Sono tre mesi che lavoro in una scuola media di Milano e non ho ancora ricevuto stipendio. Assunto a metà ottobre con contratto breve, a metà dicembre ho visto solo i duecento euro del bonus Inps e il TFR dell’anno precedente, sessantaquattro euro. Se l’esperienza non mi inganna, e se avrò fortuna, riceverò questi soldi tra fine dicembre e fine gennaio. Millecinquecentoeuro al mese, circa. Dopo, la frequenza dei pagamenti potrebbe stabilizzarsi, seguire un andamento bimestrale, eccetera, sempre se il contratto mi sarà rinnovato fino alla fine dell’attività didattica.

Secondo i dati del ministero rilasciati a giugno 2022, il 25% del corpo docente è precario. Circa duecentomila lavoratori. Ma non tutti i precari sono uguali, perché l’accesso a scuola è determinato da un incrocio di metodi e graduatorie da mal di testa. Ogni due anni le graduatorie vengono aggiornate. Ci si può candidare all’inserimento in tre graduatorie: le GaE, cioè Graduatorie a Esaurimento, riservate per i docenti che hanno ottenuto un’abilitazione (ultimo aggiornamento: anno domini 2006); le GPS, cioè Graduatorie Provinciali di Supplenza, organizzate in due fasce, la prima per gli abilitati; infine le GI, ovvero Graduatorie di Istituto, per i contratti brevi. Tutte organizzate a livello provinciale e gestite tramite l’Algoritmo (sento puzza di Boris 4). Nel caso delle GI, ad eseguire materialmente lo scorrimento delle graduatorie è finalmente una persona, un lavoratore della segreteria dei singoli Istituti.

A fine agosto, se va bene, comincia il reclutamento. Le GaE, per loro natura, vengono esaurite molto presto. Con le GPS si dovrebbe garantire la totale copertura delle cattedre annuali. Però l’algoritmo è una sorta di deus ex machina, le cui decisioni non possono essere revocate. O almeno: possono essere revocate, ma dipende dall’ufficio provinciale di competenza, dipende dalla possibilità (anche economica) di fare un ricorso… Per dire: capita spesso che l’algoritmo sbagli. Per esempio che salti qualcuno. A ogni candidato viene chiesto di esprimere delle preferenze, ma l’algoritmo, per qualche motivo, se dovesse assegnare al candidato una scuola che non è nelle sue preferenze, per un difetto di progettazione decide di saltare il candidato e, soprattutto, depennarlo dalla lista. Non ci credete? È quello che è successo a centinaia di persone, in Lombardia, me compreso. Conseguenza: persone che hanno espresso delle preferenze (sulla base della mobilità, per esempio, o della tipologia di scuola), con un punteggio tutto sommato buono, non hanno avuto un contratto annuale.

È, in linea di massima, passato settembre. A scuola mancano i professori, ma il sistema è lento. A metà ottobre il via libera alle assunzioni per contratti brevi (spesso annuali, visto il naturale insuccesso delle GPS). A fine ottobre o inizio novembre le assunzioni tramite MaD, cioè le Messe a Disposizione, le candidature spontanee che gli iscritti alle graduatorie non potrebbero fare. Chi le invia? Chiunque.

L’assunzione è a discrezione della segreteria scolastica (sul problema delle scuole che assumono prima tramite MaD per non lasciare scoperte le classi, violando la legge, servirebbe un intero articolo).

Passano i mesi e chi è assunto tramite GaE, già seduto, ha ricevuto serenamente lo stipendio. Lo stesso chi è assunto tramite GPS. Discorso diverso per i lavoratori assunti da GI: di loro non si sa nulla. La busta paga si materializzerà a un certo punto su NoiPa, il sistema che ne gestisce l’emissione (la segreteria del singolo istituto comunica i dati del professore subito, con le dovute correzioni sulla base del tempo effettivo di lavoro; poi la palla passa a NoiPa). Non è dato sapere quando. Nel frattempo, ci sarebbe l’affitto da pagare, la spesa da fare, le bollette in rialzo, i trasporti. Addirittura qualche sfizio, lo sfogo della performance lavorativa, che ne so, in una birra – che a Milano, fuori, costa in media 6 euro. Se ho ricevuto una retribuzione di 264 euro in tre mesi, sono 22 euro a settimana.

I precari sono costretti, in attesa, a fare quindi altri lavori. Lezioni private, più volte (in questa sorta di cortocircuito, ci capiamo, e in nero), collaborazioni esterne con giornali o editori (che pagano malissimo), copywriting… contraendo per forza il tempo dedicato alla programmazione didattica. I precari sono costretti, anche, a chiedere aiuto ai genitori. Ma chi non può? Chi non può s’attacca.