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Intrepida Coline Serreau

Intrepida Coline Serreau

Intervista La regista sarà ospite d'onore al festival di \Cinema e donne| di Firenze (8-12 novembre) e riceverà il Sigillo della Pace del Comune di Firenze alla carriera

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 4 novembre 2017

Coline Serrau sarà ospite d’onore al Festival «Cinema e donne» di Firenze (8-11 novembre) e riceverà il sigillo della Pace del Comune di Firenze. I suoi film hanno anticipato situazioni che poi sarebbero diventate costume. E lo hanno fatto fatto anche in modo un po’ scandaloso, non soltanto per l’audacia delle proposizioni, ma soprattutto perché furono film di grande successo e non si riusciva ad associare il cinema firmato da una donna con gli incassi da box office, addirittura oggetto di remake di strepitoso successo negli Usa.
A cominciare dal ménage à trois di Pourquoi pas? (1977), il triangolo che nel cinema aveva assunto prima di allora toni drammatici (Jules et Jim) e nell’epoca della rivoluzione sessuale era pratica sperimentata, ma impensabile nella società. Si rideva con Tre uomini e una culla nel 1985 non sapendo che per lo più nella generazione successiva quello dell’accudimento dei figli da parte dei maschi sarebbe stata pratica diffusa e la disoccupazione, lasciando i mariti a casa, l’avrebbe poi trasformata in norma. Il rapporto tra un signore francese e la domestica africana stupì non poco in Romuald & Juliette nell’88 ma i matrimoni misti non faranno in seguito più notizia. In quanto alla Crisi!, non è ancora finita, ma nel 1992 non era ancora cominciata quella vera e propria che si fa iniziare con il crollo del 2003. Raggiungiamo Coline Serreau a Venezia dove è solita soggiornare per alcuni periodi (è molto dolce vivere qui, ora capisco anche un po’ il dialetto, dice)
Da dove le derivava questa audacia nell’affrontare certe tematiche così in anticipo sui tempi?
Io sono stata sempre avanti, lo sapevo. Non era normale. Provengo da una famiglia che era già molto avanti. Le mie zie avevano già partecipato della nuova educazione negli anni trenta, poi hanno fatto parte della Resistenza contro il nazismo, mio padre ha scoperto tutti i grandi scrittori del ventesimo secolo come Beckett, Jonesco, Arrabal, tutti i drammaturghi più importanti e mia madre lavorava nell’editoria anche lei. Così posso dire che ero sulle «spalle dei giganti». Per me era una cosa normale pensare in quel modo. Loro erano avanti di un secolo. Le cose che dico nei primi film che ho fatto ed anche nella Belle Verte e nei film ecologici, lo so che sono anticipatori, ma è la mia vita.
Forse anche la Francia era avanzata all’epoca rispetto all’Italia
È vero era avanti sull’educazione, sulla liberazione sessuale, sul femminismo e il fatto di ripensare la società ha dato stimoli ma anche aspetti negativi. Tutta questa lotta solo per la libertà ha dato idealismo frenetico e anche il liberalismo.
Un altro elemento che contraddistingueva i suoi film è che mentre all’epoca si prendeva tutto molto sul serio, con una certa pesantezza, lei usava lo strumento dell’ironia.
Ma questo fa parte del mio mestiere. Sono una donna politica, ma soprattutto un’artista, sonomusicista e ho lavorato molto nel circo, sono una brava trapezista (si può vedere un mio numero su youtube). Per me questo era normale, non voleva dire che non fossi un’intellettuale. Ci sono sempre catalogazioni: siete un’intellettuale, siete una madre di famiglia, lavorate nel circo allora non potete pensare, siete una brava madre allora non siete intelligente. Tutte queste categorie sono false. Ma io sono andata avanti, avanti nella mia vita e basta.
Un altro elemento sorpendente è che fin dagli anni ottanta avete avuto un grande successo economico, un fatto scandaloso se succede a una regista
Sì e per tutti i film e tanto denaro. Questa è una cosa che ho sempre voluto: nel cinema se guadagni significa che la gente viene a vedervi. Non è lo stesso se guadagni vendendo pesticidi. Io vendo qualcosa che ha a che fare con il desiderio. Se la gente desidera venire a vedervi allora guadagno denaro. È molto difficile riuscire a farlo, ma era questo quello che volevo fare. Parlare di cose estremamente importanti risvegliando il desiderio nel pubblico di venire a vedere. Per sorridere e anche per la bellezza: la mia famiglia è sempre stata sensibile alle immagini, con la frequentazione dei musei, l’attenzione alla pittura. Sono una donna che ha calcolato di essere sovversiva portando piacere. Piacere della sovversione e della bellezza. E questo non mi è stato perdonato, non c’è donna che lo possa fare, forse una schiava.
