Cultura

In un romanzo il lato oscuro dei talent show

In un romanzo il lato oscuro dei talent show

SCAFFALE «Viva il lupo», edito da Sellerio il nuovo lavoro di Angelo Carotenuto

Pubblicato un giorno faEdizione del 29 ottobre 2024

«Io penso che tu sia un grande talento, ma non sono sicuro che tu abbia la forza per stare dentro questo gioco». Troviamo queste parole nelle prime pagine di Viva il lupo (Sellerio, pp. 256, euro16), il nuovo lavoro di Angelo Carotenuto, già autore per lo stesso editore del romanzo sulla Lazio degli anni Settanta, Le canaglie. A pronunciarle è Gabriele Purotti, a tutti noto come «il Puro», il leader cinquantenne dei Dorita, storica rock band della scena indie italiana.

Il Puro, protagonista e io-narrante della storia, è da anni uno dei giudici del talent show musicale di successo «Viva il lupo» e, nelle audizioni, dopo aver ascoltato la toccante interpretazione di Ciao amore, ciao di Luigi Tenco da parte di una giovane ragazza di 16 anni, di nome Tete, con quelle parole e con il suo voto decisivo la elimina dal programma. La ragazza muore due giorni dopo. Viene travolta da un treno a un passaggio livello incustodito mentre è su un monopattino, indossando le cuffie e ascoltando musica ad alto volume. In seguito a questa notizia Puro perde la voce. Non può partecipare alle puntate finali del programma. Inoltre, il senso di colpa lo travolge e non gli dà pace.

QUELLO DI TETE è stato un incidente oppure il gesto volontario seguito al suo rifiuto? Ad aggravare la percezione dell’uomo sull’accaduto è l’arrivo per posta di una chiavetta usb con un file audio nel quale è registrato un messaggio della ragazza: «Hai detto che non mi hai visto pronta, ma pronta per cosa, non dovevi decidere se posso fare la star domani o il mese prossimo, dovevi solo dire se ti è piaciuto come canto». E poi, nelle ultime parole l’affondo più duro: «Dicono che in punto di morte ti scorre la vita davanti agli occhi. Meno male. Quando ti vedrò passare, potrò dirti di nuovo che sei stato stronzo».

Gravato da questo fardello sulle spalle e incapace di poter lavorare a causa di questo problema alle corde vocali di dubbia natura, Puro trascorre le sue giornate con l’obiettivo di conoscere ogni aspetto possibile dell’esistenza di Tete. È in particolare l’incontro con Ardo, il fratello della ragazza che passa la sua giornata chiuso nella sua camera a suonare e che si esprime solo citando brani di canzoni italiane del passato, a dargli la possibilità di rimettersi in gioco e provare ad accantonare l’abisso del rimorso che gli morde la coscienza.
Il romanzo, ben scritto e ben strutturato, conferma le solide qualità narrative del suo autore e offre un affresco realistico sulle dinamiche presenti all’interno degli show musicali italiani, nei quali in nome dello spettacolo si tagliano in una manciata di secondi le speranze di giovani talentuosi. Insieme, il libro affronta in filigrana il tema dell’incomunicabilità generazionale, con adulti che proiettano sui ragazzi la fragilità del loro essere gettati nel mondo alla ricerca di un senso altro, con la difficoltà di dover dire addio per sempre alla perduta giovinezza.

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