Inceneritori, scontro Costa-Salvini
Rifiuti «Non darò mai l’autorizzazione a nuovi impianti», dice il ministro dell'ambiente. Lo scontro nel governo si allarga al caso Sicilia
Rifiuti «Non darò mai l’autorizzazione a nuovi impianti», dice il ministro dell'ambiente. Lo scontro nel governo si allarga al caso Sicilia
Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ieri ha rilanciato la seconda campagna pro inceneritori, dopo quella avviata lo scorso novembre, innescando così un nuovo fronte di scontro con gli alleati di governo, i 5S. «Il ministro dell’Ambiente dice che i termovalorizzatori non convengono – ha commentato ieri pomeriggio il leader della Lega -. Non vorrei che mezza Italia ritornasse in emergenza rifiuti perché qualcuno pregiudizialmente dice no a valorizzare i rifiuti trasformandoli in energia. È una posizione preconcetta». In mattinata, al G7 di Parigi, aveva già sentenziato: «I no ai termovalorizzatori sono assolutamente senza senso, siamo l’unico paese occidentale che spende soldi per mandarli in Germania, Francia, Olanda. Mi sembra fuori dal mondo». Per poi tirare fuori in modo strumentale i traffici illegali: «Lo smaltimento illecito dei rifiuti ce l’hai se i rifiuti non li valorizzi». Gran finale dedicato ad alimentare le paure:«L’emergenza in Sicilia, il rischio di nuove crisi in Campania e a Roma. I rifiuti o li differenzi o li valorizzi o li mangi».
Un attacco in grande stile, senza mai nominare le multiutility del nord che, con il crescere della differenziata (la media italiana è al 52%) rischiano di rimanere senza materia prima. «Il ministro Salvini insiste sui termovalorizzatori? Insisto anche io a dire che sono inutili», la replica del collega all’Ambiente, Sergio Costa. «Sono fortemente contrario – ha proseguito – non per una questione ideologica ma tecnico-economica. Andiamo verso il 2030, data entro cui la Ue ci chiede di portare la differenziata all’85%. Per fare un termovalorizzatore occorrono sette, otto anni e 20 anni per il piano di ammortamento. Mi chiedo che cosa daremmo da mangiare a questi termovalorizzatori». A novembre, Costa aveva già messo in chiaro: «Il Veneto ne ha chiusi due e la Lombardia sta per chiuderne quattro perché la differenziata cresce». Il progetto del Carroccio, quindi, potrebbe funzionale solo bloccando i piani di riconversione basati sull’economia circolare, su cui spinge Costa, e tenendo la differenziata intorno al 40%.
Se cinque mesi fa Salvini aveva tirato fuori il tema dal cilindro senza alcun preavviso, questa volta è stata la Sicilia a offrire un appiglio grazie al Piano regionale rifiuti, arrivato al ministero dell’Ambiente per la Vas. La relazione con cui è tornato indietro a Palermo è una bocciatura. Ma in una delle valutazioni tecniche, preso atto degli alti livelli di indifferenziato e l’impossibilità (dettata dall’Europa) di aprire discariche, si è indicato come conseguenza inevitabile la costruzione di due inceneritori. Una presa d’atto e non una indicazione esecutiva. Esplosa la polemica, Costa mercoledì ha messo in chiaro: «Ho dato mandato immediato al Capo di gabinetto e al Segretario generale di aprire un’istruttoria amministrativa interna per conoscere chi abbia violato la mia direttiva politica. Mai e poi mai avrei proposto quanto letto nelle deduzioni nell’ambito della Vas del piano regionale rifiuti». Quindi niente temovalorizzatori in Sicilia ma «politiche di prevenzione della formazione dei rifiuti, incremento della raccolta differenziata, esaustiva individuazione dei flussi». Tornare agli inceneritori, del resto, non è possibile. Le direttive europee sui rifiuti e la Circular Economy, approvate l’anno scorso, prevedono il livello di riciclo dei rifiuti al 55% nel 2025, al 60% nel 2030 e del 65% nel 2035 (la media italiana è al 42%). Nel 2035 la raccolta differenziata dovrà arrivare almeno al 75%. Lo smaltimento in discarica non dovrà superare il 10%, la media nazionale è del 26% con regioni in forte ritardo come Molise (90%), Sicilia (80%), Calabria (58%). Costa ieri ha poi annunciato: «Saremo i primi in Europa ad applicare da giugno la direttiva che prevede il divieto di utilizzo della plastica mono uso a partire dal 2021. Siamo stati noi a volerla, vogliamo essere i primi ad applicarla».
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