Visioni

Inquiete partiture per George Crumb, quel confine sottile tra bene e male

Concerto Lang/Crumb courtesy Biennale, foto Andrea AvezzùConcerto Lang/Crumb – Courtesy Biennale, foto Andrea Avezzù

Biennale musica Due composizioni per quartetto d'archi, "Black Angels" del compositore statunitense e "Daisy" di David Lang

Pubblicato circa 10 ore faEdizione del 5 ottobre 2024

Con le guerre di questi tempi si va ahimè sempre sul sicuro: ma la serata di martedì, con l‘invasione del Libano in corso da meno di ventiquattr’ore, e la pioggia di missili iraniani su Israele cominciata da poco, era amaramente perfetta per il programma previsto dalla Biennale Musica a Ca’ Giustinian: due composizioni per quartetto d’archi, Daisy di David Lang, datata 2024, co-commissione della Biennale, in prima assoluta, e un classico del ’70, Black Angels di George Crumb. Scelta allora certo non usuale, Crumb – compositore americano tra i più originali (1929-2022) – scrive Black Angels per quartetto d’archi elettrico, e il pezzo è stato in genere, come in questa occasione, eseguito con strumenti acustici elettrificati; ma la partitura prevede anche l’utilizzo di tam tam (gong), maracas, calici di vetro intonati con acqua, e richiede agli esecutori anche interventi vocali.
Crumb lo concepisce come un lavoro sulla polarità di bene e male, Dio e diavolo – gli angeli neri sono quelli che hanno seguito Lucifero – lo sottotitola Thirteen Images from the Dark Land, e lo riempie di simbolismi, anche nella struttura musicale: il pezzo è organizzato intorno al 13 e al 7, presenta aspetti numerologici piuttosto complessi, fa uso di tritoni, cioè di una delle maggiori dissonanze della scala diatonica, chiamata «Diabolus in musica», e contiene diverse significativi riferimenti ad altre composizioni: al Dies Irae, al quartetto d’archi La morte e la fanciulla di Schubert, alla Danza Macabra di Saint Saens, al Quartetto per la fine del tempo che Messiaen compose nel ’40-41 in campo di concentramento. Crumb sigla la partitura «venerdì 13 marzo 1970», ma alla data aggiunge «in tempore belli»; e il primo dei tredici movimenti è intitolato Night of the Electric Insects: non solo metafisica allora, ma la questione concreta del bene e del male, perché «insetti elettrici» è l’espressione che Crumb usa all’epoca per gli elicotteri d’assalto impiegati dagli americani in Vietnam. Poi noto appunto come Vietnam Quartet, è diventato di culto, utilizzato nella colonna sonora di L’esorcista, citato, in una delle esecuzioni che ha avuto, da Bowie fra i suoi dischi preferiti, e all’origine della nascita nel ‘73 del Kronos Quartet, per via della folgorazione di David Harrington per il brano, ascoltato per radio.

CI SONO i richiami alle musiche citate, ma in certe dissonanze, pizzicati, passaggi, ci è sembrato si possano riconoscere – oltre che nel gong – anche delle allusioni alla musica dell’Indocina, quasi dei fantasmi vietnamiti; pezzo di studiata architettura, Black Angels dopo oltre mezzo secolo continua a colpire per la forza emotiva e la straordinaria non convenzionalità: la appassionata esecuzione di Attacca Quartet – formazione statunitense nata vent’anni fa, oggi con i due fondatori e due giovani subentrati nel 2020 – ne ha reso, fin dai suoni iniziali, taglienti come pale di elicottero, tutta la magnifica tensione e tutto il senso del tragico.
A David Lang (noto fra l’altro per Bang on a Can, e per musiche per Sorrentino) la Biennale ha affidato la composizione di un brano da accoppiare a quello di Crumb, e eseguito in apertura di serata: con Daisy, un pezzo ben congegnato, con momenti lievi e lirici, accenti più drammatici e passaggi robustamente melodici, Lang ha retto bene il non facile confronto.

NON C’ERA nessuna richiesta di un filo che collegasse la sua composizione a quella di Crumb: ma Lang, abbastanza maturo (1957) per ricordare l’epoca del Vietnam, ha ripensato ad uno spot della campagna presidenziale di Lindon B. Johnson, intitolato appunto Daisy. Protagonista una dolcissima bambina che coglie petali da un fiore: poi, bruscamente, un fungo atomico; lo slogan dello spot: «il giorno delle elezioni non è il caso di restare a casa, perché la posta è troppo alta», cioè Johnson è l’uomo giusto per salvarci dalla guerra e dal pericolo atomico. Johnson vinse e in realtà si infognò sempre di più in Vietnam. Con l’ultima parte del brano, Lang suggerisce di dare una possibilità allo spirito rappresentato dalla bambina, invece di scegliere quello a cui Johnson legò tristemente la sua fama, cioè, parola tornata sinistramente di attualità, l’escalation.

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