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«In Fiat operai spremuti al 98% Marchionne accorci l’orario»

«In Fiat operai spremuti al 98% Marchionne accorci l’orario»Sergio Marchionne

In un discorso di Landini che si rispetti, una stoccata a Sergio Marchionne, l’eterno rivale (oggi forse scalzato da Renzi), non può mai mancare: «Ho fatto il conto – dice […]

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 28 febbraio 2015
Antonio SciottoINVIATO A CERVIA

In un discorso di Landini che si rispetti, una stoccata a Sergio Marchionne, l’eterno rivale (oggi forse scalzato da Renzi), non può mai mancare: «Ho fatto il conto – dice il segretario Fiom – Con le mille assunzioni annunciate a Melfi, se calcoliamo 8 mila euro di incentivi ciascuna per tre anni, vengono fuori parecchi milioni. Ma Marchionne non aveva detto di non volere più aiuti pubblici? E quelli non sono tutti soldi nostri?». Una battuta, per introdurre un argomento che però resta molto serio, quello del futuro degli stabilimenti (e dei lavoratori) Fiat, oggi Fca.

«Dal 2009 abbiamo avuto diversi piani, e soprattutto si sono persi 5 mila posti nel gruppo. Adesso è un bene che ci siano nuovi prodotti, che con l’euro debole e il prezzo del petrolio basso si possa ripartire – concede Landini – ma se a Pomigliano non affianchiamo un altro modello alla Panda, sarà dura far rientrare quei duemila operai che oggi non lavorano».

«Ma soprattutto – incalza il leader delle tute blu Cgil – ci dobbiamo chiedere: come si lavora oggi in Fiat? Perché è un tema che sembra cancellato dai nostri discorsi. Negli accordi sulle linee di montaggio del 1971, la saturazione di un operaio era dell’84%. Per capirci, su un minuto doveva lavorare 50 secondi. Oggi siamo al 98%, cioè su un minuto devi lavorare 58-59 secondi. E se lo moltiplico per 8 ore, per sei giorni e a volte anche sette, scopro insomma che cinquemila persone di ieri oggi lavorano in realtà per 5150. Tutto questo per dire che forse ci sono i margini per pensare a un nuovo modello organizzativo, come quello che già abbiamo realizzato in importanti intese alla Carraro, alla Lamborghini, alla Ducati di Volkswagen. Aziende dove la Fiom ha la maggioranza, firma i contratti e li fa votare a tutti i lavoratori, senza escludere nessuno».

Quello a cui pensa Landini è una riduzione degli orari, realizzata appunto in quegli altri gruppi che ha citato, per aumentare l’occupazione: facendo così rientrare i cassintegrati Fiat, e magari incrementare i nuovi assunti. «Se invece di 40 ore ne faccio 32, visto che ormai siamo su 20 o 21 turni, e si fa pure la domenica, a Melfi potrei arrivare ad assumere 1.500 persone invece delle mille annunciate».

Infine, un messaggio il segretario Fiom lo manda a Federmeccanica, e a Fim e Uilm: «Siamo al rinnovo dei metalmeccanici, ma non vanno bene le richieste di Confindustria, che vorrebbe estendere il modello Fiat a tutti, dicendo che si deve poter scegliere tra contratto nazionale e aziendale. Assurdo anche chiedere indietro gli aumenti ai lavoratori, come hanno fatto gli industriali chimici con il pretesto della deflazione». Landini apprezza le recenti aperture della Uilm a trovare un territorio comune, e la invita con la Fim a un confronto.

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