I Vigili del fuoco hanno finito di scavare nel cantiere che la magistratura ha poi sigillato, ora tocca a Cgil e Uil. Perché, rileva subito Maurizio Landini iniziando a parlare a migliaia di persone assiepate in via Mariti, “questo cantiere è lo specchio dell’economia che sta andando avanti in Italia”. Uno specchio lordo del sangue degli ultimi, quelli che emigrano per cercare un lavoro e mandare i soldi a casa, costretti a subire tutto un campionario di sopraffazioni pur di ottenere una paga che, anche in un cantiere da 35 milioni di euro come quello Esselunga, veniva pagata in parte in nero, come ha rivelato il fratello di una delle cinque vittime della strage operaia. Oppure, come racconta l’imam Izzedin Elzir parlando di tre giovani operai egiziani che da un anno erano impegnati nei lavori, “loro davano metà della busta paga agli ‘intermediari’, quelli che li avevano indirizzati qui”. Ai caporali.
“Adesso basta”, c’è scritto su uno striscione sindacale deposto sotto il piccolo palco da cui si susseguono gli interventi. Tutto attorno, a 360 gradi, una platea di funzionari, delegati e iscritti ai due sindacati frammista a fiorentini e fiorentine di ogni età, molti con un garofano bianco in mano. Agli striscioni delle categorie di Cgil e Uil, non solo degli edili e dei metalmeccanici ma anche del commercio e della funzione pubblica, si aggiungono alcune Rsu come quella dell’Esselunga, con lavoratrici e lavoratori che indossano una tuta bianca a simboleggiare gli omicidi sul lavoro. “E’ colpa di questa società malata, disumana”, dice uno di loro. E non può mancare, tra la folla, lo striscione dell’indomito Collettivo di Fabbrica Gkn.
Da una terrazza di un condominio affacciato sull’enorme cantiere viene srotolato lo striscione “Sicurezza, il cuore del lavoro”. Ma quale sicurezza puù esserci, ascoltando gli interventi dei delegati e dei lavoratori, quasi tutti immigrati, che anticipano le conclusioni dei segretari generali di Uil e Cgil, Pierpaolo Bombardieri e Landini? “Quando sono arrivato in Italia eravamo carne da macello – racconta un edile albanese oggi felicemente integrato – ora la carne da macello sono quelli che fuggono dalla guerra, dalla fame e dalla miseria. I nordafricani, i nigeriani, gli afgani, i georgiani”.
Anche i romeni, come uno degli operai che si è salvato per un pelo: “Quella mattina abbiamo detto al nostro responsabile che sarebbe stato meglio aspettare un giorno prima di lavorare al piano terra – ricorda – visto che sopra c’erano altri che stavano preparando una gettata. Mi ha risposto: ‘Cosa dici! Qui si lavora, e se non ti va bene stasera prendi i tuoi documenti e te ne vai’. Eppure stavamo facendo un lavoro di due anni in sei mesi, ma ci dicevano che eravamo in ritardo”. Infatti, racconta ancora Izzedin Elzir ai lati del palco, “i ragazzi mi hanno spiegato che stavano assumendo altri lavoratori, perché non ce la facevano con i tempi”.
“In tre giorni non abbiamo sentito una sola parola da parte delle associazioni datoriali – segnala Bombardieri – vorremo sapere se non solo hanno preso coscienza ma anche se a loro sta bene questa situazione, Se chiedono di cambiare delle cose, perché molti accordi che abbiamo fatto con loro hanno prodotto degli effetti. Ma in questo momento non li abbiamo proprio sentiti fiatare. Magari dicessero qualcosa, dicessero se c’è qualcosa da fare”.
Perché da fare c’è tanto, prosegue Landini: “Si deve intervenire dove non si è fatto, cambiando quelle leggi balorde che sono state fatte. Il subappalto a cascata va cancellato, bisogna introdurre la patente a punti, bisogna estendere il diritto alla formazione e alla prevenzione, bisogna aumentare le assunzioni degli ispettori e anche dei servizi di medicina del lavoro, e bisogna estendere agli appalti privati le regole di quelli pubblici”.
“Infine va cancellata la Bossi-Fini – chiude il segretario generale della Cgil – perché i migranti non possono solo essere sfruttati. Bisogna cancellare quelle leggi che li mettono in condizione, sotto ricatto, di dover lavorare in certe condizioni. Altro che chiudere le frontiere, qui bisogna aprire gli occhi e colpire quelli che sfruttano le persone, perché quando c’è il lavoro nero e lo sfruttamento vuol dire che ci sono imprenditori che sfruttano. E lo mettono in quel posto a chi vuole fare seriamente impresa, rispettando le leggi, le regole e investendo sul lavoro”.