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Inquietanti mutazioni

Inquietanti mutazionidalla mostra di Marco Cazzato

Festival Animaphix L'istinto animalesco in "Barbeque" di Jenny Jokela in concorso, carta bianca a Hugh Welchman e Dorota Kobiela, autori del pluriacclamato "Loving Vincent"

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 21 luglio 2018
Thomas MartinelliBAGHERIA (PALERMO)

L’istintualità umana rimossa o inespressa cerca un rinnovato rapporto con la natura anche in forme esasperate. L’istinto animalesco si mescola, fonde, fagocita e si lascia mangiare dal corpo femminile in continua trasformazione nel corto animato Barbeque di Jenny Jokela, in concorso fra altri 21 ad Animaphix. La 4° edizione del festival internazionale del film animato di Bagheria (Villa Cattolica e Museo Guttuso fino a domenica 22) punta sulla contaminazione fra le arti e l’opera di Jokela ben lo sintetizza con la pittura libera in movimento alla ricerca di soluzioni visive e narrative ardite che stimolano l’immaginazione e stuzzicano l’inconscio. Realizzato nell’ambito del Royal College of Art, rinnomata scuola britannica del settore, Barbeque presenta un inquietante quanto affascinante quadro di mutazioni e ibridazioni mostruose fra donne e pesci con richiami artistici a Bosch. Donne che partoriscono pesci e vice versa, scheletri che si mascherano da viventi indossando pelli posticce, acque e colori si mescolano per veicolare un bestiario variopinto, surreale e sensuale. Giovane donna che confonde l’universo umano con quello animale è anche l’ungherese Viktoria Traub con Mermaids and Rhinos dove una bambina di otto anni vive fra visioni surreali che legano famiglia e strane creature grottesche in un’atmosfera di delirante desiderio e grigia tristezza. I colori pallidi della realtà, comunque bizzarra, cedono la scena alle improbabili combinazioni cromatiche con dominanti rosso scottato e turchese del punto di vista della piccola protagonista. L’insana realtà familiare, vissuta fra pesci interi mangiati allo spiedo e oscenità obesa ostentata, non è meno mostruosa dell’immaginazione prepuberale prodotta.

La cifra pittorico-artistica che permea tutto il festival è concentrata nella carta bianca data a Hugh Welchman e Dorota Kobiela, autori del pluriacclamato Loving Vincent a cui è stato affidato di proporre al pubblico una loro selezione di corti. Oltre al lungometraggio animato sulla vita di Van Gogh interamente dipinto da 125 pittori che hanno prodotto un migliaio di dipinti, la coppia di artisti ha alle spalle presenze significative nel cinema di creazione. Laureato a Oxford in politica, filosofia e economia, Welchman vince come produttore con il suo film d’esordio Crow stone il premio Cinefoundation al festival di Cannes e l’Oscar, nonché il Cristallo di Annecy, con Peter and the Wolf (eccellente stop-motion dell’opera di Prokofiev diretto da Suzie Templeton). Ha anche prodotto diversi corti per i Monty Python. Kobiela, diplomata all’Accademia di Belle Arti di Varsavia, ha diretto cinque corti animati. L’ultimo, Little Postman (2011), è stato il primo film al mondo di animazione dipinta stereoscopica con cui ha vinto diversi premi per l’ambito 3D. Il suo sesto progetto di cortometraggio si è poi espanso nel lungo Loving Vincent di cui ha diretto il battaglione di artisti che l’hanno realizzato. Alla Polonia fra l’altro è dedicato il focus in collaborazione con il festival O!pla di Cracovia con la proiezione in anteprima italiana di una scelta di corti contemporanei.

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