Insintesi dub, ritmi ancestrali dalla costa balcanica oltremare
Intervista Il duo leccese racconta la genesi del disco «Alba», il rapporto con l’Albania e le tecniche di composizione
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Cambiano le direttrici geografiche di Insintesi dub, il duo di produttori leccesi che ha deciso di puntare il radar delle proprie ricognizioni sul versante balcanico, mantenendo ferma l’inclinazione dimostrata sin dal tempo di Subterranea, la prima produzione del 2008, che rifletteva qualcosa di arcaico, di magico, come una leggenda delle classi povere, e il ribaltamento concettuale/musicale di taranta che ha avuto il suo culmine nell’Antitaranta tecno-roots di qualche anno fa.
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«Sanacore», tra dub e dialettoTORNANO ora con un mini-album di quattro tracce nuove di zecca, Alba, appena pubblicato in distribuzione digitale dalla Universal Egg, la label di Neil Perch (Zion Train), in cui gli Insintesi portano avanti l’idea di laboratorio sonoro di riscoperta dei tratti avanguardistici e premonitori assunti da quella musica italiana che ha saputo rischiare in bilico tra musica popolare e sperimentazione. Ecco dunque il chiarore della title track che lampeggia in una tempesta di riverberi vaporosi, e si espande come un polmone (dub) ipertrofico in un abbraccio protettivo come quello di una madre.
«Ad un primo impatto è stato uno spettacolo della natura come l’alba che ci ha fatto guardare all’Albania con stupore; dalla costa adriatica del Salento abbiamo la fortuna di assistere, dopo i nostri set, alla magia delle montagne albanesi che emergono alle prime luci del giorno creando uno spettacolo unico che collega idealmente le due terre – spiega Francesco detto Dubin, – successivamente, la nostra curiosità si è sviluppata di pari passo ai rapporti con un circuito di organizzatori albanesi con cui siamo entrati in contatto dopo un primo dj set in Albania con il mio amico Andrea Mi, scomparso due anni fa. Ero convinto di trovare essenzialmente musica balcanica, ma mi sono dovuto ricredere perché ho scoperto molte influenze greco – turche, canti polifonici…Pensa che la polifonia albanese è patrimonio dell’Unesco!».
Dalla costa adriatica del Salento abbiamo la fortuna di assistere, dopo i nostri set, alla magia delle montagne albanesi che emergono alle prime luci del giorno Dubin, Insintesi
«SKANDERBERG» riverbera umori assortiti, affioramenti di filigrane elettroniche, in modo che lambisca e attualizzi zone sonore vicine a Zion Train, lasciando presagire la svolta di brani successivi come Korab, in rotta di collisione tra il dub più elettronico e la cosiddetta bass music. «Skanderberg non è solo il nome dell’eroe nazionale albanese ma anche di una delle principali montagne dell’Albania così come Korab. Abbiamo voluto mettere in primo piano l’influenza che questi luoghi e la natura hanno avuto su questo nuovo lavoro. Con Neil Perch c’é un rapporto di lungo corso, abbiamo fatto delle serate con Zion Train un po’ ovunque, facciamo i remix dei nostri lavori a vicenda. Certamente anche il dub mediterraneo degli Almamegretta ha avuto un’importanza innegabile nel nostro percorso artistico. Sono entrambi pionieri di un suono, nel loro stile, che hanno influenzato molte generazioni successive». «Skanderberg – continua a spiegare – come Korab, nascono da campioni, frammenti che abbiamo utilizzato come nuclei intorno ai quali abbiamo ri-elaborato e sviluppato le basi con i nostri strumenti, sia mixer analogici che digitali e software al computer. Il nostro è un approccio dub. Per noi è importante il metodo, il gusto, i riferimenti che vanno a strutturare il nostro suono. Il dub è un tipo di manipolazione del suono con un metodo aperto, che ognuno può sviluppare a piacimento. Ma sempre in un’ottica elettronica, non è un caso che dal dub sia nato il concetto di remix. Io sono un dj, non mi ritengo un musicista, ho più l’attitudine da taglia – e – cuci, da giramanopole, mentre Alessandro (Don Dub), il mio socio, ha un’attitudine più scientifica, diciamo così, perché studia le onde, il suono. Suona molto bene la chitarra sia classica che elettrica da autodidatta. Ci piace collaborare con cantanti e musicisti dal vivo che danno un colore diverso alla nostra musica come la tromba di Cesare dell’Anna in Alba».
«NINULLË» è un canto tradizionale, adorno di polifonia vocale con i bagliori dell’organo elettrico che fremono nell’aria. «Meli Hajderaj è una cantante albanese che vive in Italia da molti anni, molto addentro al circuito delle musiche tradizionali. In questa traccia non ci sono campioni, così come non ce ne sono nella title track. Ninullë è una ninnananna che abbiamo scovato in una compilation di musica tradizionale albanese, che Meli ricanta con la sua intenzione vocale. Non c’era lo strumentale, quindi abbiamo sviluppato la base secondo i nostri canoni. Alba invece ruota intorno ad antiche melodie albanesi che Cesare dell’Anna ha risuonato con la sua tromba jazz». Korab sembra un’incursione notturna scarnita da un basso cupissimo che detta il tempo insieme alla batteria, con percussioni terrigne e drappi di cordofoni chiari; la forza della trance si sprigiona tra input digitali, mantra elettronici e pattern di strumenti acustici. Il rito si è ripetuto ieri a Tirana.
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