Internazionale

Indulto al pedofilo, un pasticcio bilaterale

Marocco-Spagna Dopo la scarcerazione di Daniel Galván Viña è crisi diplomatica tra Rabat e Madrid

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 7 agosto 2013

La scarcerazione di un pedofilo di nazionalità spagnola e origine irachena ha fatto scoppiare una gravissima crisi diplomatica fra Rabat e Madrid. Daniel Galván Viña, 63 anni, era stato condannato nel 2010 per aver violato almeno dieci bambine e un bambino fra i 3 e i 15 anni. Il tribunale marocchino aveva applicato per lui la pena più severa mai comminata per un reato del genere – 30 anni. Durante il processo, Galván arrivò a rispondere in arabo al giudice che gli chiedeva perché andava in Marocco a compiere quel tipo di delitto che lì «non costano caro e tutto si ottiene con i soldi», provocando l’indignazione degli astanti. Pare che l’uomo fosse famoso per le sue feste infantili a cui invitava tutte la famiglie del quartiere povero dove viveva, guadagnandone la fiducia.

La crisi è esplosa quando, dopo la visita commerciale di qualche giorno fa capeggiata dal sovrano spagnolo Juan Carlos al suo omologo marocchino Mohammed VI, gli spagnolo chiesero – questa la versione ufficiale – di concedere l’indulto ad alcuni prigionieri spagnoli e di farne trasferire altri alle carceri spagnole in virtù di un accordo bilaterale fra i due paesi (e della nota “amicizia” fra i due sovrani). Per la costituzione marocchina, il re può concedere arbitrariamente l’indulto e normalmente lo fa il giorno dell’anniversario della sua ascesa al trono nel 1999, che cade proprio in questi giorni.

Sembra che per compiacere i potenti vicini del nord (con cui stavano chiudendo ricchi affari), le due liste siano state fuse da qualcuno dell’entourage reale e il re abbia concesso l’indulto a tutti – mentre Galván era solo l’ultimo della lista dei trasferibili. Non appena la cosa è divenuta di pubblico dominio, si sono scatenate rivolte in piazza a Rabat. È la prima volta che le decisioni di Mohammed VI sono criticate dall’opinione pubblica. Il re, colto alla sprovvista, ha tentato di reprimere duramente le rivolte. Ma pochi giorni dopo ha fatto una inedita marcia indietro. Dicendo di essere stato male informato, ha annullato l’atto di indulto per Galván. Ma nel frattempo l’uomo, che aveva ottenuto dall’ambasciata spagnola il passaporto in un tempo record, aveva già lasciato il paese e si alloggiava in un hotel di Murcia. Il ministero degli interni spagnolo, messo sull’allerta ancora prima che il Marocco facesse ufficialmente richiesta di estradizione attraverso l’Interpol (cosa che è avvenuta solo due giorni fa), lo aveva rintracciato. Galván, che ieri ha raccontato al giudice e al suo avvocato marocchino di essere stato sorpreso per l’indulto, è già stato arrestato e proprio ieri sera il giudice ha decretato il carcere preventivo in attesa di risolvere l’imbroglio legale. La Spagna non estradita i suoi cittadini verso il Marocco, e in virtù di un accordo bilaterale ottiene la possibilità di far scontare nelle proprie carceri le pene comminate dal paese nordafricano. Il problema è che non esistono precedenti dell’annullamento di un indulto: per cui sono aperte tutte le possibilità, tra cui anche quella che l’arresto venga considerato nullo e che Galván venga liberato.

A ingarbugliare ancor più la questione il fatto che forse Galván, ex militare in Iraq, ed ex insegnante d’arabo all’università di Murcia, ha collaborato con il Servizio segreto spagnolo, che a sua volta era incolpato dal governo marocchino dell’errore in un primo tentativo di scaricare le responsabilità. L’informazione non è confermata, ma Izquierda Unida ha chiesto al governo di chiarire. Galván non ha pagato un euro della multa comminatagli (circa 5000 euro a vittima).

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