In Veneto, circolare per aderire alle linee della Siaarti
Si salvi chi può Facciamo finta che il numero delle macchine per la ventilazione meccanica non aumentino tanto quanto quello dei malati gravi di coronavirus. Che si fa? Di fronte ad un limite tanto […]
Si salvi chi può Facciamo finta che il numero delle macchine per la ventilazione meccanica non aumentino tanto quanto quello dei malati gravi di coronavirus. Che si fa? Di fronte ad un limite tanto […]
Facciamo finta che il numero delle macchine per la ventilazione meccanica non aumentino tanto quanto quello dei malati gravi di coronavirus. Che si fa? Di fronte ad un limite tanto stringente le idee possono essere diverse: si possono selezionare i malati cioè decidere dei criteri di priorità. Certi malati si ammettono e certi no. Oppure si potrebbe tirare a sorte.
O ancora applicare il principio che gli anestesisti vorrebbero ridiscutere e che gli inglesi chiamano “first come first served” cioè sarà curato non il primo che arriva ma chi ha più speranza di guarire.
Oppure come avviene nei naufragi si potrebbe dare la precedenza a donne e bambini cioè a certi soggetti ma non i più forti come propongono darwinianamente gli anestesisti ma i più deboli.
Definire dei criteri selettivi in una epidemia che ci sta succhiando vite umane e fiumi di denaro, è sempre odioso specialmente per noi che abbiamo l’art 32: tutti i malati hanno diritto di essere curati allo stesso modo. E per fortuna è il diritto l’unico criterio ammesso. Fino ad ora, ne sono orgoglioso, nel nostro Paese tutti i malati di coronavirus sono stati curati allo stesso modo.
La Siaarti la società scientifica che rappresenta gli anestesisti rianimatori ha prospettato l’eventualità che se si andasse avanti di questo passo non sarebbe più possibile curare tutti i malati di coronavirus e ci ha proposto una soluzione: “può rendersi necessario porre un limite di età all’ingresso in terapia intensiva. Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata, in un’ottica di massimizzazione dei benefici per il maggior numero di persone”.
Devo dire che pur riconoscendo a questo ragionamento una logica e una razionalità, alla fine però se penso alle complessità in gioco, alla difficoltà di decidere un’età, alla sommarietà di questo criterio, all’estrema complessità delle situazioni delle persone, alla fine mi convince poco.
E’ la solita storia del rapporto costi e benefici cara all’utilitarismo anglosassone e al più vieto economicismo lo stesso che ha messo in ginocchio proprio la sanità. Ciò che conta è la massimizzazione del risultato. Curare certi malati e non altri alla Siaarti alla fine sembra il male minore. Evitando di entrare nella logiche dei criteri, mi limito a dire che per i dilemmi morali come quelli prefigurati dalla Siaarti, la strada dell’utilitarismo non è l’unica, non è la più giusta, non è più morale di altre, non è esente da fallacie e da abusi, e anche se dà importanza ai numeri non è neanche tanto scientifica come si crede, vi sono altri criteri più adeguati alle complessità in gioco che la Siaarti non conosce ma che dovrebbe per amore della medicina prendere in considerazione.
A me interessa sollevare principalmente una questione politica. La proposta della Siaarti significa che durante l’epidemia di coronavirus l’art 32 viene come sospeso, esattamente come sono state sospese, con le ordinanze di Conte sul “restate a casa” le libertà personali dei cittadini.
La sospensione dell’art 32 significa che i medici sono autorizzati a curare i malati in modo diseguale. La domanda che faccio è semplice: chi decide la sospensione dell’art 32 la Siaarti cioè la scienza o la politica?
La Siaarti che di fatto si propone come medico, giudice, politico ha evidentemente una pessima opinione della politica, e pensa che la decisione di curare debba essere presa dentro le terapie intensive, non c’è alcun bisogno di informare i cittadini o di concordare qualcosa con gli altri, decidono tutto loro.
Il rischio che trovo pericolosissimo è quello di avere un medico che decide sulla scorta delle sue evidenze se far vivere o far morire.
Un alto funzionario della regione Veneto ha mandato una circolare ai direttori generali delle aziende e per conoscenza al governatore Zaia e all’assessore Lanzarin, invitandoli ad applicare in “modo omogeneo” il documento Siaarti al fine di evitare “strategie assistenziali e decisionali difformi nel territorio della regione”.
Siccome non si capisce se questa circolare sia stata concordata con il presidente della regione Veneto il presidente Zaia deve dare spiegazioni e comunque si tratta di un’iniziativa tanto pericolosa quanto irresponsabile che riguarda il governo. E chissà se i cittadini veneti ne sono informati.
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