Indagini sui restauri della chiesa. A rischio il carcere Mamertino
Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami al Foro romano Gli ultimi interventi del Mibac e del Vicariato. «Sono stati i tarli o le infiltrazioni d’acqua» ipotizza l’architetto Francesco Scoppola
Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami al Foro romano Gli ultimi interventi del Mibac e del Vicariato. «Sono stati i tarli o le infiltrazioni d’acqua» ipotizza l’architetto Francesco Scoppola
Il giorno dopo il collasso del tetto della Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, nella zona del Foro romano, si lavora alla ricerca delle cause e alla messa in sicurezza prima dell’arrivo delle piogge. Rispetto alla controsoffittatura lignea del Seicento dell’edificio venuta giù, l’ipotesi in campo più probabile resta il cedimento di una delle capriate del tetto. Ancora da chiarire le cause.
NEL 2012 erano stati fatti alcuni interventi anche alla copertura dell’edificio. Il ministero dei Beni culturali ha sottolineato che «quel lavoro fu fatto bene» ma alcune travi e tiranti erano inaccessibili proprio a causa del soffitto intarsiato. Un nuovo intervento conservativo, sulla facciata e sul tetto, c’è stato nel 2015 a cura del Vicariato, proprietario della chiesa. «Se i controlli al tetto erano stati fatti? Credo proprio di sì» ha spiegato il cardinale Francesco Coccopalmerio.
IL MIBAC avvierà un’ispezione presso la soprintendenza Speciale di Roma per acquisire la documentazione relativa alle caratteristiche e alle tipologie di interventi eseguiti negli ultimi anni. Analoga iniziativa è stata presa anche da parte della soprintendenza Archeologica. La procura di Roma, intanto, indaga per disastro colposo, l’area è sotto sequestro. I Vigili del fuoco hanno già inviato a piazzale Clodio la loro relazione.
«QUEL CHE È SUCCESSO è con ogni probabilità connesso al deterioramento di un solo, singolo elemento di una capriata. E la causa più probabile sono gli insetti xilofagi, i tarli, oppure la marcescenza del legno dovuta a perdite e infiltrazioni», è l’ipotesi dell’architetto e restauratore Francesco Scoppola, primo dirigente del Mibac. «Il clima quasi tropicale – ha aggiunto – col caldo umido di questa ultima estate, con precipitazioni improvvise che le gronde non più sistematicamente tenute sgombre non arrivano a smaltire, sul legno inanimato ha certamente portato una accentuazione di questi fenomeni». Scoppola, sull’Osservatore romano, rileva poi che i controlli nelle chiese non sono più capillari: «Le manutenzioni odierne, vincolate alla logica del mercato, che impone contenimento della spesa e massimo profitto, sono sporadiche, discontinue, episodiche. A volte vengono procrastinate se troppo costose o se si avvicina il momento del rifacimento totale». Infine: «Travi molto lunghe non se ne lavorano più col risultato che, per tutti i tetti restaurati negli ultimi decenni, se cede l’elemento di una capriata viene giù tutta la porzione del tetto che questa sosteneva o collaborava a sorreggere».
A REPERIRE LE LUNGHE TRAVI di legno, quasi introvabili, ci vogliono pensare gli artigiani romani, in particolare i falegnami. Sono pronti a ricostruire il tetto a cassettoni della chiesa oppure, se non fosse possibile, sono disposti a fare una raccolta fondi a patto che l’edificio venga restaurato nel più breve tempo possibile. Un impegno sottoscritto ieri da Michelangelo Melchionno, presidente della Cna di Roma.
LA MESSA IN SICUREZZA ieri è andate avanti a oltranza. I Vigili del fuoco procedono con cautela per evitare piccoli crolli o distacchi. Nel pomeriggio è stata recuperata la tela di Carlo Maratta La natività, portata in Laterano. In salvo, intatto, anche il crocifisso ligneo del Cinquecento. Recuperati tutti i 25 oggetti d’arte più importanti. Lievissimi danni ad alcuni candelabri. Si procede con la copertura per proteggere il sito da pioggia e intemperie. Finita la messa in sicurezza, si completerà il recupero di tutti i manufatti attualmente non trasferibili incluse le parti del soffitto ligneo, su cui si può avviare il restauro.
ALTA L’ATTENZIONE per il sottostante Carcere mamertino: «Non ha danni significativi ma c’è stato un impatto dinamico importante che non avrebbe dovuto subire. C’è un sovraccarico e dobbiamo fare in modo che con le acque non diventi ulteriormente gravoso», ha spiegato il comandante dei pompieri, Marco Ghimenti.
IL MINISTRO dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, ha commentato: «Ci sono luoghi, strutture, infrastrutture di proprietà statale o di altri, dove entra il pubblico, che vanno mappati, protetti e messi in sicurezza, a prescindere da chi sia il proprietario». Nell’ultimo Consiglio dei ministri, dopo il crollo del ponte Morandi, sarebbe stato ipotizzato di procedere a una mappatura dei luoghi a rischio, includendo anche quelli di interesse e valore culturale. L’ipotesi, che potrebbe essere valutata nella prossima riunione del Cdm, è di introdurre nella cartina dettagliata del rischio, da stilare, anche i beni di proprietà della Chiesa.
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