Intreccio politica-criminalità, indagato l’ex governatore Oliverio
Inchiesta della Dda di Catanzaro L’Akeronte è nella Grecia mitologica il fiume dell’oltretomba, che segna l’ingresso nel regno dei morti. Nella terminologia giudiziaria è la presunta trama politico ndranghetista che si sarebbe dipanata sotto traccia […]
Inchiesta della Dda di Catanzaro L’Akeronte è nella Grecia mitologica il fiume dell’oltretomba, che segna l’ingresso nel regno dei morti. Nella terminologia giudiziaria è la presunta trama politico ndranghetista che si sarebbe dipanata sotto traccia […]
L’Akeronte è nella Grecia mitologica il fiume dell’oltretomba, che segna l’ingresso nel regno dei morti. Nella terminologia giudiziaria è la presunta trama politico ndranghetista che si sarebbe dipanata sotto traccia nel territorio di Crotone e Catanzaro, tra i palazzi della regione e quelli pitagorici. L’omonima inchiesta della Dda di Catanzaro coordinata dal procuratore capo, Nicola Gratteri, disegna infatti un quadro a tinte cupe sul mondo politico-economico e amministrativo regionale.
I numeri dell’ordinanza cautelare emessa dal tribunale catanzarese ed eseguita ieri all’alba dai Ros sono imponenti: 34 persone (22 in carcere e 12 ai domiciliari) sottoposte a misura restrittiva e in totale 123 indagati. I nomi sono di peso. Spiccano l’ex presidente della Regione, dal 2014 al 2020, Mario Oliverio (ex Pd) e l’ex assessore Nicola Adamo (Pd). Ai domiciliari, tra gli altri, è finito Enzo Sculco, un passato come consigliere regionale della Margherita, oggi tra i centristi che guardano a destra, e Giancarlo Devona, già assessore ai Lavori Pubblici a Crotone nella giunta di Peppino Vallone. Indagati anche Alfonso Dattolo, sindaco di Rocca di Neto, l’ex consigliera regionale (con il centrosinistra di Oliverio ma oggi fedelissima del presidente forzista Occhiuto) Flora Sculco, l’ex consigliere regionale Sebi Romeo (Pd) e gli imprenditori Giovanni Mazzei, Raffaele Vrenna e il fratello Gianni, rispettivamente ex e attuale presidente del Crotone Calcio, nonché leader nel comparto rifiuti e servizi ambientali.
L’inchiesta ha svelato l’esistenza di un «Comitato d’affari» che avrebbe organizzato un «diffuso sistema clientelare» per la gestione di appalti pubblici, ed in particolare di quelli banditi dalla Regione Calabria, ma non solo; lo smaltimento dei rifiuti e una serie di importanti nomine ed incarichi politici. I reati contestati vanno, tra gli altri, dall’associazione di tipo mafioso all’associazione per delinquere, all’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravata dalle finalità mafiose. Gli investigatori hanno ricostruito l’ attività svolta dalla ’ndrangheta nell’intrecciare rapporti politico-imprenditoriali nell’area di Papanice, sobborgo a sud di Crotone, al cui vertice si pone storicamente la famiglia Megna. Sono stati raccolti indizi sugli interessi dei «papaniciari» in vari settori: immobiliare, della ristorazione, del commercio di prodotti ortofrutticoli e di bestiame, dei servizi di vigilanza-security e del gaming. L’indagine della procura distrettuale antimafia «ha disvelato un diffuso sistema clientelare, al centro del quale si pone la figura di Vincenzo Sculco, da tempo implicato nelle dinamiche politico affaristiche della città di Crotone ed in grado di influenzare le istituzioni e di eterodirezionare i finanziamenti verso un gruppo di potere privo di scrupoli».
È il profilo tracciato dagli inquirenti del 73enne esponente politico crotonese, con un passato di leader sindacale come segretario generale della Cisl calabrese, prima ancora che di consigliere regionale.
Gli inquirenti parlano di «una sequela indeterminata di reati, funzionali ad accrescere il peso specifico elettorale attraverso incarichi fiduciari, nomine e assunzioni, di matrice esclusivamente clientelare, in enti pubblici, nella prospettiva di ottenere il voto, nonché affidando appalti anche a imprese i cui titolari avrebbero assicurato l’appoggio». A Oliverio, Devona, Adamo, Vincenzo Sculco e Romeo vengono contestate, tra le altre cose, «riunioni programmatiche» che si sarebbero tenute anche in uffici riservati della regione nel 2017 e nel 2018. Riunioni in cui sarebbe stato elaborato «un accordo con Sculco, leader della formazione politica i Demokratici», che avrebbe appoggiato «la coalizione politica riconducibile a Oliverio facendo convogliare un consistente pacchetto di voti in occasione delle elezioni regionali tra il 2019 e il 2020, in cambio dell’appoggio della candidatura di Flora Sculco», figlia di Vincenzo eletta in seguito consigliere regionale.
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