Scuola

«Invece di applaudire o picchiare gli studenti ascoltateci e cambiate»

«Invece di applaudire o picchiare gli studenti ascoltateci e cambiate»MIlano, manifestazione contro l'alternanza scuola-lavoro – Tam Tam

La protesta Oggi gli studenti tornano in piazza per la terza volta contro la «l'alternanza scuola-lavoro» e le nuove regole sulla «maturità». Le critiche del movimento studentesco al Palazzo che ha applaudito Mattarella sulla necessità di ascoltare gli studenti. Scontro, anche nella maggioranza, sulle regole delle quarantene in classe

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 4 febbraio 2022

Per la terza volta nell’ultimo mese oggi gli studenti delle scuole superiori scendono in piazza contro l’alternanza scuola-lavoro e per un’Esame di stato diverso. Dopo due anni di Covid dicono sì alla tesina e no alla secondo imposta dal ministro dell’istruzione Bianchi. Il corteo nazionale sarà a Roma alle 9.30 da Piramide al ministero in Viale Trastevere. Previsti cortei e presidi a Milano (piazza Fontana), Palermo, Genova, Bari, Firenze, Perugia, Verona, Padova, Varese, Lodi, Agrigento, Taranto, Venezia, Latina, Pisa, Modena e nel resto del Paese. Domani e domenica i canali social del movimento «La Lupa» hanno annunciato l’assemblea «É tempo di riscatto» al centro sociale Acrobax in via della Vasca Navale 6 a Roma.

LA NOVITÀ di ieri è stato il discorso del presidente della Repubblica Mattarella davanti alle camere riunite in occasione della sua reinvestitura. Rispetto al silenzio del governo, e agli imbarazzi delle sua maximaggioranza sui pestaggi degli studenti a Roma (23 gennaio) e a Torino, Milano e Napoli (il 28) il cambiamento di tono è sembrato netto. Mattarella ha esortato il parlamento e il governo ad non sono sfuggite le parole nette, e in senso contrario, «ascoltare gli studenti. Le disuguaglianze sono il freno a ogni prospettiva reale di crescita. Dignità è azzerare i morti sul lavoro. Mai più tragedie come quella del giovane Lorenzo Parelli, entrato in fabbrica per un progetto scuola-lavoro. Quasi ogni giorno veniamo richiamati drammaticamente a questo primario dovere della nostra società».

»NEL NOSTRO PAESE vi è un tema spinoso legato alla democrazia e alla repressione del dissenso – ha detto Luca Redolfi (Unione Degli Studenti) – La direttiva ministeriale di novembre della ministra Lamorgese ha limitato la possibilità di manifestare, a dicembre decine di studenti sono stati sospesi per aver partecipato alle occupazioni della propria scuola e la scorsa settimana decine di studenti sono rimasti feriti dalla violenza della polizia».

L’INVITO di Mattarella a ascoltare, e non picchiare, gli studenti contrasta con la politica di chiusura praticata dal ministero dell’Istruzione.«Da mesi – ha detto Bianca Chiesa (UdS) – chiediamo un dialogo con il Ministro Bianchi che però sceglie di non incontrare le rappresentanze studentesche da ottobre. In quell’incontro ci vennero fatte promesse non rispettate, come il confronto sull’Esame di Stato, mai avvenuto».

»E’ IMPENSABILE tornare a questo tipo di esame dopo mesi di pandemia« dichiarano i ragazzi della Rete degli Studenti Medi -»e anche adesso, seppure la scuola sia in presenza dall’inizio dell’anno, sappiamo che la situazione non è davvero così: ci sono moltissime classi in quarantena o che sono state più volte in quarantena e quindi in dad durante tutto l’anno. Queste direttive, arrivate solo ora dopo mesi di incertezza, sono l’ennesima dimostrazione di un Ministero che non ascolta gli studenti e che non prende in considerazione la grave situazione psicologica che stanno vivendo, ma pensa invece solamente a valutarli. Persino il Presidente della Repubblica oggi, nel suo discorso di insediamento, ha sottolineato l’importanza dell’ascolto di noi studenti. Vogliamo risposte dal Ministro«

