frauke Finsterwalder selezionato lo scorso anno al Festival di Berlino
Irma Sztáray è una contessa. Quarantadue anni, ungherese, prigioniera dei giudizi di una madre anaffettiva, trova una via di fuga inattesa, certamente insperata, quando convocata a Palazzo diventa la dama di compagnia dell’imperatrice Elisabetta di Baviera. Io e Sissi inizia con una carrozza e una figlia che vorrebbe corrispondere a un rigido modello materno. Un vano inseguimento. Ora, però, ha la sua grande occasione e non può fallirla.
LE COSE andranno diversamente e, per certi versi, molto meglio di quanto potesse aspettarsi. E questo anche perché la regista Frauke Finsterwalder, al suo secondo lungometraggio a dieci anni dall’esordio, riadattando le vicende di Sissi, ha immaginato per Irma una specie di romanzo di formazione, una fulminea presa di coscienza. Via i cerimoniali, i corpetti, i nobili polverosi, le guerre che arriveranno e distruggeranno vite e ideali. Tuffi spericolati in mare, cavalcate in campagna, maliziose recite teatrali, droghe e meditazioni in giro per il mondo, lontano il più possibile da Francesco Giuseppe e da tutto quello che raffigura.
Il film selezionato lo scorso anno al Festival di Berlino (Panorama), è il racconto di un’amicizia, per quanto particolare, tra una donna che si dimena tra il suo potere assoluto e il sentirsi preda di un incastro della storia, e un’altra donna che nel suo «essere al servizio» trova una sorta di emancipazione, scopre se stessa. Le stranezze di Sissi, la sua volubilità, quel continuo cambiare d’umore, passando da un’allegria sfrenata a una cupezza senza margini, da un eccesso di vita a un desiderio di morte, dall’essere bulimica al trasformarsi rapidamente in anoressica che vomita ciò che ha mangiato con ingordigia, rappresentano per Irma una sorta di cesura dal perfido mondo materno fatto di regole che umiliano ogni tentativo di costruirsi una propria identità.
SISSI RIMANE un personaggio tragico, eppure in tutta la sua fragilità, diventa il simbolo di un’opposizione alla violenza degli uomini e ai loro meschini affari. In sala già da una settimana, Io e Sissi è un’opera pop, forse con un eccesso di musiche da playlist, non per questo meno interessante e intrigante. È il tentativo, parimenti drammatico, di ritrarre un’icona sottraendola a una biografia opprimente, immaginando desideri e continui atti di indipendenza, tra successi e fallimenti, gioie e sofferenze costruite da due donne non più all’ombra di un imperatore.
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