Infanzia a rischio, Save the Children: «Sempre meno bambini e sempre più poveri»
Il report Atlante dell'Infanzia 2024: disuguaglianze sociali e territoriali nei servizi per la prima infanzia sono ancora troppo evidenti
Il report Atlante dell'Infanzia 2024: disuguaglianze sociali e territoriali nei servizi per la prima infanzia sono ancora troppo evidenti
I minori in povertà assoluta in Italia sono 1 milione 295mila. Ad annunciarlo è Save the Children che ieri ha pubblicato il XV Atlante dell’Infanzia.
La Ong descrive un contesto in cui «i primi mille giorni di vita si trasformano da essere una grande opportunità per far fiorire interessi e capacità a diventare un percorso a ostacoli, che lascia indietro e penalizza quelli che nascono nei contesti più fragili».
Le bambine e i bambini oggi rappresentano la generazione con il più alto tasso di povertà assoluta(13,8%); seguiti dai 18-34enni (11,8%), dai 35-49enni (9,4%) e dagli over 65 (6,2%). La situazione negli ultimi anni sta peggiorando sensibilmente, infatti solo tra il 2021 e il 2023 i minori che vivono in povertà alimentare, cioè in famiglie che non riescono a garantire almeno un pasto proteico ogni due giorni, sono
aumentanti dal 7,7% all’8,5% del totale. Inoltre, quasi uno su dieci ha sperimentato la povertà energetica, ovvero ha vissuto in una casa che in inverno non era riscaldata in modo adeguato. Si legge nello studio
come «queste deprivazioni nei primi anni vita costituiscono per i bambini che le vivono fattori nocivi alla salute e al benessere che continuano ad avere un impatto anche nelle fasi successive della vita, diventando fattori di trasmissione della povertà alle generazioni successive».
L’aumento del costo della vita è sicuramente uno dei molti fattori che stanno determinando il peggioramento delle condizioni dei minori negli ultimi anni. Le famiglie hanno dovuto fare i conti con l’aumento dei prezzi anche di molti beni e servizi essenziali per la prima infanzia.
Emerge infatti che dal 2019 al 2023 una spesa indispensabile, come quella per «latte e pappe», è salita del 19,1%, mentre nel frattempo l’inflazione aumentava del 16,2%. Per i pannolini meno cari, ad esempio, le famiglie spendono 552 euro annui, l’11% in più rispetto a tre anni fa.
Anche il costo per la frequenza degli asili nido è aumentato dell’11,3% per quanto riguarda l’offerta privata, mentre per i posti finanziati dai Comuni l’aumento è dell’1,5%. Parlando invece solo di costi pre-nascita come visite mediche, ecografie, abbigliamento premaman, negli ultimi dieci anni sono cresciuti del 37%. Il risultato è che in Italia le famiglie in cui sono presenti minori che risultano essere in uno stato di povertà assoluta sono quasi 748mila.
L’Atlante dell’Infanzia di quest’anno mostra come disuguaglianze sociali e territoriali nei servizi per la prima infanzia siano ancora troppo evidenti. «È necessario un cambiamento radicale delle politiche
pubbliche e investire sulla prima infanzia, per il presente e per il futuro del nostro Paese», commenta Save the Children.
Con i progetti Pnrr i posti negli asili nido, infatti, dovrebbero raggiungere la media nazionale del 41,3%, così da avvicinarsi all’obiettivo europeo del 45% per il 2030. Ma oggi meno di un bambino su tre dagli 0 ai 2 anni trova posto in un asilo nido, con forti disparità territoriali che superano addirittura i 30 punti percentuali: si va dal 46,5% dell’Umbria, la regione con la copertura attualmente più alta, al 13,2% della Campania e al 13,9% della Sicilia.
Dove la povertà educativa è più forte dunque, si rimane indietro. E le prospettive per il futuro non sono certo incoraggianti: in base alle stime dalla Ong sui progetti in corso, le due regioni potrebbero non riuscire a raggiungere neanche il 33%. Eppure, sono la seconda e la terza regione per incidenza dei bambini 0-2 sulla popolazione, ma con alti tassi di povertà minorile e dispersione scolastica.
Anche nel settore della sanità neonatale si riscontrano gravi disuguaglianze. I pediatri sono troppo pochi, i dati di due anni fa parlano di uno ogni 993 bambini.
Nel 2023 i posti letto nelle terapie intensive pediatriche erano del 44,4% in meno rispetto agli standard europei e distribuiti in maniera non omogenea. Il centro Italia risulta quasi in linea, al nord i posti letto dovrebbero aumentare del 73%, al sud invece per raggiungere gli standard europei l’incremento dovrebbe essere del 205%.
Altro dato poco incoraggiante dello studio, che tutti conosciamo da anni ma del quale non si riesce a invertire la rotta, riguarda la denatalità. I minori tra 0 e 2 anni rappresentano attualmente appena il 2%
della popolazione nazionale e la disparità tra generazioni è destinata a crescere anche in futuro.
Secondo previsioni Istat, se oggi i minori sono il 15,3% della popolazione, nel 2050 saranno il 13,5% e gli over 65 passeranno dall’attuale 24% al 34,5%. Nel 2023 è stato poi raggiunto un nuovo record: 37.890 nuovi nati in tutto l’anno, mai così pochi.
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