In viaggio tra antichi monti e mari ventosi
Scaffale «Confessioni, venture e sventure di uno skipper fortunato» di Nino Finauri e «Il Mani del Pelopponeso» di Corrado Donati
Scaffale «Confessioni, venture e sventure di uno skipper fortunato» di Nino Finauri e «Il Mani del Pelopponeso» di Corrado Donati
Vento e salsedine, spiagge, coste e scogliere sono gli elementi fondamentali di due testi di recente uscita (Il Mani del Peloponneso. Un viaggio in pantofole, Corrado Donati, Metauro Edizioni, pp. 49, euro 8.00; La lezione del mare. Confessioni, venture e sventure di uno skipper fortunato, Nino Finauri, Aras Edizioni, pp. 352, euro 16) che profumano di mare e che ne riecheggiano le onde, la rasserenante bellezza e talvolta le inquietanti sfuriate.
NEL PRIMO, Corrado Donati descrive la Penisola del Mani, nel Peloponneso in una sorta di diario personale, per attraversarla con tempi lenti e senza la pretesa di vedere tutto (da qui il viaggio in pantofole del titolo), tra piccole chiese e monasteri, affreschi bizantini, castelli e rovine, che evocano millenni di storia, dai poemi omerici fino alla dominazione veneziana e in seguito quella ottomana.
Questi luoghi in gran parte inospitali perché aridi e rocciosi e separati dal resto della Grecia dal massiccio montuoso e impervio del Taigeto, hanno reso difficile la creazione di insediamenti umani ma hanno anche così difeso gli abitanti da ingerenze e invasioni, lasciando l’impronta di una Grecia autentica che il turismo non ha ancora del tutto trasformato.
Impervi sentieri di trekking tra alte e brulle montagne punteggiate di olivi che contrastano col blu del mare sottostante, pareti scoscese di roccia, antiche mulattiere di pietra, uliveti e case a torre tipiche della civiltà maniota costituiscono il paesaggio inconfondibile del Mani, così come gli abitanti sono accomunati da una distintiva fierezza per la propria terra e le proprie usanze, unita a uno squisito senso dell’ospitalità.
LA PICCOLA GUIDA conduce per mano il visitatore anche alla scoperta delle botteghe di prodotti tradizionali in cui si vendono ottimo olio dal gusto fruttato e foglie di cappero in salamoia per squisite insalate, delle tipiche e accoglienti ouzerie e pasticcerie, dove oltre alla fresca e ben nota bevanda greca all’anice imperdibili sono gli yogurt guarniti alla ciliegia o al caramello, fino ai bistrò e alle taverne che offrono semplici e saporiti piatti della cucina tradizionale.
In questo breve ma intenso vademecum, Donati fa riscoprire tutto il fascino di una Grecia «vintage», che Patrick Leigh Fermor, a suo giudizio più grande scrittore di viaggio dei nostri tempi, scelse come luogo di buen retiro insieme alla moglie Joan e i cui scritti testimoniano il significato più alto del viaggio come avventura della coscienza e della conoscenza di luoghi dell’anima e delle nostre radici spirituali.
Su più vasta scala, un simile microcosmo ricchissimo di luoghi di interesse naturale, storico e artistico lo si ritrova nel Mediterraneo che Nino Finauri ha esplorato nei suoi trent’anni di navigazione in barca a vela, e che l’autore della Lezione del mare presenta nelle sue «Confessioni, venture e sventure di uno skipper fortunato».
IN UN SUSSEGUIRSI di trentasette racconti «veloci come il vento», Finauri rievoca episodi di vita marinaresca associandoli a eventi intimi e personali, accompagna consigli ed esperienze maturate sul campo con riflessioni ecologiste ed esistenziali, rivelando come il contatto con il mare non possa mai lasciare indifferenti e porti sempre a galla la parte più recondita di sé che i lunghi mesi di vita in città tendono a tenere «sottocoperta».
Nato come manuale d’uso per skipper con suggerimenti di navigazione, il testo diventa con grande abbondanza di digressioni e ricordi anche diario personale, in cui il lato umano e fallace dello skipper prende il sopravvento e si apre a «confessioni bagnate dal mare e spettinate dal vento». E tutto attorno al Mediterraneo le sue coste, dalla Croazia alla Tunisia, dalla Sicilia alle Cicladi, perché, come l’autore rivela, adora certamente il mare, «ma senza le sue coste attorno che lo definiscono e che lo incorniciano sarebbe il luogo più desolato che si possa immaginare, senza storia, tempo, forma».
ALLORA, OGNI VOLTA che può lo skipper indossa gli scarponi da trekking, attracca e si addentra nella terraferma a piedi per scoprirne le genti, la storia, le tradizioni e le bellezze naturalistiche. Questo, e molto altro, emerge da una serie di racconti curiosi e avventurosi, comici e talvolta drammatici, meditativi, introspettivi o assurdi, rivolti non solo a naviganti navigati ma anche a coloro che non distinguono la prua dalla poppa, a quanti amano il vento, la schiuma delle onde, la vita all’aria aperta.
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