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In ecologia non sono possibili le scorciatoie

Clima Zingaretti (e per lui la “nuova” sinistra che verrà) ha scritto una lettera di solidarietà a Greta e poi è corso a Torino a manifestare una uguale solidarietà con il Tav. Ecco un esempio di come, nel “migliore” dei modi, i grandi hanno recepito il messaggio di Greta; in una parola ignorandolo, perché la realpolitik ancora una volta recita: abbiamo problemi più urgenti, poi ci occuperemo anche del pianeta. Quando, dicono i ragazzi scesi in piazza in tutto il mondo, sarà ormai troppo tardi

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 19 marzo 2019

Ad affermare quello che ormai è sotto gli occhi di tutti non poteva che essere una adolescente perché i “grandi” sono in tutt’altre faccende affaccendati. La crisi ambientale è certificata da tutti, dagli scienziati e dai meteorologi. A parte qualche persona ignorante o in malafede, anche quelli che vorrebbero non riconoscerla sono stati smascherati dall’ azione esemplare della ragazzina norvegese.

E’ vero ci sono ancora i negazionisti, i terrapiattisti, i tolomeici e i creazionisti americani, con buona pace di Darwin. Ma, a smentirli clamorosamente (purtroppo) ci sono gli eventi atmosferici sempre più estremi, lo scioglimento delle calotte polari, la siccità di interi territori e le estati sempre più calde causa di danni ingentissimi, grandi migrazioni e guerre. Perché molte delle guerre di questa contemporaneità sono per l’acqua, per la scarsità di terre fertili; così come gli immigrati, con buona pace di Salvini, sono in ultima analisi, migranti ambientali.

Poi, in ultimo, vengono i tecnologi, coloro che hanno una fede inossidabile nel fatto che la tecnologia saprà risolvere ogni situazione. A costoro bisognerebbe ricordare come ogni innovazione tecnica, seppure risolve il problema per il quale è stata inventata, ne crea altri e più irrisolvibili. Ce lo ha insegnato per prima, nel 1962, Rachel Carson, nel suo libro Primavera silenziosa, a proposito del Ddt, che uccideva efficacemente le mosche ma provocava, altrettanto efficacemente il cancro.

Per costoro bastano un po’ di inceneritori per risolvere il problema dei rifiuti, qualche auto elettrica per diminuire il livello di anidride carbonica (nelle sole città, naturalmente), qualche impianto fotovoltaico montato sul terrazzo di casa e così via. Ce la siamo sempre cavata e ora perché tutto questo ingiustificato allarmismo che mina le solide basi del nostro Progresso e Benessere? Anche i dinosauri “ragionavano” così; loro questo pianeta lo hanno abitato per 160 milioni di anni e perché mai avrebbero dovuto temere per la loro sorte? Il loro destino fu invece segnato dalla loro incompatibilità : erano diventati ecologicamente insostenibili.

Il problema è che in ecologia non esistono scorciatoie. Non è un motto filosofico ma una lezione severa che ci viene dal Secondo Principio della termodinamica: ad ogni trasformazione energetica il contenuto di energia libera ancora trasformabile diminuisce inesorabilmente. Dunque, in sintesi, più ci muoviamo, più trasformiamo, meno energia utile rimane a nostra disposizione e non c’è nessun ritrovato tecnologico che può ingannare questo principio della fisica, che è anche alla base del vivente.

Ora c’è il boom dell’auto elettrica, dell’ibrido, ma dovremmo chiederci da dove proviene questa energia elettrica che dovrebbe muovere i motori delle nuove auto. L’energia elettrica non esiste in natura, non ci sono miniere da cui si possa estrarre. Essa proviene da una trasformazione e, dunque, per la maggior parte, dalla combustione dei fossili.

Molti milioni di anni fa le grandi foreste sottrassero quantità enormi di anidride carbonica dall’atmosfera portando la composizione di quest’ultima ai livelli attuali, ovvero compatibili con lo sviluppo della vita. Quei “rifiuti” sottratti furono (sapientemente potremmo dire in senso metaforico) nascosti sotto le viscere della terra. Ora noi, specie arrogante, mossa da una hybris infinita, trivellando e scavando, stiamo riportando quei rifiuti (petrolio, gas naturale) alla luce e, immettendoli nell’atmosfera (ovvero invertendo il ciclo), ripristiniamo quelle condizioni che impedivano lo sviluppo della vita. Da qui quello che si chiama effetto serra, ovvero l’incremento di concentrazione dei gas che impediscono ai raggi infrarossi di uscire dalla biosfera aumentando così la temperatura del pianeta.

Zingaretti (e per lui la “nuova” sinistra che verrà) ha scritto una lettera di solidarietà a Greta e poi è corso a Torino a manifestare una uguale solidarietà con il Tav. Ecco un esempio di come, nel “migliore” dei modi, i grandi hanno recepito il messaggio di Greta; in una parola ignorandolo, perché la realpolitik ancora una volta recita: lasciateci lavorare, abbiamo problemi più urgenti, l’economia non si può fermare, poi ci occuperemo anche del pianeta, non dovete metterci fretta! Quando, dicono i ragazzi scesi in piazza in tutto il mondo, sarà ormai troppo tardi.

 

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