Italia

98 migranti in traghetto dalla Grecia, ma l’Italia è solo per pochi

Immigrazione In 98, per lo più siriani e somali, nascosti in due tir. Alcuni hanno tentato la fuga nella notte

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 14 maggio 2014

La stima ufficiale della questura si ferma a quota 98, ma c’è anche chi ne conta qualche decina in più. Tanti sono i migranti sbarcati nel tardo pomeriggio di lunedì al porto di Ancona a bordo del traghetto Cruise Olympia della Minoan Lines, partito dal porto greco di Igoumenitsa. Siriani, per lo più, ma anche somali e altri dalla nazionalità incerta: alla fine sono riusciti a rimanere in Italia appena in otto tra richiedenti asilo, minori e feriti, trasportati con le ambulanze all’ospedale Torrette. A questi va aggiunto chi è riuscito a scavalcare le reti metalliche, dileguandosi poi nella notte.

La tensione è esplosa alle nove di lunedì sera, davanti al varco Da Chio della dogana portuale di Ancona. Durante i controlli di routine, la polizia ha trovato decine di persone nascoste dentro a due tir, ammassate, in preda al panico. Poi qualcuno ha squarciato i teloni dei rimorchi e così è cominciata la fuga generale. Alcuni sono riusciti a superare gli uomini in divisa e a scappare in strada. Altri hanno provato ad aggrapparsi alle cime della nave per poi cercare di saltare sulla banchina, altri ancora, decisamente provati dalle oltre venti ore di viaggio, non avevano le forze nemmeno per cercare di fuggire. Gli autisti dei due mezzi pesanti – uno con il passaporto turco, un altro greco – sono stati arrestati e accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Per tutta la notte la polizia di frontiera marittima ha perlustrato le acque davanti al porto, senza trovare eventuali dispersi, mentre gli uomini della guardia di finanza hanno battuto in lungo e in largo le strade di Ancona alla ricerca dei fuggiaschi.

La Polmare ha trattenuto per ore sulla barca ormeggiata alla banchina 14 i superstiti, per identificarli e capire chi avesse i requisiti per restare e chi, invece, sarebbe stato rimandato verso la Igoumenitsa. Fuori una ventina di attivisti dell’Ambasciata dei Diritti di Ancona urlava forte: «Ask for asylum!» – chiedete asilo politico -, nel tentativo di non far incappare i migranti nelle maglie del Dublino II, che regola gli ingressi in Europa dei rifugiati. Alla fine non c’è stato nulla da fare: chi non si è dichiarato rifugiato, è stato affidato al capitano della Cruise Olympia e rispedito verso la Grecia.

«Il problema – spiega Danilo Burattini dell’Ambasciata dei Diritti – è che chi non richiede formalmente asilo si vede preclusa la possibilità di rimanere qui. Tanti di quelli sbarcati lunedì proveranno a imbarcarsi nuovamente, poi magari ci sarà anche chi riuscirà a fuggire, ma sono colpi di fortuna». Sono mesi ormai che l’Ambasciata chiede l’apertura di un canale umanitario con la Siria per consentire ai migranti di circolare liberamente nei paesi dell’Ue, ma, al momento, non sembrano esserci spiragli in questo senso.

Non è la prima volta, d’altra parte, che il porto di Ancona diventa teatro di situazioni del genere: ad aprile in tredici sono stati trovati nascosti dentro dei sacchi di ghiaia, ammassati nel vano di un camion. La reazione della politica locale è stata, al solito, tremenda, con il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giovanni Zinni che chiedeva di reprimere con maggiore veemenza gli sbarchi, rilanciando pure la bufala su una nuova ondata di Ebola.

«Il porto di Ancona è diventato un fortino dal quale respingere donne e uomini in fuga da fame e guerre», dice Francesco Rubini, consigliere comunale di Sel. «Una storia che si ripete da anni – prosegue – malgrado le ripetute denunce di associazioni e movimenti per i diritti dei migranti. Il mix legislativo italiano ed europeo in tema di immigrazione è repressivo, disumano e inefficace. Occorre ripensare il sistema d’accoglienza, uscendo dalla logica securitaria di questi anni».

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