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Inquietanti ossessioni amorose

Inquietanti ossessioni amoroseValerio Binasco, Cristina Parku, Mariangela Granelli – foto di Luigi De Palma

A teatro Valerio Binasco porta in scena il testo di Melania Mazzucco «Dulan la sposa»

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 29 ottobre 2022

Valerio Binasco, attore, regista e responsabile artistico dello Stabile di Torino, ama in palcoscenico le sensazioni «forti». Il suo nuovo spettacolo (al Gobetti fino al 30 ottobre, poi in tournée) non si sottrae a questa predilezione. Dulan la sposa è un testo che Melania Mazzucco aveva scritto per la radio vent’anni fa (premiato al Prix Italia per la radio) e che ora arriva in scena. È un trio di fantasmi: un uomo (lo stesso Binasco) tra due donne che se ne contendono il richiamo e la sessualità. Una è la sua fidanzata borghese (Mariangela Granelli), ormai prossima alle nozze di cui fantastica ogni particolare; l’altra una misteriosa straniera, forse africana, bellissima e sempre acquiescente. Questa (Cristina Parku) si insedia nella futura casa matrimoniale di lui, e sta lì, docile fino all’eccesso, ad attenderlo e dare soddisfazione alla sua sfrenata sessualità.

SENZA MAI USCIRE, né porre condizioni, e dichiarando anzi che sarà sua sposa.Potrebbe essere solo una fantasia maschile la sua esistenza, o un sogno/incubo ricorrente, che a lui soddisfa ogni fantasia sessuale, e anche di ruolo maschile dentro una coppia. Una attività cui lui non si sottrae mai, spingendosi ogni volta più in là, quasi fosse indispensabile per accettare con «l’altra» un tranquillo menage di rose e fiori. Quando con l’altra sposa, la Dulan del titolo, avrà raggiunto l’estremo limite della violenza sessuale, sarà pronto alle nozze con la bionda tradizionale. Anzi alle domande di quest’ultima sulla fanciulla nera trovata morta nella piscina condominiale, dirà di non averla mai vista, di ignorarne proprio totalmente l’esistenza.
Spettacolo tanto ben curato quanto inquietante. Curiosamente scritto da una donna, quasi in risposta alle fantasie di ogni peggior «lui». Manca la didascalia di tanti script americani «non si fa riferimento ad alcuna persona reale».

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