Visioni

Indagine filosofica sulla condizione umana

Indagine filosofica sulla condizione umana«Atlantis cap.2» – foto di Stefano Vaja

A teatro La compagnia della Fortezza diretta da Armando Punzo porta in scena il nuovo spettacolo "Atlantis cap.2"

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 3 agosto 2024
Gianfranco CapittaVOLTERRA (PISA)

Armando Punzo lavora da molti anni con i detenuti del carcere di Volterra, e la sua attività ha oltrepassato ormai per fama anche i confini nazionali. Quest’anno il tema dello spettacolo è dato dal titolo: Atlantis cap.2, che come una indagine filosofica scava e indaga nella condizione umana con l’aiuto di scienziati e filosofi. Anche se il «messaggio» più straordinario rimane sempre la passione, e la foga, con cui i detenuti della Fortezza volterrana, danno corpo e soffio vitale a suggestioni, evocazioni, che il regista/autore fa balenare dalla loro storia e condizione.

L’ELEMENTO che resta più forte, a chi alla Fortezza si avvicina per l’occasione, è la dedizione che gli attori/detenuti elaborano e mostrano in questa settimana di caldo equatoriale, offrendo ai visitatori una forza e una volontà più robusta di ogni «evasione«. Tutti schierati all’inizio nel tradizionale cortile al centro della fortezza, che questa volta viene, a differenza delle origini, abbandonato, per inoltrarsi nel dedalo di corridoi e celle che sono il loro habitat di costrizione abituale, e appaiono qui come «scherzose» follie della mente che le ha predisposte a scopo punitivo prima ancora che espiatorio.
Punzo al centro del gruppo srotola testi, nomi, citazioni, apparentemente disparate, ma che evidentemente in quella economia di discorso fungono da precise indicazioni. Dall’artista Gauguin allo scienziato elettrico Tesla, al teologo Ernst Bloch: sono le «assi» su cui procedere contro il principio di realtà, verso il dominio preferenziale dell’utopia. Tutti compuntamente abbigliati di nero, cappello compreso, con sorprendenti momenti di rottura che presto si ricompongono. Con i loro irreali, elegantissimi costumi di una serata marziana, nell’abbigliamento come nei gesti.

QUELLO ORCHESTRATO da Punzo è un rito «altro», luogo insieme di speranza e di denuncia, come l’utopia richiede. Tanto più impressionante, questa volta, in cui è stato definitivamente abbandonato il grande cortile della Fortezza. Ora bisogna inoltrarsi in profondità nel ventre della «balena», la storica fortezza medicea che si apre minacciosa con i suoi angoli reconditi, mentre ci si inoltra per livelli successivi nel suo cuore senza fine, miniera dal tesoro impossibile, meandro di una umanità sprofondata, da cui solo il pensiero o l’utopia può tentare di risalire. O, come nel caso dei protagonisti della performance, col teatro trovare l’occasione e la possibilità di un contatto col mondo «di fuori», che dentro deve entrare per far scattare quella scintilla di umanità in cui gli esseri umani può riconoscersi e comunicare. E che si scioglie nel grande applauso (liberatorio, complice, e con una venatura di imbarazzo) con cui il pubblico abbraccia lo spettacolo e i suoi protagonisti, a differenza dei quali può provare poco dopo il brivido: il ritorno alla libertà fuori di quelle spesse mura.

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