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Inventare il passato con lo sguardo dell’oggi: Le assaggiatrici

Inventare il passato con lo sguardo dell’oggi: Le assaggiatrici

Libri L'ultimo romanzo di Rosella Postorino si basa su una notizia in cui l'unica superstite delle assaggiatrici, parlava del suo lavoro svolto per i nazisti

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 24 febbraio 2018

Lo stile di Rosella Postorino, ormai alla sua quarta prova d’autrice, pubblicata ora da Feltrinelli, è andato sempre più asciugandosi nel tempo, sino a raggiungere una tonicità, un’essenzialità icastica che sembra pensata per restituire anche nella forma l’ambiente del racconto: la Germania alla fine dell’ultima guerra, e in particolare, oltre a Berlino, quella parte della Polonia occupata in cui Hitler aveva stabilito la Wolfsschanze (la tana del lupo), il suo quartier generale nascosto nella foresta, non lontano dal villaggio di Gross-Partsch, nella Prussia orientale. Qui si è rifugiata Rosa Sauer dopo la fuga di suo fratello Franz, la scomparsa per infarto di suo padre, la distruzione della sua casa a Berlino, la partenza di suo marito Gregor per il fronte russo e la morte di sua madre sotto i bombardamenti . Qui le SS l’hanno rintracciata a casa dei suoceri contadini per reclutarla in un gruppo di dieci donne destinate ad assaggiare ad ogni pasto il cibo del Führer che teme di essere avvelenato.

Il romanzo si basa su una notizia di cronaca letta per caso quattro anni fa in cui Margot Wӧlf, unica superstite delle assaggiatrici, poco prima di morire, parlava del suo particolare lavoro svolto per i nazisti. Non avendo potuto incontrare Margot prima che morisse, la scrittrice si è come identificata nel personaggio di Rosa Sauer, cui ha dato il nome di sua nonna, che è poi anche il suo. Rosa è quindi protagonista ed insieme acuta “osservatrice” della scena su cui si muovono molti personaggi: oltre alle altre donne sotto il controllo delle SS, Krümel (“Briciola”, il cuoco personale di Hitler), i suoceri Herta e Joseph, ma anche la baronessa Maria von Mildernhagen, che abita in un castello delle vicinanze ed ama ricevere e far musica assieme ad altri ospiti tedeschi, tra i quali Claus von Stauffenberg, autore di un fallito attentato ad Hitler, ed Albert Ziegler, un tenente delle SS che avrà una parte importante nella storia.

Al suo arrivo a Gross-Partsh, Rosa è già stremata da ciò che ha vissuto a Berlino, ha freddo, ha fame e cerca nei suoceri, che ha visto in passato una sola volta, la famiglia che non ha più. L’ordine inaspettato del Führer ha il sapore di una persecuzione, ma, non avendo scelta, Rosa accetta il suo destino e diventa “assaggiatrice”, tragico privilegio che le costa il rischio quotidiano di morire avvelenata. Il suo bisogno di calore umano la porta a cercare l’approvazione del gruppo, ma resterà sino alla fine “la berlinese”, la cittadina con cui soltanto Elfriede, l’enigmatica e orgogliosa ragazza che viene da Danzica, troverà una particolare sintonia – “Elfriede aveva cercato la rissa, come quei ragazzini che solo dopo una scazzottata riescono a capire di chi fidarsi”. Ogni donna ha una personalità che va delineandosi nello sviluppo inedito della storia: Leni, la più giovane e inesperta, con i suoi incontrollabili rossori, fa subito appello all’istinto protettivo di Rosa; Ulla, malgrado la severità del contesto militare, coltiva la sua femminilità e trova modelli da imitare nelle attrici del cinema tedesco; Augustine, vedova con due figli, porta un lutto che ha completamente cancellato la sua giovinezza e chiederà a Rosa di rubare il latte dalle cucine del Führer per i bambini. Poi ci sono le settarie seguaci di Hitler: Sabine, Gertrude, Theodora, ed Haike che abortirà di un figlio illegittimo… Ma colei che nel modo più inconsapevole si ritrova vittima del fato senza rendersi conto di ciò che davvero significa il nazismo e in quale abisso sta conducendo la Germania è Maria, la baronessa che ama la musica e la poesia, che elargisce a Rosa le sue simpatie e, invitandola a cantare durante uno dei suoi ricevimenti, favorisce senza sapere l’interesse per lei del tenente delle SS Ziegler. Rosa scivola gradatamente in questa relazione di puro desiderio, senza senso e senza futuro, che nasce con una canzone e si protrae per un mese in cui Albert ogni notte si limita a guardare Rosa dalla strada sotto la sua finestra, finché lei non potrà più resistere al suo muto richiamo. Gli incontri avverranno allora nel fienile della fattoria dei suoceri, che dormono senza accorgersi di nulla, mentre la vita delle donne procede secondo il destino di ognuna e quello di Hitler e dei nazisti precipita verso la rovinosa sconfitta del ’44.

