In viaggio lungo le vie italiane della seta
Cultura

In viaggio lungo le vie italiane della seta

Scaffale Nel libro di Maria Giuseppina Muzzararelli per Il Mulino, la storia dei luoghi e delle prime prospere manifatture
Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 4 agosto 2022

Forse non si studia più, ma un tempo, bambini a scuola, leggevamo la storia del trafugamento del misterioso baco da seta col suo bozzolo e dei semi del gelso, nascosti da un monaco dentro un bastone cavo di bambù; sul libro di testo il racconto era accompagnato da un disegno. E, cammina cammina, la coltura del gelso e del baco da seta si era diffusa dalla Cina, prima area di produzione, attraverso l’Asia fino a Bisanzio e da lì, attraverso il Mediterraneo, fino anche all’Italia.
Una via della seta dai percorso infiniti che popolava il mondo di manifatture pregiate. Dall’epoca dell’Impero romano ci si era innamorati di quel prezioso, lussuoso tessuto; e in fondo, a ben guardare, Bisanzio altro non era che la prosecuzione dell’Impero romano, almeno della sua pars orientis che era sopravvissuta alla crisi di quella occidentale. Anzi, l’imperatore Giustiniano si era sentito abbastanza forte da puntare alla riconquista del Mediterraneo dai barbari che ne popolavano le coste: i vandali in Africa, i visigoti in Spagna, gli ostrogoti in Italia.

UN SOGNO che si era trasformato in incubo foriero di distruzioni, soprattutto per la penisola, riconquistata ma indebolita e presto invasa dai longobardi. Tuttavia, almeno nell’area meridionale della penisola, i bizantini erano rimasti e fu proprio lì che impiantarono le prime prospere manifatture della seta, intorno al IX-X secolo. È da queste che comincia la storia della seta e dei suoi luoghi di produzione in Italia, tema del libro di Maria Giuseppina Muzzararelli Andare per le vie italiane della seta (Il Mulino, pp. 164, euro 12).
Il libro è parte di una bella collana di agilissime guide intitolate «Ritrovare l’Italia»: percorsi possibili per la mente ma anche, perché no, per il turismo. Scopriamo che i luoghi della seta sono innumerevoli: «Tutta l’Italia o quasi è intessuta di seta», come si intitola, in modo suggestivo, il primo capitolo. Si parte necessariamente dalla Calabria, all’avanguardia nell’introduzione della pregiata produzione; contemporaneamente, almeno dal X-XI secolo, la seta era arrivata anche in Sicilia, però con gli arabi, ed è a Palermo che venne realizzato il primo e principale capolavoro: il mantello del normanno Ruggero II, oggi esposto a Vienna, presso il Museo imperiale della Hofburg, che fu tuttavia realizzato nel 1133-34 da manodopera araba chiamata appositamente da fuori; all’epoca infatti il Vicino Oriente registrava la produzione più pregiata.
Muzzarelli ci parla successivamente di Lucca, vero centro di produzione e irradiazione per l’Italia centro-settentrionale, e poi di Bologna, Firenze, Venezia, Genova e altre città ancora, ognuna con le sue peculiarità.

È UNA STORIA TESTIMONIATA, in giro per l’Italia, da musei e tessuti, naturalmente, ma anche da edifici. È anche, in larga parte, una storia del passato: oggi l’industria della seta è tornata lì dove era cominciata, in Cina, accompagnata dall’India come centro di maggiore produzione. In Italia la manifattura della seta si è spenta insieme a tante altre forme di artigianato di alta qualità, nonostante, ci dice l’autrice, non manchino esperimenti per riportarla in vita in diverse aree, dal Trentino alla Calabria passando per il Veneto. La storia delle vie italiane della seta si arresta qui, di fronte a questi tentativi coraggiosi, al termine di un viaggio affascinante.

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