Politica

Informazione, le nostre domande al premier

Informazione, le nostre domande al premier

Il presidente della Repubblica Mattarella ha spesso richiamato l’attenzione sull’articolo 21 della Costituzione e così ha fatto, in diverse occasioni, l’alta Corte. Eppure numerose questioni sono irrisolte, se non rimosse. […]

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 29 dicembre 2020

Il presidente della Repubblica Mattarella ha spesso richiamato l’attenzione sull’articolo 21 della Costituzione e così ha fatto, in diverse occasioni, l’alta Corte.
Eppure numerose questioni sono irrisolte, se non rimosse.

Per tale ragione, alla vigilia della consueta conferenza stampa di fine anno del presidente Conte, intendiamo rivolgere pubblicamente alcune delle domande fin qui eluse.

1) L’osservatorio «cronisti minacciati», che ha sede presso il Viminale, ha segnalato un aumento delle minacce verso le croniste e i cronisti impegnati sulla mafia e il malaffare. Alle tradizionali minacce si sono aggiunte quelle dei gruppi eversivi e degli «odiatori» in rete. Il Covid ha aggravato la situazione. Perché le proposte di legge sulle querele bavaglio sono ferme al Senato?

2) Perché non è diventata una priorità l’abolizione del carcere per i giornalisti con una seria revisione della vecchia normativa sulla diffamazione a mezzo stampa? La riforma è in lista di attesa da cinque legislature.

3) Alla situazione di rischio per la diffusione dell’odio e per il ricorso alle liti temerarie, si unisce – moltiplicandone gli effetti – la crescente condizione di precarietà (o, persino, di schiavismo) nel lavoro. La legge sull’«equo compenso» varata nel 2012, ancorché breve e cogente, non è mai stata applicata. Che si aspetta a sbloccarla? E i provvedimenti per le fasce prive di tutele?

4) L’assalto in corso contro l’autonomia dell’istituto di previdenza Inpgi, che non casualmente porta il nome di Givanni Amendola, rischia di compromettere e aggravare la crisi. L’autonomia dell’informazione va difesa a tutti i livelli.

5) L’inopinata decisione di non rivedere il testo della legge di bilancio 2018, che sanciva la veloce agonia del «Fondo per il pluralismo e l’innovazione», colpisce le testate cooperative e di opinione lontane dalla competizione di mercato. È un duro colpo al pluralismo. Si recupererà con il «mileproroghe»?

6) Continuiamo a non vedere alcun progresso dell’iter parlamentare sul conflitto di interessi, sulla riforma della Rai, sul superamento della vetusta legge Gasparri sull’emittenza. Il governo pare inerte, malgrado le dichiarazioni del sottosegretario con delega Andrea Martella. Anzi. L’unico intervento nella fase attuale sembra essere l’«emendamento Mediaset», contrario – peraltro – alle decisioni europee.

Ci attendiamo davvero delle risposte.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.



I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento