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«Indagini su singoli elementi delle organizzazioni umanitarie»

«Indagini su singoli elementi delle organizzazioni umanitarie»

Arrestiamo umani Il procuratore di Trapani: «Ong si muovono solo per motivi umanitari, salvare non è reato»

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 11 maggio 2017

«Alla procura di Trapani non risultano contatti telefonici diretti tra trafficanti e Ong». Il procuratore aggiunto Ambrogio Cartosio aggiunge più di un tassello importante per l’inchiesta avviata dalla commissione Difesa del Senato sull’attività delle organizzazioni umanitarie impegnate nei salvataggi di migranti. Mettendo per di più un punto fermo alle tante illazioni circolate negli ultimi due mesi e in particolare per quanto riguarda comportamenti che potrebbero far ipotizzare a chi indaga il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: se ci sono stati, ha spiegato ieri il magistrato ai membri della commissione, «coinvolgono non le Ong come tali, ma persone fisiche delle Ong». Chiarezza, dunque, necessaria a liberare il campo da pericolose generalizzazioni utili solo a chi vuole fare speculazione politica.

Per la sua importanza l’audizione del procuratore Cartosio era tra le più attese. La procura di Trapani indaga infatti da mesi sui presunti contatti tra trafficanti di uomini e Ong impegnate nel Mediterraneo. Indagini andate avanti finora «in silenzio assoluto», come hanno sottolineato gli stessi magistrati siciliani dopo che i sospetti avanzati del collega di Siracusa Carmelo Zuccaro sono esplosi con clamore su tutti i media. Ma soprattutto basate non su sospetti, ma su intercettazioni telefoniche, verbali con le testimonianze rese agli inquirenti da migranti dopo il salvataggio e da disgraziati costretti dai trafficanti a trasformarsi in scafisti improvvisati. Ma, soprattutto, forte di atti di polizia giudiziaria spendibili in un eventuale futuro processo. «registriamo casi in cui soggetti ce si trovano a bordo delle navi sono evidentemente al corrente del luogo e del momento in cui arriveranno i migranti», spiega il magistrato, aggiungendo che «in qualche caso qualche intervento delle Ong è avvenuto senza l’intesa con al Guardia costiera, senza informarla e senza avere contatti». La segnalazione sarebbe comunque avvenuta subito dopo il salvataggio.

Bastano questi comportamenti per far parlare di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina? «L’articolo 54 del Codice penale – ha ricordato Cartosio – prevede la causa di giustificazione dello stato di necessità. Se cioè la nave di una Ong, o un mercantile o un mezzo della Marina militare o un peschereccio viene messo al corrente del fatto che c’è un’imbarcazione con a bordo persone che rischiano l’annegamento, questa imbarcazione deve essere soccorsa, indipendentemente da dive si trova, e questo principio travolge tutto, norme sancire da carte solenni e leggi varie. Se viene commesso un reato non è punibile perché commesso al fine di salvare la vita umana». Importante quindi è stabilire con certezza le modalità degli interventi di salvataggio.

Gli scenari sui quali devono muoversi gli inquirenti sono resi più complessi anche dalla presenza di numerosi attori. Come ad esempio, ha spiegato Cartosio, «elementi delle forze dell’ordine libiche pronti a farsi corrompere». Il magistrato ha riportato la testimonianza resa poco più di un mese fa da due migranti algerini, che hanno raccontato «di una partenza dalla Libia ’assistita’ da soggetti che sulle spalle avevano la scritta ’polizia’ e che li avrebbero scortati fino in mare aperto. Qui – ha proseguito il magistrato – il gommone sarebbe stato intercettato e fermato da una nave che i migranti dicono appartenere alla Guardia costiera libica o alla Marina libica: un militare sarebbe salito a bordo armato di pistola e avrebbe sparato un colpo in aria provocando l’intervento del gommone della polizia ne sarebbe nata uan discussione molto animata: secondo i migranti la richiesta era quella di avere dei soldi per permettere di far continuare il viaggio».

Il magistrato ha infine escluso che i finanziamenti delle Ong possano avere una provenienza illecita. «escludo anche – ha concluso . che gli interventi di soccorso delle organizzazioni possano avere finalità diverse da quelle umanitarie».
«Il procuratore di Trapani ha in sostanza ridimensionato le accuse di quello di Catania», ha commentato l’audizione Carlotta Sami, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. «Purtroppo in Italia si sovrappongono molte agende politiche legate alla campagna elettorale che è già in corso, tant’è vero che la bagarre sul ruolo delle Ong è stata praticamente ignorata dai media internazionali». Di «gran polverone» ha parlato invece il viceministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Mario Giro. «Non vorrei – ha aggiunto – che tutto questo servisse a stendere un velo di sospetto su tutti quelli che si occupano degli altri: è importante che la società civile rimanga indipendente»

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