Visioni

In direzione ostinata e contraria

In direzione ostinata e contrariala copertina del disco Mala Testa di Alessio Lega

Intervista Alessio Lega, cantautore vincitore del premio Tenco 2004, torna con il disco Mala Testa

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 27 aprile 2013

Ci sono molti buoni motivi per amare le canzoni di Alessio Lega, piccolo principe libero e libertario di Lecce in perenne residenza meneghina, che a dispetto della Madunina e del cielo bigio ad oltranza per fortuna mantiene qualche vocale aperta del tacco d’Italia nell’eloquio e nelle parole cantate. I buoni motivi sono che, parafrasando il titolo del suo disco del 2004, Targa Tenco quale migliore opera prima tutte le sue canzoni sono altissimo artigianato di Resistenza e amore. Una caccia continua, in direzione ostinata e contraria, per dirla con le parole del suo amato De André, a fare il contropelo alla storia. A scovarne tra le pieghe secche chi non è stato al gioco, chi s’è messo di traverso e ha detto uno o un milione di «no», sedendosi dalla parte del torto. Ha pronto un nuovo disco di canzoni a lungo meditate e finalmente riunite, Mala Testa. Il motivo in più d’amore è che l’album si apre con un’ouverture per il «nostro» indimenticabile Dino Frisullo, uno che di direzioni ostinate e contrarie, come Vik Arrigoni, aveva fatto ragione di vita: «Un pallino che ho sempre avuto: i vivi che si portano dietro i morti, la memoria del futuro, la memoria viva. Insomma fare incontrare tutti nell’unico spazio che ci è dato di gestire: la narrazione. Che non è un cimitero, è una festa, una laica celebrazione. Un rosario rivoluzionario. Parlare con la gente, parlare coi libri, parlare con le canzoni degli altri, con i loro spettacoli: le risposte arrivano dappertutto, io provo – chitarra alla mano – a ritrovare le domande».

Il disco è articolato, curiosamente, in tre sezioni: tornare a bomba, romanzo di formazione, le storie cantate
Un disco è una cosa inutile, un prodotto sorpassato. Nella mia testa quindi prende la forma di un libro, procedendo per capitoli. Ma è solo una proposta di lettura. Nella versione in vinile il medesimo disco – con una scaletta leggermente diversa – è ripartito in due capitoli, lato a: canzoni da amare, lato b: canzoni dal mare.

Alessio Lega adesso è un quarantenne, che può permettersi di infilare in un disco una citazione diretta da un coro di mondine. I ventenni di adesso potrebbero raccogliere questo testimone? Ce ne sono?

A frotte, a caterve: non per essere inopinatamente ottimisti – ma proprio perché era la mia generazione quella della perdita della memoria, dei dialetti, dell’identità. Oggi c’è tutta una nuova generazione che frequenta corali di canto popolare, che anima le feste del folk, che partecipa alle iniziative dell’Anpi…piuttosto siamo noi che abbiamo «resistito», che ci sentiamo come degli «zii anarchici» fieri di aver serbato i nostri canti attraverso una strada buia.Più raro è invece trovare nuovi autori che tengano in equilibrio personale e sociale

La scoperta di Milano nel nuovo disco finisce per essere, involontariamente, anche un regalo di parole per Jannacci. Lo frequentavi? Che posto hanno le sue canzoni nel tuo canzoniere privato?

Hai visto giusto: la canzone era un esplicito omaggio a Jannacci, un omaggio vivo a una persona viva, in una città che invece è – nonostante tutto – sull’orlo del precipizio. Ho conosciuto Jannacci, ma non l’ho frequentato, però ho frequentato moltissimo le sue canzoni, che sono il dizionario dal quale ho attinto le parole per scrivere una canto d’amore a questa città impossibile.

Paolo Pietrangeli e Ascanio Celestini nel disco. Di certo non per la moda dell’ «ospite»…

Detesto il concetto di featuring, l’ospite chiamato a impreziosire un disco. Quindi Paolo e Ascanio sono parte integrante del mio suono, un rapporto non sporadico, ciò che si sente è solo minuscolo frammento. Paolo è la voce stentorea di un poeta che si fa cantore generazionale. Però è anche una voce piena di ironia, per un brano, Canzoni da amare che vuol essere un manifesto e anche un gioco. Ascanio Celestini è il più grande cantastorie/narratore che abbiamo, uno che, pur molto conosciuto, non rinuncia affatto a un’oncia del suo grande potenziale rivoluzionario.

Mala Testa è illustrato da un fumettista, Matteo Fenoglio, autore di toste Graphic Novel…
Ancora più che dal mio passato di disegnatore di fumetti, l’idea di collaborare con Matteo Fenoglio è suggerita dal tono di cantastorie del mio disco: come loro avevano i cartelli dipinti, così anch’io ho voluto questa sorta di immaginario parallelo.

Banalmente, sei soddisfatto di come è venuto fuori il lavoro finale?

Non si può essere soddisfatti di un disco, come non si può essere soddisfatti di una fotografia: un disco è un laboratorio fermato a un dato momento, la sua virtù è quella di continuare a gorgogliare come una pentola sul fuoco. Trovo che Mala Testa sia un ottimo utensile, vediamo a chi potrà tornare utile.

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