Gran cerimonia ieri per i 3.500 neo assunti all’Inps. Entrati in servizio dal primo luglio grazie allo sblocco di un vecchio concorso e ai 50 milioni stanziati in legge di bilancio, i malcapitati si sono dovuti sorbire il discorso di saluto del ministro Di Maio. Che naturalmente si è rivenduto altre 2mila assunzioni – in realtà saranno più vicine a 1.500 – che dovrebbero arrivare dal primo novembre.

All’Inps comunque siamo alle porte girevoli, nonostante tra i 4mila potenziali pensionandi, solo 800 se ne sono andati. E così il risultato finale fra assunzioni e (ridotti) pensionamenti è di un Inps che passerà da 26mila a circa 31mila dipendenti. Un livello che il presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) Guglielmo Loy definisce «non ottimale ma che certamente dà ossigeno all’ente, soprattutto perché con lungimiranza si è deciso di inserire i neo assunti sul territorio dove c’era più carenza di personale anche grazie ad un accordo positivo con i sindacati che ha portato ad una giusta mobilità interna del personale».

Si tratta di laureati con master selezionati con criterio: giovani e meno che aiuteranno l’Inps nei sempre più compiti assegnati all’ente: gestione di Quota 100, di Reddito di cittadinanza, assistenza, pensioni e buona parte delle politiche attive.

Nella relazione programmatica del Civ presentata ieri Loy ha sottolineato che, con i suoi oltre 230 miliardi di euro di contributi versati dai cittadini, l’Inps è in equilibrio ed il sistema pensionistico italiano è «assolutamente» sostenibile. Nel solo 2018, con la sua Vigilanza ispettiva, l’Inps ha accertato contributi evasi per oltre 1,1 miliardi di euro.