IL TENTATIVO del Palazzo e dei media è deviare, e strumentalizzare, le critiche degli studenti all’alternanza scuola-lavoro. Si attribuisce loro, anche tramite articoli di stampa, la confusione tra due sistemi diversi: l’alternanza scuola lavoro e il percorso di istruzione e formazione professionale (Iefp) frequentato da Lorenzo Parelli, morto all’ultimo giorno di stage. La richiesta è l’abolizione e il ripensamento globale di un sistema di addestramento alla precarietà, e non i tirocini di cui si ipotizza lì dove previsti un contratto di lavoro (apprendistato) con il salario e soprattutto le tutele. Queste ultime mancano per gli adulti, ma è inaccettabile che si espongano gli adolescenti a rischi mortali. Gli applausi del Palazzo alle parole di Mattarella sono stati criticate dagli studenti. «Se la Politica tutta ha il coraggio di alzarsi per applaudirlo – ha aggiuto Redolfi (Uds) – deve avere anche il coraggio di abolire i PCTO (nuova sigla per l’alternanza) a favore della proposta di istruzione integrata».

IL MINISTRO dell’Istruzione Bianchi e quello del lavoro Orlando, entrambi del Pd, sembrano comunque molto lontani oggi dall’accettare un discorso simile. Da quello che si è capito in questi giorni l’annuncio dell’ennesimo tavolo fatto l’altro ieri potrebbe portare a una riforma dei tirocini extracurricolari per ridurre gli abusi Il che sarebbe già qualcosa dal momento che questi tirocini sono preferiti all’apprendistato professionalizzante per risparmiare sulla retribuzione e le tutele. In Veneto, sostiene il Pd regionale, parliamo di 350-450 euro lordi al mese.

SULLE NUOVE REGOLE decise dal governo a proposito delle quarantene a scuola ieri sono continuate le polemiche. «Le misure annunciate puntano a una normalizzazione fittizia – sostiene Graziamaria Pistorino, segretaria nazionale della FLC Cgil – E’ evidente che, così come è avvenuto a gennaio, l’insieme delle misure che si stanno varando sono finalizzate a dichiarare una normalità non adeguata ai dati di contagio che vive ogni scuola, ogni mattina. Siamo preoccupati: un caso in una classe coinvolge 25 alunni e 50 genitori. Queste misure di semplificazione rappresentano per il governo un tentativo di normalizzare forzatamente le condizioni di vita nella scuola e, soprattutto, nella società, garantendo la didattica in presenza a qualunque costo, anche a rischio e pericolo degli alunni più piccoli che stanno in classe senza mascherine. Per noi semplificare non vuol dire diminuire le tutele, ma rendere omogenee le regole per tutti gli studenti della classe, indicando misure chiare per tutti, non farraginosi conteggi».

«LA SOLUZIONE sarebbe avere classi molto meno numerose (quindi più insegnanti); spazi più ampi (quindi recupero di beni pubblici, a fini scolastici); areatori nelle aule; e aumento consistente del trasporto pubblico. E invece fanno finta di non capire che la pandemia non è finita e che – continuando a non garantire i vaccini a tre quarti dell’umanità e a non cambiare i modelli di produzione e consumo – possono arrivare nuove varianti o nuove pandemie, ricominciando tutto da capo.Continuano a parlare di “ritorno alla normalità”, mentre quella normalità è il problema. Fanno propaganda».

ANCHE SU QUESTO FRONTE la maggioranza e il governo sono divisi. Ieri il sottosegretario leghista all’istruzione Rossano Sasso ha contestato la decisione del proprio governo di differenziare il diritto alla didattica in presenza sulla base dello stato vaccinale. «La campagna vaccinale è partita da troppo poco tempo – prosegue – infatti nella fascia 5-11 anni solo un terzo degli alunni ha avuto la possibilità di immunizzarsi. Inoltre è una decisione che spetta alle famiglie, non al singolo studente, che però paga in prima persona con un’ingiusta esclusione».

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