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In manette il partito neonazi

In manette il partito neonaziIl leader di Alba Dorata Nikos Michaloliakos

Grecia Decapitata Alba Dorata. 20 arresti, in carcere anche il leader Nikos Mixaloliakos. Anche la polizia nel mirino

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 29 settembre 2013

Le notizie non solo sempre cattive, anche se provengono dalla Grecia. Il führer del neonazismo greco, Nikos Mixaloliakos, i deputati picchiatori Ilias Kassidiaris, Giannis Lagos e Nikos Mixos, e altri 15 tra parlamentari ed esponenti tra i più in vista del partito Alba Dorata sono finiti in manette con l’accusa di associazione a delinquere. Chiederanno i cinque giorni previsti dalla legge per fare la loro deposizione e rispondere alle accuse, scritte in nove pagine dalla magistratura, che descrivono la struttura dell’associazione criminale, «ricalcata sulle strutture di comando naziste», responsabile di omicidio, aggressioni fisiche e racket a fine estorsivo.
L’operazione del corpo antiterrorismo della polizia e della Digos greca è scattata alle prime luci della mattina di ieri, dopo il via libera dei ministri degli Interni e della Giustizia. E già in queste ore il numero degli arresti potrebbe salire a 36, tanti sono i mandati emessi, visto che molti capi neonazisti e i loro seguaci si sono dati alla macchia. Tra i ricercati anche il «numero due» del partito, il deputato Christos Pappas.
Il leader Mixaloliakos probabilmente aveva annusato l’aria, o era stato avvertito. Le sue ultime ore di libertà, poco prima che il corpo antiterrorismo, la Digos e la polizia della camera facessero irruzione nei suoi uffici in parlamento, le ha dedicate a garantire i fondi al movimento in vista del congelamento dei conti correnti di Alba Dorata derivati dal finanziamento pubblico. Il deputato picchiatore Ilias Panagiotaros si è invece costituito platealmente alla direzione della polizia di Atene Gada con un avvertimento consegnato ai giornalisti presenti: «La gente continuerà a esaltare Alba Dorata, con il suo o con un l’altro nome». Un monito che mette in guardia sulla possibile mutazione o clonazione del serpente neonazista. Anche il deputato Giorgos Germenis si è costituito con dichiarazione alla stampa: «Per arrestarci hanno fatto fuori tutta la direzione della polizia e dei servizi segreti».
I fatti sfortunatamente gli danno ragione. Qualche ora prima si era infatti dimesso il direttore del controspionaggio greco (Eyp) Dimos Kouzilos, a capo del più prestigioso ramo dei servizi segreti e responsabile del dossier Alba Dorata. Si dice che potrebbe avere una relazione di parentela con il deputato di Alba Dorata che porta lo stesso cognome. Un altro suo ufficiale dell’Eyp se n’è precipitosamente andato mentre qualche giorno fa si erano allontanati alti dirigenti della polizia. Tra loro spicca il nome di Ioannis Dimopoulos, già capo della direzione dell’Eyp di Kouzilos, in predicato di assumere il commando della polizia greca Elas.
L’inchiesta che coinvolge le forze armate greche è pesantissima: cattivi maestri delle forze speciali avrebbero addestrato le formazioni paramilitari di Alba Dorata. Dal quartier generale si difendono ribattendo che i membri dei corpi speciali in funzione sono estranei alla vicenda.
Con l’ok del governo, la magistratura greca ha potuto procedere avvalendosi dell’articolo 62 della Costituzione che consente l’arresto, l’azione giudiziaria e la carcerazione di un deputato per i reati che prevedono la direttissima, senza passare per la revoca dell’immunità parlamentare. L’associazione a delinquere è uno di questi. È un grave crimine, non si prescrive, e permette l’emissione di mandati di arresto anche per i deputati senza previa autorizzazione del Parlamento.
Dietro al blitz contro Alba Dorata non ci sono solo i calcoli politici del premier Antonis Samaras e del suo vice Evangelos Venizelos, che preparano un arrembaggio agli elettori di ultra destra in vista di elezioni anticipate, o il tentativo di dare l’immagine di una Grecia più democratica proprio mentre si avvicina il suo turno alla presidenza europea, o le pressioni dell’Europa sulle preoccupanti connivenze del governo con i neonazisti. È stato l’assassinio di Pavlos Fyssas, il rapper antifascista conosciuto KillahP, avvenuto il 17 settembre per mano del militante neo-nazista Georgos Roupakias, e la rabbia che ne è scatenata a cambiare le carte in tavola. L’omicidio commesso dal militante di Alba Dorata ha aizzato la rivolta democratica in tutto il paese. Una nuova miccia, come quella esplosa in seguito all’uccisione di Alexis Grigoropoulos, il quindicenne anarchico freddato dalla polizia di Atene nel 2008, era pronta a incendiare le strade. Questa volta per fino le televisioni private degli armatori, dei costruttori e del banchieri, finora compiacenti con Alba Dorata, si sono scatenate contro il mostro che hanno alimentato per anni.
Per il governo, che si affretta a dichiarare «Non c’è il rischio di destabilizzazione», non c’era altra scelta all’orizzonte.

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