Cultura

In fuga per cacciare la solitudine

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EverTeen «Fake», un romanzo di Adriana Merenda, per Piemme editore. L'adolescenza vissuta sui social network fino ad una reale scomparsa

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 27 settembre 2014

Marcella ama flirtare, lo fa per cercare un po’ di sicurezza, per far pace con quel corpo che cambia in fretta e non corrisponde più alla spensieratezza delle corse nei prati che la impegnavano da bambina. Flirta sì, ma in maniera protetta, con una falsa identità, un fake sul social network che la nasconde da indiscreti e indagatori sguardi diretti. D’altronde, odia i diari segreti e invece impiega gran parte del suo tempo a inventare codici misteriosi con i suoi compagni di avventura aerei e incorporei. Lì, in rete, si chiama come la sua migliore amica, Giada. È a lei che ha rubato sentimenti, modi di essere, vezzi e passioni. Attraverso gli occhi della compagna di scuola, si riversa nel mondo, tentando di mimare il medesimo stupore.
Anche l’ultimo che che tesse la ragnatela con Marcella/Giada ha un nickname: si chiama Skipper e manifesta la stessa passione per il gioco virtuale. Che però a un certo punto di interrompe: Skipper diventa reale, entra nella vita di Marcella e lo fa in maniera violenta, scombussolando tutto il suo mondo di adolescente di buona famiglia. Certo, poteva capitare che si svegliasse con le occhiaie, stanca ancor prima di alzarsi dal letto perché il computer l’aveva fagocitata in esistenze parallele, ma in fondo, a scuola andava bene e a casa non aveva mai creato molti problemi, se si esclude quel mutismo tipico dei teenager, incavolati con tutti gli «adulti» solo perché intralciano pensieri e fanno domande stupide.
Ma il web è un bosco tentacolare, spesso buio, dove non sempre si indovinano i contorni delle ombre. Così Skipper arriva. Marcella ne è nauseata e, dopo aver subìto un attacco sessuale non andato a segno, sentendosi sporca e psicologicamente provata, decide di non rientrare a casa. È spaventata e la bambina sepolta in lei prende il sopravvento. Comincia così il suo vagabondaggio fra periferie, treni e case di sconosciuti, lasciando con il fiato sospeso genitori, sorella e amici.
Fake dell’autrice siciliana Adriana Merenda (pp.272, euro 15, Piemme) affronta il tema-cardine della generazione «app», quei ragazzi iperconnessi – ipod, tablet, Facebook, Twitter, ask.fm – che perdono il contatto con se stessi e con i loro simili. Fino al baratro della solitudine. La fuga di Marcella allora diventa la metafora dell’esclusione, una potente immagine di quell’età incerta che non elargisce confini né appoggi. Solo un mare di dubbi.
Sulla sua strada, infatti, Marcella/Giada, più che mostri pedofili, incontrerà altri ragazzi come lei smarriti, persi nella malinconia della precarietà (Mukhtaar il venditore ambulante, Bruno con il suo cane Pit, Cesare figlio unico in cerca spasmodica di compagnia). Monadi umane che si attraggono mentre, spaesati, vagano alla ricerca di sé.

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