Esiste un filone giornalistico ben consolidato, quasi un genere letterario, che denuncia la pretestuosità delle lamentele dei giovani sul lavoro che non c’è. Secondo questi articoli, il lavoro c’è, ma nessuno lo vuole perché i disoccupati, soprattutto i giovani, sono un po’ choosy e non si adattano a svolgere lavori manuali di cui esisterebbe una domanda insoddisfatta. Malauguratamente, i giovani si accaniscono a inseguire titoli di studio che sono l’anticamera della disoccupazione. La morale è semplice: meglio ridurre la popolazione degli gli studenti universitari e reindirizzarli dove non solo c’è lavoro, ma anche migliori prospettive economiche. Questo genere letterario, di...