«In Italia viaggia su gomma il materiale infiammabile e i controlli sono scarsi»
Intervista a Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente «Un paese lungimirante avrebbe spostato su ferro o via mare queste attività»
Intervista a Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente «Un paese lungimirante avrebbe spostato su ferro o via mare queste attività»
L’autocisterna che ha innescato l’incidente a catena di Bologna trasportava Gpl. Le Ferrovie dello stato coprono appena il 7% del trasporto merci, su gomma va oltre il 90%. Ogni giorno circolano su strade e autostrade italiane 6,5 milioni di tir. Siamo il paese con le auto e soprattutto i camion tra i più vecchi d’Europa, quasi 20 anni di età media. Per essere competitivi, i trasportatori sono costretti ad accelerare i tempi di percorrenza, magari con mezzi sovraccarichi, il tutto a discapito della sicurezza. Il risultato è un sistema a rischio che aumenta l’inquinamento sulle nostre strade. «È ormai necessario cambiare radicalmente paradigma» spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente.
Zanchini, cosa si dovrebbe fare per la sicurezza?
Su gomma in Italia viaggia la maggior parte delle scorte di materiale infiammabile come benzina, diesel o Gpl per muovere le auto ma anche per riscaldare le case dove non arriva il metano. I controlli sulla sicurezza sono molto scarsi. Un paese lungimirante avrebbe spostato su ferro o via mare questo tipo di attività. È vero che nel 2009 nella stazione di Viareggio ci fu un disastro gravissimo ma resta il fatto che il treno è molto più sicuro. Per distanze maggiori di 100, 200 chilometri si dovrebbe sempre preferire il treno o la nave.
L’incidente ha innescato un rogo domato dopo due ore, un’enorme nube nera si è sprigionata. Quali effetti ci sono per la qualità dell’aria?
Nelle città italiane si concentra la maggior quantità di inquinamento. Dal report Mal’aria 2018 di Legambiente emerge che, nel 2017, in 39 capoluoghi di provincia è stato superato, almeno in una stazione ufficiale di monitoraggio, il limite annuale di 35 giorni per le polveri sottili con una media giornaliera superiore a 50 microgrammi/metro cubo. Su questo dato si innesca il problema Pianura Padana, la zona con la peggiore aria del paese. Questo perché è stata selvaggiamente urbanizzata, non c’è soluzione di continuità tra un insediamento urbano e l’altro o tra zone industriali. Quasi tutti i comuni della Pianura Padana hanno superato abbondantemente i limiti annui, l’85% delle centraline hanno rilevato nel 2017 concentrazioni oltre il consentito. Su questa situazione critica si innesca l’incidente ma per valutare gli effetti specifici bisogna attendere le nuove rilevazioni.
Ci sono elementi che si possono valutare nell’immediato?
Dai primi dati che sono emersi, sembrerebbe che nell’incidente con l’autocisterna carica di Gpl sia stato coinvolto un camion che trasportava bombole del gas. Inoltre le fiamme hanno raggiunto alcune concessionarie d’automobili che erano in zona. Questo però non è sufficiente per fare una valutazione esatta sulla conseguenze del rogo.
Sicurezza e calo dell’inquinamento sono temi che si intrecciano, siamo in ritardo su entrambi
Bisogna scegliere una strada e dare continuità. Invece abbiamo finanziato le colonnine per la mobilità elettrica ma non abbiamo effettuato gli investimenti, lasciando i fondi non utilizzati. Ci facciamo multare dall’Ue per la pessima qualità dell’aria quando dovremmo essere i primi a preoccuparci della salute della popolazione. Ci sono molti esempi in Europa di città che hanno abbandonato il trasporto privato a favore di metro, tram e ciclabili, mezzi economici e sostenibili. Città che hanno scelto l’elettrico con risultati evidenti. Persone e merci devono abbandonare la gomma.
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