Insulti e manganellate per il tour del capo leghista
Il leader del Carroccio in Emilia Romagna Non si può più parlare di calata dei barbari. Perché i leghisti, in Emilia-Romagna, si sono radicati da tempo. Ma ora, dopo l’ondata giallo verde delle scorse politiche, Matteo Salvini […]
Il leader del Carroccio in Emilia Romagna Non si può più parlare di calata dei barbari. Perché i leghisti, in Emilia-Romagna, si sono radicati da tempo. Ma ora, dopo l’ondata giallo verde delle scorse politiche, Matteo Salvini […]
Non si può più parlare di calata dei barbari. Perché i leghisti, in Emilia-Romagna, si sono radicati da tempo. Ma ora, dopo l’ondata giallo verde delle scorse politiche, Matteo Salvini fiuta la preda più ambita. Le grandi città “rosse” emiliane, al voto in concomitanza con le europee. E così il ministro dell’interno si lancia nell’ennesima giornata costellata da comizi elettorali. Tutti identici o quasi: format ad uso e consumo di facebook con discorsi di 15 minuti e giro tra la gente pre o post palco, applausi, selfie, dirette video e tanti slogan. Arriva a Reggio Emilia e attacca i magistrati che difendono i migranti scatenando uno scontro istituzionale tra poteri, arriva e Modena e bolla le proteste in corso contro di lui come azioni di «quattro zecche da centro sociale», arriva a Ferrara e si lancia in sfottò verso il Pd. «Dal 27 maggio quelli del Partito democratico avranno tanto tempo libero per andare ai giardinetti», dice il numero uno della Lega dal palco di fronte a quasi mille persone. Profezia che rischia di avverarsi, perché a Ferrara il centro sinistra è diviso in tre liste e la Lega Nord, appoggiata dal centro destra e da alcune formazioni civiche, sogna il colpaccio già al primo turno. Un mondo ribaltato rispetto a quello dell’Emilia-Romagna di solo qualche anno fa, quando il Pd era il partito da battere.
Il blitz elettorale di Salvini non è ovviamente passato inosservato. A Ferrara centinaia di persone guidate dalla rete CambiaVento hanno dato vita ad un corteo «antifascista e solidale». «Le città sicure le fanno le persone libere», è stato lo striscione di apertura. A Modena la risposta è stata multipla, e ci sono stati anche degli scontri con la polizia. Se il presidio della Cgil, con tanto di invito ad andare in piazza con un indumento rosso, non ha visto nessuno momento di tensione e ha radunato oltre cinquecento persone, in maniera differente sono andate le cose per i militanti del centro sociale Guernica. «Ancora cariche e pestaggi da tutti i lati contro gli antirazzisti accerchiati e i solidali radunatisi intorno. Il comizio di Salvini è finito da un pezzo e questa si chiama vendetta punitiva della celere», raccontavano alle quattro del pomeriggio gli attivisti. «Già alle 13 i primi manifestanti al concentramento sono stati accerchiati da polizia e carabinieri che di fatto li hanno tenuti sequestrati per quattro ore», ha spiegato Danilo, un militante del centro sociale bolognese Crash, in delegazione a Modena per partecipare al corteo anti Salvini. Nel mezzo è successo di tutto: un tentativo di sfondamento dei cordoni delle forze dell’ordine da parte degli accerchiati, un manifestante buttato a terra e ammanettato (poi rilasciato), c’è chi parla di sassi lanciati contro le forze dell’ordine, chi invece ridimensiona il tutto ad un più modesto lancio di uova e sedano. In risposta i manganelli hanno comunque colpito duro e più volte.
Per l’ordine pubblico cittadino di certo sono state misure inedite, anche e sopratutto considerando il numero esiguo dei manifestanti, non più di un centinaio. Sulla questione è intervenuto il deputato Pd Matteo Richetti. «Chi sta lanciando sassi contro la polizia farebbe bene ad allearsi esplicitamente con Salvini perché gli sta facendo un regalo immenso. E non gli è secondo per violenza e rancore».
Qualche problema l’hanno avuto anche alcuni militanti delegati della Cgil e operatrice di coop sociali dell’accoglienza che hanno provato, prima dell’inizio del discorso di Salvini in piazza, ad esporre alcuni striscioni critici. «A Modena i porti sono aperti» e «sopra il migrante il consenso campa, sotto lo Stato il migrante crepa». «Appena esibiti – racconta Alessandro Cambi della Nidil-Cgil modenese – sono stati malmenati, soprattutto le ragazze, che sono state spintonate e rese oggetto di insulti, sputi e schiaffi, dai manifestanti pro-Lega. Questo grave gesto dimostra che l’odio semina odio e che certi toni, certi argomenti, appositamente enfatizzati, stanno trasformando questo paese in una giungla medioevale».
Al di là degli scontri e del voto del 26 maggio, che vedrà anche a Modena la destra di Salvini puntare a sconfiggere il Pd da sempre al governo in città, c’è la questione del Cpr (nuovo nome dei vecchi Cie), il centro per l’espulsione dei migranti. Salvini ha promesso di riaprirlo, la Cgil e la sinistra diffusa in città hanno detto un ‘no’ fermo ad «un nuovo carcere per migranti». Il 18 maggio è stata lanciata un’assemblea del nodo locale della rete «Mai più lager – No ai Cpr» per continuare la lotta.
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