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In ricordo di Marina Pivetta

«Il partito è maschio, se sarà virile, lo vedremo!». Con questo epitaffio, amaro ed ironico nello stesso tempo, una compagna commentò dal palco l’elezione della Direzione nazionale di Democrazia Proletaria […]

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 31 gennaio 2020

«Il partito è maschio, se sarà virile, lo vedremo!». Con questo epitaffio, amaro ed ironico nello stesso tempo, una compagna commentò dal palco l’elezione della Direzione nazionale di Democrazia Proletaria al termine di un Congresso che aveva eletto pochissime compagne in un organismo formato da decine di persone. Marina Pivetta si è formata e ha vissuto una buona parte del suo impegno politico all’interno della dialettica fotografata dalla battuta sopra riportata. Femminista che aveva scelto la militanza politica in una organizzazione come Democrazia Proletaria – e prima ancora Avanguardia Operaia – in cui la lotta per un socialismo libertario si coniugava – sollevando mille contraddizioni in noi compagni maschi – con la liberazione di genere. Non era una collocazione semplice e Marina la portò avanti con grande forza sia come dirigente politica che come giornalista del Quotidiano dei Lavoratori.

Il giornalismo fu il terreno in cui nella crisi della politica proseguì il suo impegno femminista, a «Radio Donna», a Quotidiano Donna, con la direzione al Paese delle donne in Paese Sera, nel Il Foglio de il Paese delle donne e in tante altre testate ancora. Alla fine anche con il ritorno in Rai. Di Marina ricordiamo la capacità di agire il giornalismo come strumento per la liberazione delle donne e degli oppressi in generale. Un giornalismo poco ideologico e molto attento alla concretezza, perché la liberazione è quella dei soggetti in carne ed ossa e non un universo mitico. Di Marina ci piace ricordare la determinazione che non diventò mai durezza. Determinazione nel sostenere le proprie idee come nel difendere i propri diritti: decennale fu la causa per rivendicare la riassunzione dalla Rai che l’aveva allontanata per motivi politici. Alla fine vinse Marina. Ma Marina non alzava mai la voce: sosteneva il suo punto di vista e argomentava.

Nell’abbracciare Stefano, vogliamo ringraziare Marina per la passione con cui ha camminato su sentieri che sovente si sono intrecciati con quelli che abbiamo percorso anche noi. Cara Marina, la terra ti sia lieve.

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