Lavoro

Inea più Cra, e addio precari

Inea più Cra, e addio precariUna protesta dei ricercatori

Il caso I due istituti si fondono: a rischio 600 ricercatori. L'allarme di sindacati e Cinquestelle. Uno dei due enti è molto indebitato, l’altro è ricco di immobili: unirli serve solo a far cassa?

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 1 novembre 2014

L’allarme è stato lanciato ieri da Cgil, Cisl e Uil: la fusione di Cra e Inea è sbagliata, la legge di stabilità vuole fondere due istituti che hanno compiti e missioni diverse solo per tagliare i costi, mettendo a rischio la ricerca nel campo agricolo e alimentare proprio nell’anno dell’Expo di Milano (il cui tema è il cibo).

Il Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) e l’Istituto nazionale di economia agraria infatti dovrebbero essere presto fusi insieme, come prevede l’articolo 32 della legge di stabilità. Ma non sono solo a rischio le produzioni di questi due enti: è in pericolo anche parte del personale. «Sono 600 i ricercatori che in forza di questo nuovo assetto da gennaio potrebbero perdere il posto», denunciano i Cinquestelle della Commissione Agricoltura della Camera.

«Dalla fusione Cra-Inea nascerà un ente fortemente indebitato che dovrà comunque ridurre con un taglio lineare il 50% delle sue sedi e si vedrà ridotto il budget di altri 3 milioni di euro – spiegano i deputati del M5S – E i ricercatori precari? Rimane una grande spada di Damocle che pende sulle loro teste. Infatti per loro è stato inserito solo un blando tentativo di tutelarli, ponendo qualche tiepida affermazione all’interno del parere sulla legge di stabilità, che non modificherà il testo».

Perché tutto questo? Secondo i Cinquestelle ci sarebbe anche la volontà di appianare i forti debiti dell’Inea attraverso la messa a frutto del ricco patrimonio immobiliare del Cra. «Non vorremmo – sostengono i pentastellati – che il ministro dell’Agricoltura Martina possa essere ricordato come quello che spazza via i forestali e la ricerca pubblica in agricoltura e che dietro questo accorpamento si nasconda l’intento di nascondere le responsabilità politiche che hanno determinato il grave dissesto finanziario dell’Inea, sul quale noi chiediamo che venga fatta piena luce».

Se i sindacati chiedono al Parlamento di riconsiderare la fusione, evitando di creare nuovi precari nel pubblico impiego e in special modo nella ricerca, il Movimento 5 Stelle chiede di «stralciare l’articolo 32 della legge di stabilità»: «È così – dicono rivolti al premier Renzi –che il governo vuole tutelare uno dei settori più importanti per l’economia italiana e per il Paese? Alla Leopolda si è fatto un gran parlare di slow food e chilometro zero: ma è questo il vero volto del Pd e dell’esecutivo».

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