Ciò che rende questo libro diverso da tutto ciò che è stato scritto sino ad oggi attorno all’ultimo conflitto è innanzitutto lo sguardo fresco, attento e creativo di una scrittrice nata molti anni dopo quegli eventi, che cerca di ricostruire la vita della gente comune e immagina gli effetti del nazismo e della guerra sulle persone; dal racconto scaturisce inoltre una prospettiva per forza di cose tutta femminile che travolge nell’impeto della necessità di sopravvivere tutte le regole e i presupposti ideologici del nazismo. E’ come se l’autrice ci guidasse tra le numerose, irrinunciabili deroghe alle regole stabilite che uomini e donne si trovano ad affrontare nel momento in cui la materia liquida e prepotente del vivere prende il sopravvento sulle idee, i progetti e su ogni prevedibile, delineato disegno – ad esempio, Gregor, il marito di Rosa, parte come volontario, ma, misurandosi direttamente con l’orrore della guerra, non è più così sicuro della sua scelta. Così le belle, numerose famiglie volute ed esaltate dal nazismo nella realtà si trasformano in bambini che muoiono sotto i bombardamenti, uomini costretti alla crudeltà o a dividere il loro spazio col cadavere del nemico e donne condannate alla solitudine, stremate dalla miseria e dal pericolo. (“Non era il sesso a mancarci, ma l’impressione di essere viste […]Tutte avevamo bisogno di essere desiderate, perché il desiderio degli uomini ti fa esistere di più.”)Lo stesso Führer, che predica una vita sana e pretende cibo vegetariano, finisce in realtà col drogarsi di farmaci e perdere il controllo del cuoco Briciola che gli mette nel brodo il grasso di maiale. Le velleità di carriera dell’Obersturmführer Albert Ziegler sfumano di fronte agli orrori dei massacri di Crimea ed Himmler deve rinunciare al suo luogotenente scelto. Ogni strategia del Quartier Generale si disfa per l’incombere dei russi sul lato orientale e degli angloamericani che sbarcano in Normandia. L’architettura dei grandi piani di guerra si vanifica mentre Rosa si salva con l’aiuto di Ziegler su un carro merci diretto a Berlino, e quando Georg tornerà ferito dal fronte il tentativo di ricomporre l’unione avrà breve vita. Un regime fondato sulla virilità e la violenza, cui è stata sottratta l’umanità, si autodistrugge poco a poco perdendo il controllo di una realtà impetuosa e debordante che lo smonta dal suo interno. E i superstiti come Rosa si salveranno “solo ignorando la vita degli altri mentre scorre”, perché – scrive l’autrice alla ricerca di una ragione per continuare a vivere – “è solo grazie a questa fisiologica carenza di informazioni che possiamo non impazzire”.

Il romanzo, che sarà pubblicato in Europa e negli Stati Uniti, ha vinto il titolo di Libro del Mese per Farenheit.

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