In Lunigiana case lager per ragazzi disagiati
Inchieste La procura di Massa e gli investigatori dell'Arma aprono un vaso di Pandora che coinvolge anche la politica, fra gli otto arrestati il sindaco di Villafranca in Lunigiana, sotto accusa anche il presidente del Consiglio comunale di Massa. Nelle "Case di accoglienza" della coop Serinpar cibo scarso e scadente, giacigli per dormire e vessazioni fisiche sui giovanissimi ospiti.
Inchieste La procura di Massa e gli investigatori dell'Arma aprono un vaso di Pandora che coinvolge anche la politica, fra gli otto arrestati il sindaco di Villafranca in Lunigiana, sotto accusa anche il presidente del Consiglio comunale di Massa. Nelle "Case di accoglienza" della coop Serinpar cibo scarso e scadente, giacigli per dormire e vessazioni fisiche sui giovanissimi ospiti.
Si occupava di minorenni in difficoltà la coop Serinper, figli e figlie di detenuti o di genitori che li avevano abbandonati. Anche giovanissimi migranti, e perfino intere famiglie in condizioni di estremo bisogno. Sulla carta offriva loro un tetto sulla testa, due pasti caldi al giorno e la possibilità di un reinserimento nella vita sociale. Invece, dopo le denuncia di alcuni ex dipendenti della coop, i carabinieri si sono trovati davanti a “gravissime violazioni degli standard minimi richiesti”. In altre parole, nel linguaggio asettico degli investigatori e della pm Alessia Iacopini che li ha coordinati, “cibo di scarsa qualità e in quantità insufficienti”; “condizioni igienico-sanitarie inadeguate e senza assistenza di personale qualificato”; “far dormire i minori in giacigli di fortuna, e vessarli con continue minacce e sottoporli a manovre di costrizione fisica denominati `contenimento´”. Poi, in caso di ulteriori proteste, “gli utenti in condizioni di debolezza, impossibilitati a ribellarsi, erano esplicitamente minacciati di ritorsioni” se avessero denunciato quanto accadeva.
Di fronte a questo scenario indegno, che andava avanti da anni nelle numerose “Case di accoglienza” della cooperativa e delle società collegate, la giudice delle indagini preliminari Marta Baldasseroni non ha avuto remore ad arrestare i responsabili della Serinper – Alessio Zoppi, Enrico Benassi e Tamara Pucciarelli- e chi li proteggeva. Provocando un terremoto anche politico, visto che ai domiciliari sono finiti fra gli altri il sindaco di Villafranca in Lunigiana, Filippo Bellesi; la responsabile del Centro affidi dei servizi sociali per il Comune di Massa, Paola Giusti; Rosanna Vallelonga, responsabile della commissione multidisciplinare Asl del distretto della Lunigiana e direttrice della locale Società della salute; il dipendente pubblico Mauro Marcelli, ex responsabile dell’ufficio Suap dei Comuni della Lunigiana; infine Rosa Russo, per anni giudice onorario al Tribunale dei minori di Firenze.
Coinvolti ma senza custodia cautelare altri personaggi di rilievo della vita politica di Massa e della Lunigiana. A partire dal presidente del Consiglio comunale del capoluogo Stefano Benedetti, e dal consigliere comunale di Montignoso, Marino Petracci. Accusati entrambi di traffico di influenze illecite, perché si sarebbero attivati in favore della Serinper, il primo in cambio di assunzioni di persone da lui segnalate, Petracci per quella della moglie. In una inchiesta che sul fronte politico riguarda in massima parte esponenti di destra, in un comprensorio dove la Lega esprime il sindaco massese Persiani (estraneo alle indagini) e molti “civici” come l’arrestato Bellesi, c’è anche un piccolo spazio per il centrosinistra: il sindaco di Montignoso, Gianni Lorenzetti, è indagato perché, in sostanza, di fronte a un presunto abuso edilizio in una delle strutture gestite dalla Serinper, invece di attivare subito la Polizia municipale avrebbe solo fatto la voce grossa con la coop, chiedendole di mettersi al più presto in regola.
Il “collaudato sistema” messo in piedi assicurava denaro e posti di lavoro per parenti e amici dei funzionari pubblici, tra cui quelli addetti al controllo del settore, e di coloro che per qualche ragione erano giudicati “utili alla causa”. Quanto ai soldi, della collettività, i carabinieri hanno puntualizzato che la sola coop Serinper, “che nel 2011 aveva dichiarato redditi per circa 200mila euro, nel 2017 ha portato i propri ricavi a 2.740.000, aumentandoli così di circa tredici volte”. Sulla pelle di ragazzini bisognosi di aiuto.
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