Cultura

«Incorreggibili», mappa letteraria di Paola Moretti

«Incorreggibili», mappa letteraria di Paola Moretti

Memoir Jane Bowles, Fleur Jaeggy, Elfriede Jelinek e Clarice Lispector sono le quattro autrici eccezionali che fanno da guida e tramite per l'autrice di questo romanzo edito da 66thand2nd

Pubblicato circa un mese faEdizione del 30 agosto 2024

Come si racconta il dolore? Soprattutto, come si raccontano la perdita, i cambiamenti, il vuoto, l’andare e il tornare? Come si dice del restare, quando il restare è quiete e tormento, è un divenire, è un tempo che muta con noi e ci modifica? Uno dei pochi modi possibili è trasformare l’evento, la propria biografia, i propri passi in fatto letterario. Anche la più grande trasformazione, il più lungo viaggio, la perdita più accecante finiscono per non esistere se non si trova il modo di raccontarle. Ognuna e ognuno di noi con la propria vicenda, più o meno grande, destinata a dissolversi se nessuno la porta all’orecchio o all’occhio di qualcun altro.

PAOLA MORETTI crede nel potere delle parole e della letteratura, e allora ogni istante di un dato periodo, ogni tormento, può e deve essere fissato, tra una casa e l’altra, tra Roma e Berlino, su un furgone pieno di cose, materiali oppure no, importanti o futili, partendo da sé e da altri libri e storie di quattro scrittrici molto amate, meravigliose. Da qui, da qualcosa che si agita al centro della scrittrice, parte Incorreggibili (66thand2nd, pp. 128, euro 15). Jane Bowles, Fleur Jaeggy, Elfriede Jelinek e Clarice Lispector, queste quattro autrici eccezionali sono guida e tramite per Moretti.

LE QUATTRO MERAVIGLIOSE e autorevoli presenze, con naturalezza, rappresentano le chiavi per raccontare le proprie vicende ma anche per fare vera e propria critica letteraria. Moretti passa dai loro libri alle loro biografie e così va e viene da sé. Incorreggibili è di conseguenza anche un agile saggio, perfino un invito a rileggere, confrontarsi, o leggere per la prima volta scrittrici molto diverse tra loro ed eccezionali, ciascuna a suo modo. «La loro poetica è l’espressione artistica delle mie maggiori preoccupazioni», scrive Moretti, e con l’unità di misura della loro poetica traccia una cartografia, uno schedario, un archivio, un breviario minimo, uno stradario della vita e degli attraversamenti.

Moretti mentre scrive di sé ha bisogno di un corrimano a cui tenersi, e ognuna delle sue autrici è una rampa da salire o da scendere. Il corrimano che salva come scrive Szymborska in una celebre poesia. Moretti scrive di disperazione, di silenzio, di scrittura, cose a cui avvinghiarsi per uscire da qualcosa (forse), per entrare in qualcos’altro, che è il divenire, che è il dove si cresce, dove si cambia nuovamente, dove si ritorna in qualche modo a sé, un sé che ruota che non può essere mai soltanto l’inizio, anche se è una origine, anche se rappresenta una partenza.

L’AUTRICE HA UN OTTIMO controllo della scrittura così anche l’emozione più forte passa nel racconto in maniera equilibrata, così ci raggiunge. Un libro di cose perdute: un padre, una amica cara, un amore e alcuni oggetti, che lo sappiamo – in alcuni casi – valgono quanto un affetto, sono un affetto. È una mappa letteraria questo libro, attraversata mentre la si scrive, alla fine del percorso, con un po’ di timidezza e stupore, Moretti si sente tornata e noi con lei.

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