La primavera del 1978, con le lunghe settimane che separano la strage di via Fani al ritrovamento del corpo di Aldo Moro in via Caetani, rappresenta un punto di svolta, un trauma irrisolto dell’Italia e della sua memoria collettiva. È una vicenda, questa, attraversata da un corpus infinito di storie e da una galassia di voci, leggende e ricostruzioni fittizie. Attorno a quegli eventi si accampano congetture e si immaginano possibilità.

IMMAGINI, EPISODI e ricostruzioni più o meno alternative sono contenuti in libri e nei documenti politici, nelle pagine di giornale e nei verbali di polizia, nei fogli politici e nelle relazioni delle commissioni di inchiesta che si sono succedute. Sono tracce affascinanti perché contengono, spesso in forme indistinguibili e impossibili da risolvere, quello che è stato e quello che non è potuto essere, quello che si immaginava potesse accadere e quello che è accaduto, cosa abbiamo visto e cosa si è mosso dietro le quinte.
Da questa matassa di narrazioni, trame e mitologie non potevano prescindere i Wu Ming, la band di scrittori da oltre vent’anni esplora con la forma della letteratura e con la scrittura ibrida le possibilità del racconto e la potenza della creazione di mondi. Accadde che proprio nell’anno fatidico l’Italia venne investita da una ondata di avvistamenti di oggetti volanti non identificati. Questa miriade di incontri ravvicinati fa da sfondo a Ufo 78 (Einaudi, pp. 520, euro 21). Il romanzo è ambientato in quei giorni ma è una storia raccontata con il senno dell’oggi, rievocata al passato dal punto di vista dei giorni nostri in una specie di ricostruzione ex post che comprende anche una bibliografia immaginaria molto più consistente e verosimile di tante pubblicazioni reali sull’argomento.

Il motore della vicenda, trait d’union tra molti dei livelli che la compongono è il personaggio dell’antropologa e ricercatrice Milena Cravero: coscienza critica in un mondo maschile e patriarcale. Maschi sono gli ufologi che inseguono visitatori spaziali, maschi sono i fascisti che si insinuano negli anfratti delle Alpi Apuane e nei sotterranei della strategia della tensione, maschi sono i protagonisti della vicenda politica più generale.

LA STORIA non camminerebbe se non ci fosse lo sguardo curioso e non pacificato della donna. C’è anche Martin Zanka, scrittore di fanta-archeologia in cerca d storie. «La sfida del narrare – segnalano gli autori – è raggiungere la verità affrontando l’ineffabile, si trattasse anche di lupi mannari e dischi volanti», Zanka si imbatte tramite il figlio finito invischiato nell’eroina in una comune che diventa comunità di recupero: da rifugio collettivista a industria della salvezza. La storia incappa in un crinale tipico di quella stagione: la domanda di liberazione che si trasforma in reclusione, la voglia di comunità che diventa ricerca di immunità.

Questa ricerca dell’altrove è una delle chiavi di lettura di Ufo 78. Interpretazione comune vorrebbe che gli avvistamenti di dischi volanti si moltiplichino in un momento storico in cui c’è voglia di evasione. Ci si entusiasma ad esempio quando sopra i cieli di Torino compare un dirigibile marchiato Goodyear «in un anno che di buono aveva ben poco. L’indomani sarebbe ricominciato il processo alle Br, e sarebbero ripartite pure le ‘drammatiche ore’, la ‘vita di Moro appesa a un filo’, la ‘necessità di isolare i violenti’, lo ‘spettro della crisi’, la ‘piaga dell’eroina’». Ma questa voglia di evasione rimanda anche alla campagna stampa che in quei mesi avrebbe condotto al riflusso, allo Scenario circolato sulle pagine dei direttori dei giornali secondo il quale la gente si era stanca di conflitti, violenze e ideologie e avrebbe voluto tornare al privato, fuggire dall’impegno, rifugiarsi nel consumo.

AL CONTRARIO, gli autori rimandano agli archivi della fantascienza sociale e dell’ufologia radicale, dalla rivista Un’ambigua utopia, fondata proprio nel 1978 da Antonio Caronia, agli avvistamenti situazionisti degli anni Novanta di Men In Red. Dunque, «incanto e impegno non sono alternativi»: anzi, occorre «un’alleanza tra fantasia e ragione». Perché anche se non verranno i marziani a portarci via: i nasi all’insù, a scrutare il cielo, servono a riconnettersi l’un l’altro e a guardare da una prospettiva diversa le vicende del pianeta terra.