Siete stata ostacolata?
No, perché con me fanno tanti soldi. Tra i soldi e la collera hanno scelto i soldi e hanno continuato a farmi fare quello che volevo.
Dunque siete un punto di riferimento in questo momento di onda calante del femminismo
Sì, la società è patriarcale più che mai perché adesso sentono la nostra forza e hanno paura di noi. Sentono che abbiamo il giusto sguardo verso la società e il mondo, che possiamo vedere le cose molto meglio di loro e più di ogni altra cosa che possiamo cambiare le cose. E quando una società cade è come una bestia che va a morire, diventa molto violenta.
I tanti femminicidi sono quindi dettati dalla paura? è non è solo un fenomento italiano.
No. Sentono che il potere viene loro a mancare E sono sicura che la violenza dell’Islam ha a che fare con questo: hanno tanta paura che le loro donne diventino libere che perdono la testa. Se un paese ha metà dei cervelli in prigione non andrà mai bene. Anche se in Italia non sono ancora libere, le donne lavorano per il paese, quasi tutte lavorano e un paese in cui tutte le forze sono indirizzate alla produzione, un paese che si evolve, anche con le sue contraddizioni non può perdere nei confronti di un paese che non ha cervelli. Così l’Islam perderà ed è per questo che sono così violenti, perché lo sanno. È ineluttabile, è storico. Nessuno fa questa analisi, nessuno capisce che la violenza dell’Islam è legata al problema delle donne.
Si mette sempre in campo la religione
Ma la religione non ha niente a che fare con la violenza, perchè la religione è molto pacifica. Ma la religione, come il cattolicesimo e il protestantesimo è patriarcale e questo non va d’accordo con il futuro.
E a proposito di futuro guarda al futuro anche tutto il suo lavoro sull’ecologia, da La belle verte (Il pianeta verde) al documentario Solutions locales pour un désordre global.
«La belle verte» l’ho fatto venticinque anni fa, era abbastanza avanzato e adesso si può vedere in tutto il mondo, ha un’enorme distribuzione e più di tutto a milioni su internet. Anche Soluzioni locali l’ho fatto otto anni fa e ancora non si sa niente degli animali che vivono sulla terra, non si conosce l’importanza della fauna che fa vivere tutta l’umanità e l’uomo che si occupa di questo Claude Bourguignon e la moglie Lydia dovrebbero avere già ricevuto il Nobel anni fa per le loro scoperte (la degradazione della biomassa già nel ’70, ndr)
Ed ora cosa c’è ancora nella sua produzione futura?
Penso che sono le serie dove si faranno cose importanti, perché i film sono finiti, credo, i giovani non vanno nelle sale, vanno solo per vedere i grandi film americani, altrimenti guardano le serie che sono meravigliose, molto meglio dei film. In Francia si fanno solo film sui bobos, i ricchi borghesi parigini. Questo vale anche per i film selezionati ai Festival, che sono tutti diretti da uomini, prendono le donne che sono gentili con loro e le femministe sono fuori da tutto questo. Adesso sto scrivendo una serie, mi interessa molto, più che montare un film. Èun riotorno al romanzo ottocentesco, al feuilleton dove la gente aspetta il seguito e permette una costruzione molto più approfondita dei caratteri dei personaggi.

 

BOX

Cinema e donne

«Segnare il tempo» è il titolo della alla 39a edizione del festival «Cinema e donne» del Laboratorio Immagine donna (al Cinema La compagnia, via Cavour 50r) che si tiene a Firenze dall’8 al 12 novembre con le cineaste francesi Coline Serreau e Dominique Cabrera, le svizzere Petra Volpe e Mariann Lewinsky. Un ricordo di Anita Thacher dello sperimentalismo Usa, Farida Benlyazid ci parla della cultura berbera amazigh, Izza Genini di quella arabo giudaica. Un focus sulla Sardegna ci riporta Gabriella Rosaleva, Nicoletta Nessler e Marilisa Piga, un gruppo di giovani registe portoghesi della fiction breve e del documentario con Margarida Leitão; Sofia Scandurra nell’ultima intervista realizzata da Silvia Lelli, Alessandra Pescetta e Elisabetta Pandimiglio con l’inchiesta «Noi siamo cultura». Omaggio a Dacia Maraini, videoritratti di Matilde Gagliardo, Anteprime di Laura Cini, Sandra Verrucchi e Tatiana Forese. Il Sigillo della pace del comune di Firenze alla carriera sarà consegnato mercoledì 8 a Coline Serreau e a Mariann Lewinsky

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