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Inghilterra a Dublino per il Triple Crown, Italia in Scozia per evitare il “whitewash”

Inghilterra a Dublino per il Triple Crown, Italia in Scozia per evitare il “whitewash”

Il torneo delle Sei Nazioni di rugby si conclude sabato 18 ma la vincitrice di questa edizione è già stata incoronata la settimana scorsa quando l’Inghilterra ha travolto la Scozia […]

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 18 marzo 2017

Il torneo delle Sei Nazioni di rugby si conclude sabato 18 ma la vincitrice di questa edizione è già stata incoronata la settimana scorsa quando l’Inghilterra ha travolto la Scozia (61-21) e si è portata a 18 punti, una quota irraggiungibile per le sue dirette avversarie.

Irlanda, Galles, Scozia e Francia hanno infatti tutte perso almeno due partite e sono fuori gioco per la vittoria finale.

L’Italia, sempre sconfitta, è inchiodata a zero punti e si è già meritata il “cucchiaio di legno”: la sfida di oggi a Edimburgo servirà a decidere se oltre al suddetto cucchiaio, che va in dote all’ultima classificata, agli azzurri toccherà anche il “whitewash” che spetta a chi perde tutte le partite.

Le partite in programma in questa ultima giornata sono: Scozia-Italia (DMax, 13.30), Francia-Galles (DMax, 15.45), Irlanda-Inghilterra (DMax, 18.00).

Gli inglesi giocano con il titolo in tasca ma la sfida di Dublino non è affatto banale e nemmeno scontata: sono infatti in palio tanto il Grande Slam (trofeo simbolico ma di grande prestigio) quanto la Triple Crown, il piatto d’argento che viene assegnato alla “home union” – una delle quattro nazionali delle Isole Britanniche – che riesce sconfiggere le altre tre.

E’ un modo, questo, per ritornare alle origini del torneo, anno di grazia 1883, quando l’allora Home Nations Championship era una faccenda in famiglia che si giocava di là dalla Manica, e tale sarebbe stato fino al 1909, quando la Francia fu ammessa tra le partecipanti, e poi ancora dal 1932 al 1939, dopo che i transalpini furono cacciati dall’Olimpo del rugby perché colpevoli di praticare il professionismo.

Il match di Dublino è dunque il più atteso.

Gli irlandesi erano accreditati come i più temibili concorrenti del XV della Rosa per il successo finale: avevano sconfitto gli All Blacks e l’Australia in autunno e tutti riconoscevano alla squadra allenata dal kiwi Joe Schmidt forza, temperamento e qualità tecniche. Ma già alla prima giornata del torneo è giunta a Edimburgo, contro una sorprendente Scozia, la sconfitta che ne ha compromesso il cammino.

La settimana scorsa una nuova caduta, questa volta contro il Galles, ha non solo cancellato ogni residua chance ma messo in evidenza alcune pecche degli irlandesi di fronte al miglior piano di gioco dei loro avversari. Simon Zebo e Keith Earls, le due ali leggere, hanno oltremodo patito le incursioni dei loro più potenti avversari (George North e Liam Williams) e l’uscita (botta alla testa) di John Sexton ha sensibilmente ridotto le soluzioni in fase di attacco.

Due sconfitte che hanno fatto male ma che non attenuano la voglia di giocare un brutto scherzo agli inglesi negando loro la gloria di un’accoppiata Slam e tripla corona per due anni consecutivi.

Francia e Galles occupano rispettivamente la terza e quarta posizione in classifica, distanziate di un solo punto. Si gioca dunque per un eventuale secondo posto – qualora l’Irlanda perdesse – e per l’orgoglio. Due squadre molto potenti ma imperfette che sulla “pelouse” dello Stade de France si sfideranno a viso aperto in un match che si annuncia furente e combattuto.

Baptiste Serin è stato finora il miglior mediano di mischia del torneo e merita una menzione d’onore. Le due ali, Noa Nakaitaci e Virimi Vakatawa, entrambi di scuola figiana, garantiscono spettacolo nel gioco in campo aperto. I gallesi confermano la squadra che venerdì scorso ha battuto l’Irlanda.

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Infine l’Italia, che scenderà in campo per prima al Murrayfield di Edimburgo.

Si troverà di fronte una squadra che nel corso di tutto il torneo ha regalato emozioni e bel gioco. Non una squadra di colossi – i trequarti hanno quasi tutti dei fisici “normali” – ma un quindici di grande qualità e sapienza tecnica.

In un rugby professionistico ormai popolato da titanici colossi dalla muscolatura talora sospetta, vedere gli scozzesi interpretare un copione dal sapore antico è un piacere degli occhi.

Gli azzurri dovranno temere assai la velocità del triangolo allargato composto da Tim Visser, Stuart Hogg e Tommy Seymour che molti danni può infliggere sui ribaltamenti di fronte. Guai se i nostri giocatori dovessero ripetere ancora una volta la sequenza di svarioni difensivi, distrazioni e placcaggi mancati esibiti contro la Francia.

Conor O’Shea, che ha deciso di portare in panchina un avanti in più, si è detto sicuro del lavoro svolto finora: “Ci manca uno step e ne siamo consapevoli, ma andiamo a Edimburgo per vincere”.

Peseranno le assenze di un placcatore come Simone Favaro e la qualità di Michele Campagnaro, entrambi infortunati, sostituiti rispettivamente da Maxime Mbanda e Tommaso Benvenuti, ma è tutta la squadra a essere chiamata a quel salto di qualità che in questo Sei Nazioni non si è mai quasi visto.

Giocano: Padovani; Esposito, Benvenuti, McLean, Vanditti; Canna, Gori; Parisse, Steyn, M’Banda; Biagi, Fuser; Cittadini, Gega, Lovotti.

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